Come previsto dal nuovo piano di gestione dei rifiuti
L'Emilia-Romagna vuole chiudere le discariche ma non gli inceneritori
Occorre invece chiudere tutti gli inceneritori, a partire da quello di Forlì

Dal corrispondente dell'Emilia-Romagna
Nel nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica delle aree inquinate 2022-2027, adottato e in fase di approvazione entro il mese di luglio, dalla giunta regionale dell'Emilia-Romagna del PD Stefano Bonaccini, viene fissato l'importante obiettivo di chiudere entro 5 anni tutte le discariche esistenti, tranne quella di Finale Emilia, lo stop alla pianificazione di nuove discariche per i rifiuti urbani indifferenziati, ma anche il mantenimento di “solo 2 impianti meccanici” a Parma e Carpi ma soprattutto degli inceneritori, chiamati demagogicamente “termovalorizzatori”, a Piacenza, Parma, Modena, Granarolo, Ferrara, Forlì e Coriano.
Alla richiesta delle associazioni ambientaliste di chiudere subito un inceneritore tra Piacenza e Forlì, e 5 entro il 2027, l'assessore all'ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile dell'Emilia-Romagna la PD Irene Priolo ha risposto che “è impossibile spegnere cinque impianti altrimenti dovremo realizzare più discariche, che sono molto più inquinanti”, il che la dice lunga sul valore dato dall'amministrazione regionale al riciclo e al riutilizzo dei rifiuti, risposta che mal si sposa poi con l'obiettivo di raggiungere l'80% di raccolta differenziata al 2025, e il mantenimento di questo valore anche per le annualità 2026 e 2027, perché a cosa serve ridurre il rifiuto indifferenziato se poi i rifiuti vanno comunque a finire negli inceneritori, che per rimanere attivi devono appunto bruciare rifiuti, altrimenti addio profitto.
Un caso emblematico è quello di Forlì, dove dalle 54.805 tonnellate di secco prodotto nel comprensorio e da incenerire del 2018 si è passati alle 13.457 con una differenziata all’82%, quindi già oltre l'80% previsto nel 2025 in tutta la Regione, e nonostante questo è stata mantenuta la potenzialità dell'inceneritore di bruciare al massimo delle possibilità, cioè 120.000 tonnellate di rifiuti all'anno, che giungono quindi da fuori Forlì e probabilmente anche da fuori Regione.
E qui inizia il “teatrino” dei politicanti borghesi che si rimpallano demagogicamente le responsabilità, col PD che accusa l'attuale giunta forlivese di “centro-destra” perché “al momento di presentare le proprie osservazioni, il Comune di Forlì ha annacquato le sue richieste modificando l’obiettivo: non più spegnimento dell’impianto al 2027, ma un generico intendimento ad azzerare completamente il conferimento dei rifiuti urbani, in un breve termine ragionevole”, tradendo “il mandato ricevuto dal consiglio comunale con la mozione condivisa e approvata quasi all’unanimità a luglio 2021 e che richiedeva alla Regione la completa cancellazione dello smaltimento dei rifiuti attraverso l’impianto entro il termine di vigenza del nuovo piano regionale”, quindi il 2027; omettendo tra l'altro che la mancata unanimità del mandato in questione fu causata dalla lista civica del candidato sindaco del PD Giorgio Calderoni alle ultime elezioni comunali, che si astenne, e “rilanciando” la propria azione finalizzata ad introdurre nel piano regionale dei rifiuti “strumenti e momenti di verifica periodici dei rifiuti prodotti per monitorare con più accuratezza e flessibilità il raggiungimento e l’attuazione del piano”. Quindi ancora una volta senza mettere nero su bianco alcuna data entro la quale chiudere l'inceneritore di Forlì, territorio sul quale è bene ricordare gravano ben 2 inceneritori, quello di rifiuti e quello di rifiuti speciali ospedalieri.
Per ultimo, ma non per importanza, a governare la Regione e mantenere aperti gli inceneritori è lo stesso partito che a Forlì rimprovera alla destra di non aver fatto abbastanza per chiuderli. D'altra parte l'assessore all'Ambiente del Comune di Forlì Giuseppe Petetta risponde che “già avevamo richiesto alla Regione di dare più dei 30 giorni concessi per le osservazioni al piano e questa ci è stata bocciata, poi la mozione presentata a novembre dal consigliere Massimiliano Pompignoli e che replicava fedelmente quella approvata in Consiglio, è stata respinta: se avessimo replicato alla lettera la richiesta, questa sarebbe stata ritenuta inammissibile in quanto già bocciata”.
Insomma la borghesia di destra e di “sinistra” si rimpalla le responsabilità e a conti fatti a rimetterci sono ancora una volta la masse lavoratrici e popolari dell'Emilia-Romagna sulle cui teste continuano a cadere i residui dei rifiuti bruciati dagli inceneritori, e in particolare sulle teste dei forlivesi nonostante gli sforzi per differenziare i rifiuti e le promesse di arrivare a chiudere l'inceneritore di Forlì!

25 maggio 2022