Scheda
L'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO), una Nato dell'Est

 
L’origine dell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO) costituita nel 2002 è il precedente Trattato di sicurezza collettiva (CST), l'alleanza militare definita nel 1992 tra alcuni paesi dei 15 membri della Comunità degli stati indipendenti (CSI) nata dalla dissoluzione dell'URSS socialimperialista. Del gruppo degli stati fondatori ne fanno ancora parte Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Federazione Russa e Tagikistan.
Il Trattato di sicurezza collettiva (CST) è stato firmato il 15 maggio 1992, in quella che è diventata la data ufficiale di nascita dell'Organizzazione, nella capitale uzbeka Tashkent dai rappresentanti di Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Il Trattatato con validità quinquennale è entrato in vigore il 20 aprile 1994 con l'ingresso anche di Azerbaigian, Georgia e Bielorussia. Nel vertice del 2 aprile 1999 a Mosca il protocollo sulla proroga automatica del Trattato non era firmato da Azerbaigian e Georgia, che uscivano con la prospettiva di passare nell'altra alleanza imperialista, la Nato, e dall’Uzbekistan. Quest'ultimo rientrerà nel 2006 per uscire di nuovo nel 2012. L'adesione della Georgia alla Nato sarà stoppata dalla guerra di aggressione della Russia nel 2008.
La decisione di trasformare il CST in un'organizzazione internazionale a tutti gli effetti, l'Organizzazione del Trattato sulla sicurezza collettiva (CSTO), sarà presa nella sessione di Mosca del 14 maggio 2002. Il 7 ottobre 2002 i capi di tutti gli Stati membri firmano a Kishinev la Carta dell'Organizzazione del Trattato sulla sicurezza collettiva e l'Accordo sullo status giuridico della CSTO che entreranno in vigore il 18 settembre 2003.
L'organo decisionale della CSTO è il Consiglio sulla sicurezza collettiva (CSC), cui partecipano i capi di stato e di governo dei paesi membri ed è affiancato dai Consigli dei ministri di Esteri e Difesa e dal Comitato dei segretari del Consiglio di sicurezza che comunque hanno solo funzioni consultive. La presidenza della CSTO è affidata a uno dei paesi membri dell’Organizzazione a rotazione mentre le funzioni amministrative sono affidate a un Segretariato generale con carica triennale che dal 2020 è il bielorusso Stanislav Zas. Le istituzioni civili si sono ampliate nel 2006 con l'istituzione di una Assemblea parlamentare presieduta da un rappresentante della Duma russa, convocata almeno due volte l'anno.
Negli intenti dei paesi fondatori, così come messo per scritto nella dichiarazione del 1995 degli Stati membri del CST, il Trattato e la successiva Organizzazione hanno l'obiettivo di costruire forti relazioni coordinate di cooperazione politico-militare per diventare parte integrante del sistema comune e globale di sicurezza collettiva per l'Europa e l'Asia. Occorrerà arrivare all'ottobre 2007 per vedere la CSTO firmare un accordo di cooperazione su questioni di sicurezza, crimine organizzato e traffico di droga con l’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (SCO) che funziona ancora oggi per consolidare l'alleanza degli imperialisti dell'est, sul fronte europeo invece è scontro aperto con l'alleanza dell'imperialismo dell'ovest.
Il Trattato, sulla falsariga di quello della Nato, prevede una clausola di solidarietà all'articolo 4 che stabilisce che "nel caso in cui un atto di aggressione sia commesso contro uno qualsiasi degli Stati membri, tutti gli altri Stati membri gli forniranno l'assistenza necessaria, anche militare, nonché forniranno supporto con i mezzi a loro disposizione in esercizio del diritto alla difesa collettiva ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite ”. Un passaggio messo in evidenza nella scheda sulla sua storia nel sito russo della CSTO.
Nei fatti l'alleanza militare costituita trenta anni fa si è dimostrata una organizzazione di comodo del Cremlino per mantenere sotto controllo i suoi alleati, tutte le mosse della CSTO vengono decise a Mosca, compresa la creazione nel 2009 di una Forza di reazione rapida con base in Kirghizistan per rispondere in maniera immediata a un ipotetico attacco militare o terroristico. Ossia per dare una copertura alle iniziative belliche della Russia che era appena uscita dalla sua guerra di aggressione alla Georgia.
Mosca ha speso le sue carte a favore di una tregua nella recente guerra tra Armenia e Azerbaigian, cui ha messo una pezza Putin non la CSTO, ma ha difficoltà a ha difficoltà a svolgere un ruolo di mediatore tra Kirghizistan e Tagikistan impegnati in frequenti scontri di frontiera così come a tenere a bada le minacce di guerra ai due paesi dell'ex alleato Uzbekistan. Il Trattato nato nel pieno della prima guerra del Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaigian riafferma tra i suoi punti costitutivi l’impegno dei membri dell'Organizzazione a rinunciare alla minaccia o all’uso della forza nella risoluzione delle controversie tra loro, ma è sempre Mosca che decide se e come farlo in base ai propri interessi imperialisti e in barba allo stesso Trattato. Come quando lo scorso gennaio ha mobilitato tre brigate d'assalto, assieme alle altre tre di Bielorussia e Armenia e ai tre battaglioni di fanteria di Tagikistan e uno di Kirghizistan, per un totale di almeno 20 mila unità spedite nella fantomantica "missione di pace" in Kazakistan in supporto al dittatore Tokayev che ha potuto concentrare il suo esercito nella brutale represione della rivolta popolare. E tuttavia non riesce completamente a controllarle se, com'è accaduto recentemente in sede Onu alla mozione di condanna dell'aggressione russa all'Ucraina, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan si sono solo astenuti mentre Azerbaigian, Turkmenistan e Uzbekistan non partecipavano alla votazione.


25 maggio 2022