Su iniziativa dell'assessore FdI Maurizio Marrone
La giunta Cirio dà 4 mila euro alle donne che rinunciano all'aborto
Dopo Marche, Umbria e Abruzzo, anche in Piemonte ennesimo attacco al diritto d'aborto

Un ennesimo attacco al diritto di aborto in Piemonte. Lo scorso 11 aprile l'assessore alle Politiche Sociali Maurizio Marrone di FdI ha presentato il progetto “vita nascente” realizzato dalla giunta regionale Cirio che destina 400.00 euro alle associazioni, molte di esse pro-vita e antiabortiste, che promuovono progetti di tutela infantile. In soldoni saranno dati 4.000 euro a ogni donna che sceglierà di non abortire e si presenterà agli sportelli delle associazioni pro-vita e non ai consultori.
Questo è solo l'ultimo provvedimento dell'esponente di Fratelli d'Italia, considerato sfegatato antiabortista. Negli ultimi due anni, infatti, il Piemonte è stato terreno di scontro sull'interruzione di gravidanza. Nel 2020 la giunta Cirio si è opposta alle linee guida che prevedono la somministrazione della pillola abortiva anche in consultorio e non soltanto in ospedale. Nel 2021 lo stesso Marrone si è fatto promotore di una proposta che ha permesso alle associazioni anti-abortiste di aprire sportelli all'interno delle Asl e degli ospedali piemontesi.
Lo sciagurato provvedimento della giunta Cirio è stato subito condannato dal movimento NonUnaDiMeno. Nel comunicato di condanna si legge: “Scopriamo a mezzo stampa lo stanziamento di 400mila euro per il fondo 'Vita Nascente' annunciato dall’Assessore Marrone di Fratelli d'Italia. Ancora una volta proviamo disgusto, ma non ci stupisce che la Regione non ascolti le voci delle tantissime persone che hanno partecipato alle mobilitazioni svoltesi lo scorso anno contro l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori.
Marrone fa i suoi proclami usando le nostre vite e i nostri corpi per i suoi squallidi fini elettorali e di posizionamento politico, continuando a parlare di IVG senza avere alcuna delega istituzionale in merito! L’assessore Icardi e l’assessora Caucino (entrambi della Lega Nord) - che avrebbero invece deleghe sulla salute e sulle pari opportunità - restano come sempre in silenzio, acconsentendo e rendendo possibili questi deliri di onnipotenza, a dimostrazione dell’uniformità politica di estrema destra della giunta regionale.
Queste azioni rappresentano scelte politiche inaccettabili. Le associazioni antiabortiste non tutelano affatto la scelta della maternità, come la Regione dichiara, ma anzi sono le stesse che umiliano le donne e le persone gestanti che vogliono accedere ad IVG, che provano a convincerle a scelte improprie per la loro vita e non volute...
Questi 400 mila euro sarebbero fondamentali per tanto altro: per esempio il rifinanziamento dei consultori pubblici o l’inserimento della vulvodinia negli extra-LEA regionali, che la Regione ha rifiutato proprio qualche mese fa per presunte ragioni economiche. È evidente che alla Giunta Cirio non interessi nulla della salute di genere, delle liste d’attesa di oltre 6 mesi per una visita ginecologica, del diritto alle cure di chi spende oltre 500 euro al mese per malattie ginecologiche; trovando invece i finanziamenti per aiutare in modo clientelare e osceno “le associazioni degli amici”, come al solito a nostre spese e senza il consenso delle tantissime persone che da anni difendono il diritto all'aborto!
Non staremo in silenzio ad attendere che ci tolgano il poco spazio di autodeterminazione ancora possibile e ribadiamo che questo provvedimento non è fatto a nome delle donne. La Giunta Regionale non dorma sonni tranquilli: saremo noi il loro incubo peggiore, perché non possiamo permetterci di lasciarli continuare!”.
L'attacco antiabortista della giunta regionale Cirio va ad aggiungersi a quelli di Umbria, Marche e Abruzzo. Nelle Marche il 26 gennaio del 2021 il consiglio regionale di “centro-destra” respinse a maggioranza una mozione presentata da Manuela Bora (Pd) sull’applicazione della legge 194 e sul diritto di abortire, nata dall'elevato numero di obiettori nelle strutture ospedaliere. In Umbria, giunta regionale di “centro-destra”, è dal 2020 che va avanti la battaglia in difesa della 194 e per la somministrazione della pillola abortiva Ru486 di oltre 33 associazioni firmatarie della diffida inoltrata all'amministrazione regionale, dove si chiede che le donne siano messe realmente in condizione di scegliere tra il metodo farmacologico e chirurgico e abbiano la possibilità di essere assistite sia negli ospedali che nei consultori. E l'Abruzzo ha il triste primato di medici obiettori negli ospedali: l'80%, abortire in questa regionale e pressoché impossibile e nel 2021 il partito della Meloni venne fuori con la proposta abominevole della “sepoltura ai feti anche senza consenso dei genitori”.
La legge 194 è una legge già parziale e fortemente condizionata dalla mediazione e dal compromesso realizzati nel 1978 fra l'allora DC e PCI revisionista in piena fase di "solidarietà nazionale". In tutti questi anni è stata osteggiata e spesso vanificata da mancanza di mezzi, strutture e personale medico non obiettore, da iter lunghi e ferraginosi soprattutto per le minorenni. Fin dalla sua approvazione era per noi chiaro che il concetto di "prevenzione" previsto dalla legge rappresentava il cavallo di Troia per manovre tese a svuotare e liquidare la legge dall'interno. Tant'è vero che oggi la "prevenzione" è del tutto equiparata alla necessità di "dissuadere" le donne dall'aborto e rappresenta il biglietto d'ingresso ai crociati dei movimenti pro-vita e antiabortisti nei consultori pubblici, dopo che già spadroneggiano negli ospedali, nelle scuole e ovunque gli è concesso.
Nonostante ciò oggi occorre difendere la 194 per quello che di positivo essa contiene, ma anche perché essa è un simbolo delle conquiste sociali e civili delle masse femminili, costate anni e anni di lotte e sacrifici. Occorre sbarrare il passo alle crociate antiabortiste e antifemminili come quelle della giunta Cirio e a chi pretende di ripiombare le donne nella subalternità sociale, familiare, maritale e sessuale e l'intero nostro Paese nell'oscurantismo medioevale.

1 giugno 2022