Altissima adesione allo sciopero generale contro il decreto Draghi-Bianchi
Scuole chiuse in tutta Italia
Migliaia di docenti e Ata in piazza a Roma per chiedere lo stralcio del decreto, il rinnovo del contratto e l'assunzione dei precari

Nonostante i tentativi di sabotaggio messi in campo dal governo e dalla questura di Roma che a pochi giorni dalla manifestazione ha negato il concentramento in piazza Montecitorio, lo sciopero generale del 30 maggio indetto da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Anief contro i pesanti tagli imposti dal governo Draghi e il decreto Bianchi ha registrato un'altissima adesione sia da parte dei docenti che di tutto il personale asusiliario, tecnico (Ata) con numerosi istituti e scuole di ogni ordine e grado rimaste chiuse in tutto il territorio nazionale.
Oltre 7 mila manifestanti, docenti, personale Ata ma anche tantissimi stedentesse e studenti, provenienti dal Nord, Centro e Sud Italia hanno partecipato alla manifestazione nazionale in Piazza Santi Apostoli a Roma per protestare contro il violento attacco alle prerogative contrattuali, la libertà di insegnamento e la controriforma del reclutamento e della formazione degli insegnanti.
In una nota la Flc-Cgil denuncia come: “A pochi giorni dalla data, fatto grave e intollerabile, la Questura ha opposto divieto allo svolgimento della manifestazione a Piazza di Montecitorio, limitando il diritto costituzionale a manifestare sulla base anche di una direttiva adottata dopo l’assalto fascista alla Cgil del 9 ottobre 2021, che ora viene usata contro il sindacato stesso. Un vero e proprio paradosso se si pensa che non vengono sciolte le organizzazioni neofasciste mentre si impedisce a noi di manifestare”.
In concomitanza con la manifestazione nazionale altre decine di manifestazioni e presìdi di protesta si sono tenuti davanti alle prefetture e sotto gli uffici scolastici regionali di diverse città del Nord, Centro e Sud Italia fra Torino e Bari.
Tanti anche gli slogan e i cartelli di denuncia contro il governo e il ministro dell'Istruzione Bianchi fra cui: “Draghi Mario non ammesso alla classe successiva a causa di una condotta gravemente lesiva per la democrazia e la scuola pubblica italiana”; “Investimenti del governo: armi +0,6% PIL Istruzione -0,5% PIL”; “L'Italia è una repubblica fondata sul precariato”; “Docente con lo stipendo più basso”; “No alle classi pollaio” e l'ironico “Sbianchiamo la scuola” rivolto al ministro Bianchi per “ivitarlo” a dimettersi.
Tra le rivendicazioni principali avanzate dai sindacati c'è lo stralcio dal decreto 36 di tutte le materie di natura contrattuale; l’avvio immediato della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da quasi quattro anni e un amento di almeno 350 euro appena sufficienti per recuperare il potere d’acquisto degli stipendi, più risorse per la scuola pubblica e l'edilizia scolastica; riduzione del numero di alunni per classe e l'assunzione di tutto il personale precario a partire da chi ha tre o più anni di servizio.
Invece con il decreto numero 36 approvato alla chetichella in Consiglio dei ministri il 30 aprile, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 1° maggio e ora in via di approvazione al Senato, il governo Draghi e il suo ministro Bianchi vogliono imporre una nuova controriforma scolastica di stampo aziendalista, meritocratica, federalista e anticostituzionale funzionale al padronato con alla testa la Fondazione Agnelli che attraverso i corsi di formazione e la costituenda Scuola di alta formazione, finanziata fra l’altro col taglio di oltre 9.600 cattedre e l’abolizione della carta docente, detterà le metodologie didattiche, programmi, sistemi di valutazione e regole di verifica e controllo tese a normalizzare e irregimentare gli insegnanti e l’universalità dei saperi.
Un attacco brutale alla libertà di insegnamento e un indottrinamento precoce degli insegnanti costretti ad adottare metodologie didattico-aziendalistiche imposte dall’alto che mortificano la loro professionalità.
Una controriforma scolastica che prevede miseri aumenti di stipendio una tantum solo al 40% degli insegnanti “più bravi e meritevoli” che accettano di frequentare i corsi triennali di formazione e che quindi spingerà i docenti a mettere al centro dei loro impegni lo stipendio e non il loro insegnamento agli alunni nella peggiore tradizione del New Public Management in cui si realizza la sostituzione della motivazione allo studio con l’incentivazione economica.
La controriforma prevede anche una serie di modifiche peggiorative delle modalità di reclutamento del personale docente attraverso lo svuotamento dei concorsi pubblici e l’esaltazione dell’ipernozionismo con un sistema di corsi, corsucci e “certificazioni” di crediti di dubbia provenienza e utilità demandato alle fondazioni e scuole di formazione private.
“Stiamo assistendo al primo caso di cannibalismo docente – ha denunciato in Piazza Santi Apotoli una docente precaria in servizio in una scuola media di Roma - eliminano le cattedre per pagare una mancetta una tantum a chi farà la formazione triennale: fanno di tutto per penalizzare i docenti. E dimostrano di non aver mai messo piede in una scuola”.
Oltre allo stralcio dal decreto di tutte le materie di natura contrattuale e l’avvio immediato della trattativa per il rinnovo del contratto, i sindacati chiedono anche: “nuove risorse per l’equiparazione retributiva del personale della scuola agli altri dipendenti statali di pari qualifica e titolo di studio e il progressivo avvicinamento alla retribuzione dei colleghi europei; eliminazione degli eccessi di burocrazia nel lavoro dei docenti; restituzione della formazione di tutto il personale della scuola alla sfera di competenza dell’autonomia scolastica e del collegio docenti; revisione degli attuali parametri di attribuzione degli organici alle scuole per il personale docente, educativo e ATA; riduzione del numero di alunni per classe; contenimento della dimensione delle istituzioni scolastiche entro il limite di 900 alunni per scuola; modalità specifiche di reclutamento e di stabilizzazione sui posti storicamente consolidati in organico di fatto, che superino il precariato esistente a partire dai precari con 3 o più anni di servizio; modalità semplificate, per chi vanta una consistente esperienza di lavoro, di accesso al ruolo e ai percorsi di abilitazione; previsione di un organico straordinario di personale della scuola, per gestire le emergenze legate al perdurare della pandemia e all’accoglienza degli alunni provenienti dalle zone di guerra per l’anno scolastico 2022/2023; reintegrazione dell’utilità del 2013; garanzia della presenza di un Assistente tecnico in ogni scuola del primo ciclo disciplina in sede di rinnovo del CCNL dei criteri per la mobilità con eliminazione di vincoli imposti per legge; incremento dell’organico dei Collaboratori scolastici di 2.288 unità secondo l’impegno ministeriale; indizione del concorso riservato per gli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA con 3 anni di servizio nella funzione anche se sprovvisti di titolo di studio specifico; emanazione del bando di concorso per DSGA; semplificazione delle procedure amministrative per liberare le segreterie dai compiti impropri (pensioni, ricostruzione di carriera, graduatorie di istituto) re-internalizzando quelli di competenza dell’Amministrazione scolastica; revisione del regolamento sulle supplenze ATA; ricognizione sullo stato di attuazione delle posizioni economiche”.

1 giugno 2022