“Il Manifesto” trotzkista fa da megafono al prete comboniano
No Zanotelli, le guerre giuste esistono ancora
La nonviolenza non può essere un'arma di lotta per gli sfruttati e gli oppressi

“Il Manifesto” del 31 maggio pubblica un'intervista di Ascanio Celestini ad Alex Zanotelli sul tema della guerra in Ucraina, in cui il prete comboniano critica il concetto di “guerra giusta” contrapponendogli il principio della nonviolenza. Il titolo dato all'intervista, “La tribù bianca e l'ideologia delle 'guerre giuste'”, chiarisce il quotidiano trotzkista, si riferisce al suo ultimo libro, “Lettera alla tribù bianca”, in cui il missionario, che oggi vive e lavora a Napoli nel rione Sanità, spiega di essere tornato in Europa, dopo molti anni passati nella baraccopoli di Korogocho alla periferia di Nairobi, “perché, se oggi viviamo in un pianeta di immense folle di impoveriti, la responsabilità è in gran parte della tribù bianca. E come missionario sono tornato dalla mia gente, dalla mia tribù bianca a convertirla”.
“È sbalorditivo questo fatto che siamo tornati di nuovo al concetto di guerra giusta. E soprattutto in difesa della civiltà occidentale. Io pensavo che certe cose le avessimo ormai digerite, e invece no”, esordisce Zanotelli, che a supporto alla sua critica a tale concetto cita le parole di Bergoglio: “Papa Francesco è stato chiarissimo nell’enciclica Fratelli Tutti . Cioè che oggi con lo 'sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche ', ma anche con la Cyberwarfare 'si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile ' ed è diventato assurdo 'parlare di una possibile guerra giusta '. Così l’unico vincitore di questa guerra è il complesso militare industriale”.
Ma in questo modo, di fatto, egli cancella ogni differenza tra la guerra di aggressione di stampo neonazista di Putin e la guerra di resistenza del popolo ucraino. Le due guerre, quella dell'aggressore e quella di difesa dell'aggredito dall'invasione, vengono messe sullo stesso piano e giudicate entrambe guerre ingiuste. E la logica conseguenza è che a trarne vantaggio tra i due è il soggetto più forte, perché non si tratta di uno scontro tra due potenze imperialiste regionali per decidere con la guerra il possesso di territori contesi e le loro ricchezze, nel qual caso egli avrebbe assolutamente ragione, ma della guerra di aggressione di una superpotenza imperialista di livello mondiale, almeno sul piano militare qual è la Federazione Russa, scatenata unilateralmente da Putin contro un paese indipendente e più debole, per attuare il suo disegno di ricostituzione dell'impero Zarista basato sulla supremazia della “Grande Russia” sui popoli circostanti. Un disegno reazionario che cerca di riportare indietro di oltre un secolo la ruota della storia.
 

La guerra come continuazione della politica
Mao ha spiegato con parole chiarissime e definitive questa essenziale differenza tra i due generi di guerre nella sua opera “Sulla guerra di lunga durata” scritta nel maggio 1938: “La storia dimostra che le guerre si dividono in due categorie: le guerre giuste e le guerre ingiuste. Tutte le guerre progressiste sono giuste e tutte le guerre che impediscono il progresso sono ingiuste. Noi comunisti ci opponiamo a tutte le guerre ingiuste che impediscono il progresso, ma non ci opponiamo alle guerre giuste, progressiste. Noi comunisti non solo non ci opponiamo alle guerre giuste, ma vi partecipano attivamente. La Prima guerra mondiale è un esempio di guerra ingiusta: le due parti combattevano per interessi imperialistici, ed è per questo che i comunisti di tutto il mondo si opposero risolutamente ad essa ”.
Allo stesso modo possiamo dire che la guerra contro il nazifascismo che aveva scatenato la Seconda guerra mondiale, condotta dalle nazioni unite con in prima linea l'Urss di Stalin a sopportarne il peso maggiore e dare il contributo decisivo alla vittoria, è un esempio di guerra giusta. Nel caso dell'Ucraina la guerra ingiusta è quella della Russia, perché è mossa da interessi imperialistici e perché si oppone al progresso della storia cercando di rianimare il cadavere putrefatto dello zarismo, mentre è una guerra giusta quella di resistenza del popolo ucraino, che difende la sua indipendenza e integrità territoriale opponendosi alla realizzazione di tale disegno reazionario.
Demonizzare tutte le guerre senza distinzione, ovvero la guerra in generale e in assoluto, come fa il papa e come fanno tutti i pacifisti idealisti come Zanotelli, a cui “Il Manifesto” trotzkista fa da megafono, non solo è sbagliato perché porta di fatto ad avallare la legge del più forte, ma è anche antiscientifico e antistorico, perché significa ragionare in modo idealistico astratto e chiudere gli occhi davanti alla realtà. “La guerra – spiega ancora Mao nella suddetta opera - è la continuazione della Politica. In questo senso la guerra è politica; e la guerra è in sé stessa un atto politico; sin dai tempi più antichi, non vi è mai stata una guerra che non avesse un carattere politico... Quando la politica raggiunge un certo stadio del suo sviluppo che non può essere superato con i mezzi abituali, scoppia la guerra per spazzare via gli ostacoli che impediscono il cammino... Quando l'ostacolo è rimosso e lo scopo politico raggiunto, la guerra ha fine. Ma se l'ostacolo non è completamente spazzato via, la guerra dovrà continuare fino a quando lo scopo sia completamente raggiunto ”. E così conclude: “Si può dire perciò che la politica è guerra senza spargimento di sangue e che la guerra è politica con spargimento di sangue ”.
 

La falsa risposta della nonviolenza
In altre parole Mao ci insegna che non c'è mai una separazione netta tra la politica e la guerra ma si tratta di due categorie strettamente interdipendenti della storia, e dall'una si passa all'altra quando le armi della politica non bastano più a risolvere una determinata contraddizione, che viene perciò risolta con la politica delle armi. E questo di per sé non è un male assoluto, dipende se gli obiettivi della politica, ed eventualmente della guerra, sono giusti o ingiusti, sono progressivi o reazionari, se si tratta di una guerra di difesa o di aggressione, e così via. Nella visione idealistica di Zanotelli e dei pacifisti, invece, la guerra è considerata sempre e comunque una mostruosità anomala, mentre purtroppo è un prodotto normale del sistema imperialistico che domina nel mondo, perfettamente funzionale alla sua natura sfruttatrice e predatoria nei confronti delle nazioni e dei popoli più deboli, che hanno tutto il diritto di resistere con la lotta armata alle aggressioni degli imperialismi dell'Est e dell'Ovest: vale oggi per gli ucraini contro gli invasori russi e per i palestinesi contro gli oppressori nazisionisti, come valeva ieri per la lotta armata dei popoli afghano e iracheno contro gli invasori Usa e della Nato.
Del resto lo stesso Zanotelli lo sa bene, dato che nel passato ha sostenuto le lotte di liberazione, anche armate, dei popoli del Terzo Mondo sfruttati e oppressi dall'imperialismo e dal neocolonialismo: “Quando ero direttore di Nigrizia ho appoggiato tutte le lotte armate in Africa contro il colonialismo perché mi sembrava che fosse l’unica cosa che si poteva fare. Bisognava stare da quella parte”, ammette infatti il prete comboniano. “Oggi mi pento. Io sono un convertito alla nonviolenza di Gesù”, aggiunge però senza spiegare i motivi che l'hanno portato ad abiurare e condannare le lotte armate antimperialiste. Adesso per lui opporsi alla guerra (poiché tutte le guerre sono ingiuste, anche quelle antimperialiste) può voler dire solo praticare la nonviolenza, altra alternativa non c'è. E a tal proposito cita gli esempi di Mandela per il Sud Africa e di Gandhi per l'India, oltreché della Danimarca, i cui governo ed esercito si arresero senza combattere all'invasore nazista.
Un esempio, quest'ultimo, che Zanotelli indica anche per l'Ucraina, pur ammettendo che “oggi è inutile che parliamo di nonviolenza in Ucraina. No. È solo tempo perso. Dovevamo farlo prima”. Ma aggiungendo comunque che “dal 2014 ad oggi sappiamo bene quello che stava avvenendo. Se noi avessimo cominciato seriamente a lavorare col popolo ucraino per coscientizzarlo, per prepararlo a una resistenza nonviolenta qualcosa poteva avvenire”.
 

In difesa delle lotte di classe e antimperialiste
La sua conclusione, quindi, è che di fronte ad una guerra ingiusta come un'invasione la sola risposta ammissibile è la resa politica e militare all'invasore, per poi condurre una resistenza nonviolenta. Anche perché, sostiene a supporto di questa tesi capitolazionista, “se effettivamente la Russia viene incastrata è capacissima di usare l’atomica. Stiamo ballando letteralmente sul baratro di un’esplosione atomica e dell’inverno nucleare. Io non riesco a capire perché la gente non lo comprende”.
Ma secondo il suo ragionamento, con questo ricatto le masse non potrebbero mai opporsi con la violenza ai soprusi e all'oppressione del capitalismo e dell'imperialismo. Vale per le lotte di liberazione antimperialiste, compresa la nostra lotta partigiana di liberazione dal nazifascismo, e vale anche per la lotta di classe all'interno dei paesi capitalisti, dalle lotte sindacali e di piazza per difendere gli interessi del popolo, fino alla rivoluzione proletaria per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo.
D'altra parte se l'armata neonazista di Putin non è riuscita a conquistare Kiev e tutta l'Ucraina, è grazie alla resistenza armata dell'esercito ucraino, che non si è arreso ma ha contrattaccato costringendola a ripiegare nel sud-est del paese. E anche se il nuovo zar riuscisse alla fine ad annettere quei territori, è inevitabile che in essi continui e si sviluppi una resistenza clandestina armata della popolazione ucraina contro l'oppressore straniero.
Simili posizioni pacifiste e nonviolente finiscono quindi per fare soltanto il gioco di Putin, auspicando sostanzialmente la resa all'aggressore per far finire prima la guerra. Anche noi, come Zanotelli, siamo contrari all'invio di armi italiane all'Ucraina, ma mentre per noi ciò è necessario per non rischiare di coinvolgere il nostro Paese nella guerra, per lui si tratta di non alimentare la “guerra ingiusta” degli ucraini contro la “guerra ingiusta” di Putin. C'è una bella differenza, tant'è vero che noi non neghiamo il diritto dell'Ucraina di rifornirsi di armi da paesi stranieri. Perciò non possiamo che rispondere a Zanotelli che le guerre giuste esistono ancora e che la nonviolenza non può essere un'arma di lotta per gli sfruttati e gli oppressi.
La guerra, questo mostro che porta gli uomini a massacrarsi gli uni con gli altri – ha chiarito Mao nell'opera “Problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina” del dicembre 1936 - finirà con l'essere eliminata dal progresso della società umana, e in un futuro non molto lontano. Ma per eliminarla vi è un solo mezzo: opporre la guerra alla guerra, opporre la guerra rivoluzionaria alla guerra controrivoluzionaria, opporre la guerra nazionale rivoluzionaria alla guerra nazionale controrivoluzionaria, opporre la guerra rivoluzionaria di classe alla guerra controrivoluzionaria di classe... Quando la società umana nel corso del suo sviluppo sarà giunta all'eliminazione delle classi e dello Stato, non vi saranno più guerre, né controrivoluzionarie né rivoluzionarie, né ingiuste né giuste; sarà per l'umanità l'era della pace perenne. Il nostro studio delle leggi della guerra rivoluzionaria nasce dal desiderio di eliminare tutte le guerre; ed è qui che risiede la differenza tra noi comunisti e tutte le classi sfruttatrici” .
 
 

8 giugno 2022