Manifestazione a Roma contro la guerra e l’invasione turca del Kurdistan meridionale
La questura vieta l'esposizione della bandiera del PKK

Il 4 giugno a Roma centinaia di manifestanti hanno preso parte alla manifestazione nazionale indetta da Uiki, Rete Kurdistan, Comunità curda e Comitato Libertà per Ocalan per protestare contro la guerra e l'invasione turca del Kurdistan meridionale da parte del fascista Erdogan.
Oltre alle associazioni e ai rappresentanti del popolo curdo in Italia, al partecipato e combattivo corteo partito da Piazza della Repubblica, hanno partecipato decine di attivisti e militanti di varie associazioni, comitati di lotta, collettivi studenteschi, sindacati di base, partiti e centri sociali.
In testa al corteo è sfilato un grande striscione con su scritto: “Contro la guerra di Erdogan per la pace in medioriente. Fermare il fascismo turco ora! Il secondo esercito della Nato invade, uccide, tortura nel silenzio occidentale”. A seguire tante bandiere col volto di Ocalan, del Kurdistan e del PKK, sventolate dai manifestanti nonostante il divieto imposto dalla questura di Roma, e poi tanti altri striscioni, slogan e cartelli fra cui: “Fuori la Turchia dall'Iraq e dalla Siria del Nord”; “No alla guerra si alla resistenza libertà per il Kurdistan” “Libertà per Ocalan”.
La manifestazione è iniziata con oltre un'ora di ritardo perché la questura di Roma ha vietato ai manifestanti di sventolare le bandiere del Partito curdo dei Lavoratori in ossequio alle richieste del regime fascista di Ankara che reputa il “PKK un partito fuorilegge fiancheggiatore del terrorismo”.
Secondo quanto scrive “Il Manifesto” si tratta di un divieto che rappresenta “una novità. Comprensibile alla luce di quanto successo venerdì scorso quando il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore greco per protestare contro ciò che ritiene occulto sostegno al terrorismo. Atene, dice Ankara, garantirebbe al 'fuorilegge' Pkk di svolgere le proprie attività ('propaganda, reclutamento e finanziamento'), prova ne sarebbe il recente sit-in all’ambasciata turca nella capitale greca con tanto di bandiere del movimento”.
In realtà “Con il veto posto da Erdogan all’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, i membri dell’Alleanza hanno paura di reazioni simili – ha commentato Yilmaz Orkan, responsabile di Uiki-Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia – Per questo hanno paura di una bandiera. Ma questa è la bandiera di un popolo. Oggi lo è di un partito, ma c’era ben prima del Pkk e ci sarà anche dopo. La cosa strana è che la Questura ci ha detto di non mostrarle in Piazza della Repubblica, altrove non c’erano divieti”.
Nell'Appello per una mobilitazione nazionale il 4 giugno 2022 a Roma contro la guerra e l’invasione turca del Kurdistan giustamente si denuncia:
“Il presidente fascista turco Erdogan ha dato l’ordine per questo attacco poiché presume che l’attenzione della comunità internazionale sia completamente concentrata sulla guerra in Ucraina. Vuole quindi trarre vantaggio dalla situazione attuale e portare a termine l’ennesimo attacco contro il popolo curdo. Questa guerra di occupazione mostra ancora una volta che Erdogan sta cercando di manipolare la comunità internazionale affermando che sta lavorando per raggiungere la pace e la stabilità in Ucraina.
Le operazioni in corso non sono solo una guerra al PKK, ma anche un chiaro attacco ai civili nelle regioni del Kurdistan in Turchia, Iraq e Siria. L’obiettivo principale e la convinzione ideologica di Erdogan è destabilizzare la regione, occupare il Kurdistan e compiere un genocidio contro il popolo curdo. Pertanto è importante riconoscere che il nuovo attacco al Kurdistan meridionale mira a occupare il Kurdistan meridionale nel suo insieme, comprese le regioni ricche di petrolio di Mosul e Kirkuk, costituendo così una chiara violazione di tutte le norme legali, morali e internazionali.
È ancora una volta accettato silenziosamente che la Turchia, uno stato membro della NATO, stia attaccando i curdi e violando i loro diritti umani. Mentre l’invasione russa dell’Ucraina è stata giustamente e rapidamente condannata e sanzionata, l’aggressione della Turchia contro i curdi è stata invece tollerata per decenni dai Paesi occidentali. Non si discute di sanzioni contro l’alleato della Nato, nè i curdi possono sperare in vie di fuga sicure e su di una protezione di base quando fuggono dalle città assediate o dai bombardamenti turchi.
Sostenuta da consegne regolari di armi e di nuova tecnologia da diversi paesi europei e della Nato, la Turchia sta facendo in Kurdistan ciò che la Russia fa in Ucraina: combattere continuamente un’intera popolazione e attraverso diversi confini nazionali. Queste due situazioni vengono invece definite “l’invasione russa dell’Ucraina” e la “presenza turca in Siria”. Le stesse pratiche di aggressione costituiscono una guerra in un caso e un’operazione militare in un altro. Gli ucraini sono considerati vittime della guerra, ma nei casi di attacchi ai curdi si parla solo di terroristi e di postazioni del PKK e non delle popolazioni civili.”
 

8 giugno 2022