900 mila LGBTQIA+ sfilano a Roma
Migliaia a Genova, Bergamo e Dolo
“Torniamo a fare rumore per i diritti”

 
Un lungo, colorato, rumoroso e festoso corteo Lgbtqia+, che in 900 mila persone di tutte le età, ha attraversato le vie centrali della capitale sabato 11 giugno per coronare con successo uno degli appuntamenti più partecipati del mese del Pride, che si svolge ogni anno a giugno per via degli storici scontri di Stonewall del 1969.
Promosso dai movimenti che difendono i diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, queer, asessuali e intersessuali (LGBTQIA+) il grande corteo ha saputo rendere visibile con lo spirito gioioso e carnevalesco che caratterizza da sempre il Pride e colori ed esibizioni spettacolari ciò che culturalmente è rimasto invisibile per molto tempo. In contemporanea alla manifestazione di Roma cortei partecipati da migliaia di manifestanti anche a Genova, Bergamo e Dolo.
“Torniamo a fare rumore” il motto scelto per rilanciare la battaglia per avere piena uguaglianza di diritti. Tanti gli striscioni nel corteo festante che si è snodato per le vie del centro di Roma anche quello con su scritto "Insieme da 32 anni" mentre più in là compariva "La pignatta dei diritti". Applauditissimo il carro con le drag queen intitolato “l'esercito della Carrà'', per omaggiare la showgirl scomparsa lo scorso anno che è sempre stata un icona della comunità gay.
Quindici i carri della sfilata: Circolo Mario Mieli, Mucca assassina, famiglie arcobaleno, comunità ebraica Lgbt+, solo per citarne alcuni.
In piazza con tanti giovanissimi anche genitori e famiglie con bambini. Un cartello che rivendica il “Comunismo queer”. “Sempre orgogliosi e orgogliose, sempre antifascisti e antifasciste”, il grido risuonato lungo il variopinto serpentone dei 900 mila, anche in risposta alla provocazione oscurantista e fascista del movimento politico cattolico Militia Christi e del movimento nazionale della Rete dei patrioti che hanno affisso all'alba manifesti contro "il triste evento" lungo il percorso del corteo.
All'affollata presenza di politici nazionali e locali alla manifestazione di Roma il portavoce del Partito Gay-Lgbt+, Solidale, Ambientalista e Liberale, Fabrizio Marrazzo chiede “azioni concrete non solo passerelle”, aggiungendo “dopo il fallimento della legge al Senato contro l'omotransfobia abbiamo chiesto ad oltre 100.000 consiglieri Regionali e Comunali, appartenenti a circa 8 mila enti, di fare un gesto concreto per la comunità Lgbt+”. Mentre la Casa Internazionale delle Donne chiede l’approvazione immediata del ddl Zan, per il segretario generale di Arcigay Gabriele Piazzoni, “i quasi cinquanta Pride italiani di quest’anno, un record in Europa, sono il contrappeso del nulla di fatto della politica. Esiste in Italia un’emergenza diritti che riguarda le persone lLGBTQIA+ e tutti i gruppi sociali discriminati. È un’emergenza, che provoca solitudine, fragilità, violenza, abbandono, ostacoli”.
I dati Istat, infatti, fotografano uno scenario drammatico sulla discriminazione sessuale: il 26%, di quanti ammettono il proprio orientamento sessuale, dichiara che questo ha rappresentato uno svantaggio. Il 40,3% dichiara di aver evitato di dichiarare il proprio orientamento per timore di discriminazione. Che circa 6 su 10 hanno sperimentato almeno una micro aggressione. Uno su 3 dichiara di aver subito almeno una discriminazione mentre cercava lavoro. Il 47% dice di aver subito discriminazioni a scuola o all’università.
Noi incoraggiamo il movimento LGBTQIA+ a continuare la sua battaglia fino in fondo, cioè fino a quando tutte le sue rivendicazioni non saranno state realizzate e alle coppie omosessuali saranno riconosciuti gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, non uno di meno. Ce la farà, secondo noi, se si staccherà dai partiti del regime neofascista, se non demanderà le sue lotte al dibattito parlamentare e se non si accontenterà delle briciole lasciate dal governo e dalla Chiesa, ma continuerà a battersi e a trovare forme di lotta sempre più incisive e avanzate per portare avanti i propri obiettivi.
Per quanto ci riguarda, la piattaforma rivendicativa del PMLI per i diritti LGBTQIA+ è la seguente:
- Garantire a omosessuali, lesbiche e transessuali parità di trattamento in relazione alla sicurezza sociale, l'assicurazione delle malattie, le prestazioni sociali, il sistema educativo, il diritto professionale, matrimoniale e di successione, il diritto di adozione, la legislazione sui contratti d'affitto.
- Diritto al matrimonio civile fra coppie dello stesso sesso e riconoscimento degli stessi diritti e doveri previsti per il matrimonio eterosessuale.
- Diritto per le coppie omosessuali comunque costituite di adottare i figli del partner o bambini non biologicamente propri. Contestualmente, adeguare le norme legislative e le strutture operative per favorire l'accesso alle adozioni a tutte le famiglie, comunque formate, anche di fatto, etero e omosessuali e ai singoli, alzando il tetto dell'età massima, velocizzando i tempi e abbattendo le spese burocratiche.
- Parità di diritti e trattamenti sociali, economici e fiscali per le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali, a partire dalla reversibilità della pensione.
- Introduzione del reato di omofobia e transfobia attraverso l'estensione della legge Mancino alle discriminazioni sessuali e di genere.
- Forti agevolazioni fiscali per l'acquisto della prima casa per le famiglie con un reddito medio-basso, le giovani coppie e i singoli, senza discriminazioni verso gli immigrati, le famiglie di fatto e le convivenze etero e omosessuali.
- Diritto, anche per le famiglie di fatto, comprese le coppie omosessuali, lesbiche, transessuali, di accedere ai bandi di concorso per l'assegnazione delle case popolari.
- Diritto a ricorrere alla gestazione da parte di altri (la “maternità surrogata”), gestita esclusivamente dalla sanità pubblica, che strategicamente deve essere controllata, insieme alla ricerca, dai lavoratori del settore e dai pazienti.
- Diritto per tutti, ivi comprese le coppie di fatto, omosessuali e singoli, ad accedere gratuitamente alla fecondazione assistita nelle strutture pubbliche.
- Possibilità per i transessuali di scegliere il genere sulla carta d'identità.
- Informazione sessuale pubblica e scientifica che tocchi anche il tema dei diversi orientamenti e identità sessuali e che svolga un ruolo centrale nella lotta all'omo-transfobia e alla lotta contro l'infezione da HIV e al rispetto e alla tutela dei sieropositivi, con partecipazione degli studenti alla sua pianificazione e organizzazione e preceduta da corsi di formazione per gli insegnanti finalizzati alla comprensione dell'omosessualità e alla protezione da abusi, molestie e discriminazioni di natura omo-transfobica.
- Diritto di asilo per i migranti perseguitati nei Paesi di provenienza in base al loro orientamento sessuale.
- Messa al bando di gruppi che praticano, sotto qualsiasi forma, programmi di “cura” dell'omosessualità.
I diritti civili, però, non bastano. Senza il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, senza la casa, senza la scuola pubblica e gratuita dove mandare i figli, senza la pensione pubblica, senza servizi sociali pubblici, gratuiti e funzionanti, le famiglie popolari anche omosessuali rischieranno di vivere nella povertà e nella precarietà.
Senza veri diritti sociali per tutti non ci possono essere veri diritti civili per tutti. Le battaglie per i diritti LGBTQIA+ devono quindi essere viste come parte integrante e non in contraddizione con la lotta generale e strategica contro il capitalismo, per il socialismo.

15 giugno 2022