Voto del 12 giugno in Emilia-Romagna
Alle elezioni comunali aumenta ancora l’astensionismo
Ai referendum vota appena il 20%

Dal corrispondente dell’Emilia-Romagna
Il 12 giugno si è votato in Emilia-Romagna per il rinnovo di 21 consigli comunali (fra cui i capoluoghi Parma e Piacenza) e l’elezione dei rispettivi sindaci.
Il primo dato che balza agli occhi è senza dubbio quello dell’astensionismo. Infatti il 47,5% degli aventi diritto non si è presentato alle urne, contro il 44% delle precedenti comunali, con un incremento medio del 3,5%, sopra alla media nazionale dove il 45,3% degli elettori ha disertato le urne. A Modena ben oltre il 50% (il 53,8%) non si è recato alle urne, con un incremento del 7,4%, a Ferrara l’incremento maggiore in regione, addirittura dell’11,4%.
Questi sono i primi dati, incontrovertibili, sui cui riflettere e che denotano come oramai anche i comuni, che una volta erano definiti “le istituzioni più vicine ai cittadini” e per questo godevano di una “fiducia” maggiore rispetto alle istituzioni borghesi nazionali, sono stati anch’essi abbandonati a sé stesse e ai propri circoli di potere di appartenenza. Essi infatti sono sempre più visti come gli amministratori del “bene comune” non nell’interesse del popolo ma dei potentati locali, impregnati di corruzione e clientelismo e sordi alle istanze popolari in difesa dell’ambiente, della sanità della scuola, mentre le politiche locali si concentrano sui grandi speculatori, i centri commerciali, gli inceneritori, aree riconvertite a seconda del “bisogno” (di “qualcuno”…), ecc.
Insomma questa situazione, che è pur sempre esistita, ora appare evidente ai più, nonostante gli sforzi della borghesia, aiutata in questo dalla “sinistra” borghese e financo dai partiti sedicenti comunisti, per escogitare a ogni occasione sempre nuovi imbrogli elettorali, coalizioni con nomi diversi, candidati “nuovi” oppure “famosi”, che comunque in parte riescono a drenare un astensionismo che altrimenti romperebbe “argini” ancora più alti.
Di fatto però, i sindaci e i comuni seppur eletti non sono rappresentativi delle masse, di certo non dei loro interessi, ma nemmeno delle loro scelte elettorali, perché sono stati votati dalla metà o poco più di coloro che si sono recati alle urne, che già sono spesso la metà degli aventi diritto.
A Parma ad esempio si andrà al ballottaggio tra il candidato del “centro-sinistra” Michele Guerra che ha raccolto il 44,18% e Pietro Vignali del “centro-destra” che ha ottenuto il 21,25%, ma alle urne si è presentato solo il 51,5% degli aventi diritto. L’ennesima disfatta a livello nazionale del M5S è qui ben rappresentata dalla mancata presentazione nemmeno di una propria lista, dopo che nel 2012 era riuscito a far eleggere come sindaco il proprio candidato Federico Pizzarotti, “simbolo” in quegli anni del forte “vento” di novità che il M5S diceva di rappresentare, e con gli anni invece essersi dimostrato l’ennesimo inganno politico-elettorale.
Ballottaggio anche a Piacenza tra Katia Tarasconi del “centro-sinistra” col 39,93% e la sindaca uscente Patrizia Barbieri del “centro-destra” col 37,72, diserzione alle urne al 46,2%. Qui Fratelli d’Italia prende più voti della Lega di Salvini, così come è successo spesso in questa tornata elettorale a conferma dello sbilanciamento sempre più a destra della colazione un tempo guidata del neoduce Berlusconi e che ora sembra stia per passare le redini del comando dal fascio leghista Salvini alla fascista doc Giorgia Meloni.
Vittorie al primo turno invece per il “centro-sinistra” negli altri 2 comuni con più di 15.000 abitanti, a Budrio di Debora Badiali col 50,32% e a Riccione di Daniela Angelini col 50,29% sui voti validi.
Negli altri comuni con meno di 15.000 abitanti, i sindaci sono stati eletti tutti al primo turno e le vittorie del “centro-destra” e “centro-sinistra” si sono alternate ma costante è rimasto l’astensionismo, che anzi ha visto un dato più alto dove ha vinto il “centro-destra” e più basso dove ha vinto il “centro-sinistra”, segno inequivocabile che a scegliere questo strumento elettorale è prevalentemente proprio l’elettorato di sinistra.
Il fallimento pieno del parlamentarismo e dell’elettoralismo borghesi devono far maturare la coscienza nell’elettorato anticapitalista della necessità di creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Le nostre attuali forze e mezzi non sono ancora sufficienti a raggiungere tutte le elettrici e gli elettori di sinistra e coloro che già praticano l’astensionismo ma ancora in grandissima parte spontaneamente, ma dobbiamo continuare a lavorare sodo per convincerli sul piano di classe, anticapitalista e della lotta per il socialismo, elevandone la coscienza politica e la combattività anticapitalista e antistituzionale delle masse e qualificando l’astensionismo tattico come un voto dato al PMLI e al socialismo.
 

Il referendum
L’accorpamento alle elezioni comunali del referendum abrogativo sulla giustizia, promosso dai Radicali e dalla Lega per dare una violenta spallata al già traballante sistema giudiziario, non è servito a fargli raggiungere il quorum, rimasto lontanissimo visto che anche in Emilia-Romagna l’affluenza è stata appena del 20,9% (la stessa a livello nazionale), trainata ma in piccola parte dal rinnovo dei consigli comunali e l’elezione dei sindaci, infatti le percentuali più alte vi sono state proprio a Piacenza (31,6%) e Parma (30,7%).
Anche in Regione vi è stata una differenziazione sul risultato dei 5 quesiti, infatti nel 1° sull'abolizione della legge Severino e nel 2° sulla drastica riduzione delle misure di custodia cautelare coercitiva e interdittiva il SI ha ottenuto solo rispettivamente il 51,3% e il 53,6% (in questi la Lega sosteneva il NO), mentre nel 3° sulla separazione delle funzioni (in realtà delle carriere) dei magistrati (giudici e pubblici ministeri), nel 4° sulla limitazione dei poteri dei pm sottoponendoli al giudizio della loro controparte e nel 5° diretto a sottomettere il parlamentino dei magistrati al controllo dei partiti, il SI ha raggiunto rispettivamente il 72,84%, il 71,36% e il 71,02%.
Il tentativo di Salvini, Berlusconi, Renzi e di tutti i neofascisti di delegittimare la magistratura vendicandosi delle inchieste e dei processi che li hanno riguardati o li riguardano tutt'ora è quindi miseramente fallito, grazie anche al boicottaggio dei media e dei partiti della “sinistra” borghese, mentre il PMLI aveva dato indicazione di votare NO a tutti e 5 i quesiti perché quando si tratta di fare delle scelte su temi concreti referendari è opportuno e doveroso schierarsi o per SÌ o per il NO, salvo quando tatticamente si ritenga preferibile l’astensione, mentre è per l’astensionismo tattico per quando riguarda le elezioni politiche, regionali e comunali, e per l’astensionismo di principio per quanto riguarda le elezioni del parlamento europeo.

22 giugno 2022