Rapporto Istat sulla povertà
Cresce la povertà assoluta, specie al Sud
Aumenta il Pil e aumentano le disuguaglianze...

 
Secondo il Rapporto Istat sulla povertà pubblicato mercoledì 15 giugno, in Italia nel 2021 sono aumentate le persone che non riescono a soddisfare i bisogni fondamentali e sono dunque in in condizione di povertà assoluta, poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente).
La povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19, mentre per quanto riguarda qulla relativa sale all’11,1% (da 10,1% del 2020) e le famiglie sotto la soglia di povertà sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020).
Questo significa che il reddito di cittadinanza deciso dal governo Conte I non solo non è riuscito a diminuire il tasso di povertà ma non raggiunge neanche tutti i poveri assoluti censiti ufficialmente in Italia.
Nel 2021, infatti, questa misura ha raggiunto la massima estensione con 1,8 milioni di famiglie e 3,9 milioni di percettori complessivi, ma nell'aprile del 2022, i percettori sono diminuiti: 1.522.879 famiglie e 3 milioni 362.180 persone coinvolte.
Importo medio erogato di circa 558,17 euro, secondo l'Inps, certamente una miseria, vista anche l'inflazione galoppante, ai massimi da 30 anni a questa parte che lascia presagire scenari inquietanti di iperinflazione che potrebbero anche portare alla disintegrazione della valuta Fiat, il dollaro o l'euro.
Il punto riguardante il reddito di cittadinanza è questo: come mai se i poveri assoluti erano 5 milioni e 600 mila già nel 2021 oggi sono solo poco più di 3 milioni a ricevere un sussidio che tenderà a essere sempre più ristretto, soprattutto per coloro che sono giudicati “abili al lavoro” (circa 1,1 milioni)?
Così ha voluto il governo del banchiere massone Draghi nell’ultima legge di bilancio ed è una conseguenza dei "paletti" fiscali e patrimoniali (come la soglia Isee a 9.360 euro all'anno e il disporre di un patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro, esclusa la prima casa) imposti dalla legge voluta dal governo nero, fascista e razzista Salvini-Di Maio che ha istituito il RdC nel 2019.
Come detto poi esistono anche i "poveri relativi", cioè le persone che sono escluse di fatto dalle attività e dai modi di vita comuni e svolgono lavori poveri, precari e iperflessibili o attività intermittenti.
Secondo l’Istat sono l’11,1% della popolazione attiva e nel 2021 erano già aumentate di un punto dal 2020.
 
Poveri assoluti e poveri relativi
Le famiglie povere "relativamente" erano circa 2,9 milioni lo scorso anno a fronte delle 2,6 milioni del 2020. Dunque i dati dicono che la crisi era già peggiorata tra i "poveri relativi" nel primo anno della pandemia nonostante gli "aiuti" erogati attraverso i bonus e gli incentivi occasionali e del tutto insufficienti adottati dai due ultimi governi in Italia, i quali al servizio dei monopoli italiani e in ossequio alla legge fondamentale del capitalismo in putrefazione, ossia l'imperialismo, la legge del massimo profitto, hanno di fatto scaricato i costi della crisi sulle masse popolari, come da copione, mentre alcuni settori, si pensi alle multinazionali del farmaco e alla sanità privata o ai colossi del commercio elettronico hanno visto schizzare i profitti alle stelle, mentre i governi fra l'altro aumentavano vergognosamente le spese militari, invece di tagliarle e investire massicciamente in aiuti veri per i meno abbienti.
Dunque il reddito di cittadinanza non è servito a contenere la povertà, come noi marxisti-leninisti abbiamo sempre sostenuto si tratta in realtà di una misura del tutto insufficiente e politicamente fuorviante rispetto alla lotta per il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori, i disoccupati e i migranti, che rappresenta per noi un punto imprescindibile e non barattabile con forme miserabili di estensione della cassa integrazione e di sussidi statali, inutili, costosi per le disastrate finanze pubbliche e che in ultima analisi presuppongono il mostruoso "mercato del lavoro" capitalistico.
Peraltro il RdC e la sua erogazione ha anche venature razziste, come ha denunciato Roberto Rossini dell’Alleanza contro la povertà: "I 10 anni ancora previsti per fare richiesta di accesso alla misura per gli stranieri extracomunitari sono uno scandalo". Nessuna giustizia poi per "un lavoratore su tre che ha una retribuzione lorda annua inferiore a 10 mila euro", ha ricordato la Cgil.
Ma nel rapporto dell'Istat non ci sono solo i dati negativi legati a questa misura, inutile, contraddittoria e persino razzista, ma è in generale il quadro complessivo sui dati dell'economia capitalista italiana che gettano un quadro sinistro sulla situazione in cui versa il nostro Paese.
Vi è stato un certo positivo effetto "rimbalzo" tra il 2020 e il 2021 in termini occupazionali, a fronte di una crescita complessiva del Pil in due anni di circa il 6,6%, ma com'è possibile che questo abbia finito, specie al Sud, con il fare aumentare la povertà assoluta e quella relativa?
Vi sono diversi motivi, intanto la crescita della già citata inflazione, che ha polverizzato il potere d'acquisto delle fasce più povere della popolazione.
La relativa crescita della domanda dell'1,7% da parte delle famiglie nell'ambito degli acquisti è risultata inferiore all'inflazione dello scorso anno che si è attestata al 2%, ecco spiegato il perché della mancanza di effetti tangibili veri e migliorativi sul potere d'acquisto delle masse, viene spontaneo chiedersi cosa succederà a fine anno 2022 visto che finora l'inflazione sta viaggiano al 6,9% da inizio dell'anno, si crea troppo poco lavoro, per lo più sottopagato e iperflessibile, ed è facile dunque ipotizzare un peggioramento della situazione.
Non può sfuggire il fatto comunque che se il PIL aumenta, qualcuno, al netto dell'inflazione (che certo esiste anche per i ricchi, ma è un altro paio di maniche ovviamente) dovrà pure guadagnarci e non poco.
 
Aumentano le disuguaglianze
Ci riferiamo agli speculatori, ai venditori di armi, ai profitti stellari dei dirigenti e degli azionisti delle aziende del comparto energetico, come abbiamo documentato su "Il Bolscevico", per non parlare delle mafie e degli spasmodici appetiti dei colletti bianchi che non vedono l'ora di mettere le mani sui fondi del famigerato PNRR, in nome e per conto della borghesia, anche criminale, a tutto svantaggio delle masse popolari, che non avranno alcun diritto di parola e di gestione su quei fondi, che spesso e volentieri serviranno a finanziare opere pubbliche sciagurate come l'Alta Velocità e che peraltro, concepiti prima della criminale aggressione nazista del nuovo Zar Putin all'Ucraina, sono fondi comunque del tutto insufficienti nel distribuire ricchezza e "rilanciare il Paese" (semmai i profitti dei padroni) come cianciano i politicanti borghesi di destra e di "sinistra" della disgustosa maggioranza-ammucchiata che sostiene il governo del banchiere massone Draghi, il quale ha peraltro aumentato le spese militari al 2% del PIL, senza ritirare le truppe italiane dai vari scenari di guerra imperialista in cui sono impegnate, esponendo il nostro popolo alle sciagurate rappresaglie dei combattenti islamici antimperialisti, per non parlare della fornitura incostituzionale di armi all'Ucraina che potrebbe trascinare il nostro Paese in una nuova e terrificante guerra mondiale.
Una vera e propria macelleria sociale quella del banchiere massone Draghi alla quale occorrerebbe rispondere con forza fino ad arrivare a buttarlo giù da sinistra e dalla piazza, come il PMLI propone sin dal suo insediamento.
Anche perché, come si vede, le sue misure per contenere la povertà non solo non funzionano, ma la destra della maggioranza preme persino per cancellarle del tutto, cosa che spinge il M5S, come sta facendo in questa tornata elettorale amministrativa e farà certamente alle prossime politiche, a ricattare l'elettorato più povero e percettore della misura (inutile, fuorviante e razzista) e gli elettori più in difficoltà a votare M5S per evitare la soppressione del RdC, cosa che non ha nulla a che fare con la "giustizia sociale" e la "lotta alla povertà" come si vede ampiamente, ma assomiglia ad una forma legale di voto di scambio e di terrorismo psicologico nei confronti delle frange più povere e disperate dell'elettorato, specie del Sud.
Invece di spiegare le loro mille promesse tradite, le giravolte e le infami politiche antipopolari, neofasciste, interventiste, affamatrici, razziste e al servizio dei monopoli italiani e dell'imperialismo dell'Ovest (Usa-Ue-Nato) portate avanti dal 2018 in poi dal M5S a Palazzo Chigi e nelle Città, non avendo più argomenti, liquefatti dall'astensionismo alle varie elezioni intermedie tenute dopo le politiche del 2018, per risalire la china Conte e i suoi utilizzano una vera e propria arma di ricatto elettorale legata al RdC per recuperare almeno in parte il consenso perduto rispetto al 2018, quando furono il secondo partito italiano dopo l'astensionismo.
Che siamo di fronte a una situazione esplosiva non lo dicono solo i dati ma anche eminenti professori borghesi come la sociologa Carla Saraceno in un'intervista a "Il Fatto Quotidiano" del 16 aprile scorso: "..il rischio è di vedere calare i consumi alimentari dei poveri. Confesso che sono terrorizzata (dall'aumento della povertà), mi aspetto un forte aumento. Chi era in difficoltà nel 2021 ora lo sarà ancor di più visto che nulla è cambiato nel mercato del lavoro e nei salari".
Si dice scettica anche sugli aiuti di circa 30 miliardi previsti per calmierare l'aumento delle bollette perché "non bastano nemmeno a contenerne l'aumento non dico a diminuirle". E aggiunge, pur sostenendo il RdC al quale noi siamo e restiamo contrari, che pure vorrebbe migliorare, che è nauseata dalla polemica tra i contrari al RdC i cosiddetti "divanisti" capitanati da Bonomi e dai fascisti in doppiopetto e chi invece lo ritiene uno strumento efficace per combattere la povertà (cosa smentita dai fatti, purtroppo e come volevasi dimostrare) auspicando una riforma dei Centri per l'Impiego mai avvenuta e denunciando una pregiudizio moralistico contro i poveri francamente inaccettabile: "È così da sempre purtroppo, nessuna categoria sociale è oggetto di una denigrazione così sistematica come quella dei poveri"
Frutto marcio aggiungiamo noi della concezione borghese del mondo inculcata dalla scuola e dai mass media borghesi alle masse giovanili e popolari per legittimare la divisione in classi della società e rilanciare l'idea che in fondo se uno è povero in parte è colpa sua perché "non ci ha saputo fare o non ha voglia di lavorare", che poi è lo stesso concetto di chi esalta i borghesi e i capitalisti dicendo che con la loro opera "portano valore aggiunto e hanno realizzato qualcosa mentre altri preferivano divertirsi o non fare niente".
 
La mancanza del lavoro se non precario e mal retribuito
Cosa che porta le masse popolari a dividersi e a un passo dal razzismo, ma soprattutto fuori dalla realtà dei fatti, il lavoro è un diritto, senza milioni di poveri non potrebbero mai esistere un pugno di pescecani capitalisti (con tutti i nessi e i connessi che il capitalismo comporta) e la ricchezza dei capitalisti è un prodotto del plusvalore (cioè della percentuale del lavoro non pagato agli operai e ai lavoratori in generale) da parte dei padroni, che è poi la contraddizione principale che determina il conflitto irresolubile dentro la società capitalista del conflitto tra il capitale e il lavoro, che finirà per travolgere questo immondo ordine sociale vigente.
Si parla molto anche alla luce dei dati Istat del salario orario minimo, peraltro non introdotto, come abbiamo detto non siamo contrari in questo caso in linea di principio, ma il PMLI intende il salario minimo regolato per legge una tutela aggiuntiva, da sommare alla centralità del contratto nazionale e non in sua sostituzione, più la contrattazione di secondo livello (aziendale), non intendiamo copiare modelli anglosassoni o di altri Paesi. Pure la sua monetizzazione è importante perché una cifra tipo quella spagnola (2/3 euro lordi l'ora) non servirebbe a nulla perché già al di sotto di qualsiasi basso salario. Inevitabilmente deve essere adeguato annualmente al costo della vita altrimenti è inefficace. Deve essere esteso a tutte le categorie di lavoratori e tipologie contrattuali, pubbliche e private, perché se si fanno eccezioni alla fine proprio coloro che hanno più bisogno del salario minimo rimarrebbero nuovamente e beffardamente esclusi. Nessun contratto di lavoro può essere stipulato con una retribuzione inferiore al salario minimo stabilito per legge.
Per noi il motore che fa smuovere la società rimane comunque la lotta di classe. Se la classe operaia è consapevole della propria forza e lotta con vigore è evidente che il salario subirà un innalzamento. Se invece è sulla difensiva e si trova sotto l'attacco della borghesia, oltretutto in un momento di crisi economica del capitalismo, irrimediabilmente i lavoratori s'impoveriscono e le retribuzioni di tutti, anche quelle medie e “alte”, scivolano verso il basso, come del resto stanno dimostrando i fatti. E questo avviene che ci sia o non ci sia il salario minimo per legge.
In ogni caso nel ribadire la lotta totale contro il governo Draghi noi marxisti-leninisti ribadiamo nell'immediato la lotta per il Reddito di emergenza di 1.200 euro per tutti i disoccupati e i senza reddito (migranti e casalinghe incluse) per tutta la durata della pandemia, come già detto il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, reso sempre più sicuro da massicci controlli e investimenti pubblici sulla sicurezza, l'intervento massiccio dello Stato nell'economia attraverso fondi appositi su cui le masse abbiano diritto di parola e di gestione, l'abolizione del debito pubblico, una tassazione davvero progressiva sul reddito, i patrimoni e i cosiddetti "extraprofitti", che abolisca progressivamente le imposte indirette e faccia "respirare" nell'immediato il nostro popolo, più tutta una serie di misure di sostegno al reddito e al reale potere d'acquisto della moneta attraverso servizi pubblici e di qualità, a cominciare dalla sanità pubblica, gratuita e senza ticket, il taglio delle spese militari e l'uscita immediata dell'Italia dalla Ue imperialista e dalla Nato.
Per eliminare le infinite "delizie" del capitalismo e delle sue crisi e dell'infinità dei problemi che determina ai popoli di tutto il mondo, il cui vero nemico comune e mortale è appunto l'imperialismo, occorre abolire il capitalismo stesso.
Il che è possibile solo con la conquista del socialismo e il potere politico da parte del proletariato che poi è la madre di tutte le questioni. Il capitalismo e i suoi problemi non sono riformabili, il capitalismo è il problema e va distrutto.

22 giugno 2022