Arrestati a Palermo candidati di FdI e FI per voto di scambio politico-mafioso
Figlio del boss in lista col “centro-sinistra”

 
Nel ricordare il trentesimo anniversario della strage di Capaci avevamo denunciato che Cosa Nostra è ancora operativa anche sul piano elettorale. Rifacendosi a un'intervista all'ex procuratore generale della corte d'appello di Palermo, Roberto Scarpinato, apparsa su Il Fatto Quotidiano del 22 maggio scorso, scrivevamo che “la mafia non ha solo il volto degli assassini esecutori materiali delle stragi, ma innanzitutto quello dei colletti bianchi, anello di congiunzione tra le famiglie mafiose, cioè la borghesia criminale e la borghesia apparentemente 'pulita', i loro servi, cioè i politicanti borghesi di destra e di 'sinistra' e rappresentanti delle istituzioni borghesi di ogni ordine e grado”.
Puntuali sono arrivati gli ennesimmi riscontri. L'8 giugno a Palermo veniva infatti arrestato Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al Consiglio comunale di Palermo per Lagalla sindaco, insieme al boss mafioso Agostino Sansone e al collaboratore di quest'ultimo, Manlio Poretto, tutti e tre con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso.
L'arresto è avvenuto su richiesta della procura della Repubblica di Palermo e su disposizione del giudice per le indagini preliminari del capoluogo siciliano a seguito di una breve indagine nella quale era già emerso con chiarezza che Polizzi - che si era candidato anche alle scorse amministrative in una lista che sosteneva Leoluca Orlando e che in passato era stato anche consigliere provinciale con l'Udc - stava stringendo precisi patti con la cosca mafiosa dell’Uditore, di cui Agostino Sansone è un esponente, per garantirsi il successo alle elezioni amministrative. Sansone è già stato condannato in via definitiva nel 2003 per associazione mafiosa, e il suo nome in passato era stato già accostato a quello di Totò Riina proprio perché il fratello avrebbe dato ospitalità al boss di Corleone durante il periodo di latitanza.
Non si può fare a meno di notare che un personaggio come Polizzi, ora candidato con Forza Italia, in passato ha tentato la fortuna politica con la “sinistra” borghese rappresentata da Orlando e prima ancora con il centro politico rappresentato dall'Udc, a dimostrazione del fatto che Cosa Nostra non solo è operativa sul piano elettorale, ma non guarda in faccia a nessuna formazione politica borghese purché faccia i suoi interessi.
Due giorni più tardi, il 10 giugno, veniva arrestato sempre a Palermo Francesco Lombardo, altro candidato di Fratelli d'Italia per Lagalla Sindaco, dopo l’incontro con il boss mafioso Vincenzo Vella di Brancaccio, anche lui finito agli arresti: anche loro due, tanto per cambiare, sono accusati dalla procura di Palermo di voto di scambio politico mafioso.
Lombardo era già stato eletto consigliere comunale (poi diventato vicepresidente del consiglio) a Villabate in una lista civica “progressista”, ma evidentemente il consiglio comunale di Palermo faceva più gola, e Lombardo non ha esitato a fare il salto della quaglia dal campo progressista a quello nero della Meloni transumando disinvoltamente verso Fratelli d'Italia.
L'uomo con cui trattava il candidato di FdI Lombardo, Vincenzo Vella, è un noto boss mafioso della cosca Brancaccio, già condannato definitivamente nel 1999 per associazione mafiosa, nel 2011 per reati di mafia e con un'ulteriore condanna in primo grado nel 2020 sempre per fatti di mafia. L'accordo di Lombardo con il boss prevedeva che, qualora il candidato fosse stato eletto, avrebbe fatto valere la sua qualifica di geometra per entrare alla commissione urbanistica, dove avrebbe agevolato in ogni modo le attività illecite della cosca mafiosa relative all'urbanistica.
Anche per Lombardo non si può fare a meno di notare la disinvoltura con cui è passato negli anni dalla lista “progressista” di Villabate al partito neofascista della Meloni: la mafia non guarda il colore della politica borghese, guarda soltanto i propri interessi e trova i propri interlocutori in ogni settore della politica borghese.
Anche il 'centro-sinistra', del resto, ha molto da farsi rimproverare quanto a contiguità con la mafia: Nicola Piraino, ad esempio, candidato al consiglio della sesta circoscrizione di Palermo con la lista Progetto Palermo del candidato sindaco Franco Miceli, la mafia ce l'ha addirittura in casa, perché suo padre, l'ultrasettantenne Biagio Piraino, è in custodia cautelare dal 2020 con l'accusa di essere un elemento di spicco del mandamento mafioso Noce-Cruillas.
Nicola Piraino, tra l'altro, è un militare dell'esercito, e il problema si sposta dalle istituzioni politiche a quelle militari, perché è evidente che se il figlio di un noto mafioso è stato arruolato nelle forze armate evidentemente qualcuno (o, per meglio dire, parecchi) con indosso l'uniforme qualche piccola distrazione devono averla avuta per consentire il concreto rischio che la mafia potesse agire anche nelle caserme.

22 giugno 2022