Colpita al cuore la libertà di stampa e di espressione
Londra consegna Assange agli Usa
Il fondatore di Wikileaks rischia 175 anni di carcere per spionaggio

 
Lo scorso 17 giugno, dopo che il tribunale di Londra aveva formalmente autorizzato l'estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, il ministro dell'interno del Regno Unito, Priti Patel, ha dato il suo assenso all'estradizione negli Stati Uniti dove rischia 175 anni di reclusione per spionaggio, un atto politico, quello del ministro britannico, che appariva del resto scontato per non deludere il potente alleato americano.
Ora quindi rischia di avvicinarsi la consegna materiale al governo degli Stati Uniti di Assange, detenuto ormai dal 2019 nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh proveniente dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove si era rifugiato nel 2012 per evitare l'estradizione verso gli Stati Uniti.
Eppure c'è ancora un filo di speranza per evitare il peggio, perché la normativa britannica prevede due settimane dalla decisione della Patel per appellarsi nuovamente alla Corte suprema britannica e, laddove necessario, in ultima istanza alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Se anche questi due ricorsi non dessero esito positivo, il destino dell'attivista australiano sarà segnato e sarà consegnato agli Stati Uniti.
Assange teme per la propria vita e sua moglie ha recentemente dichiarato che lo stesso attivista disporrebbe di prove, da produrre in uno dei due prossimi ricorsi, che dimostrerebbero che la CIA statunitense avrebbe cercato di assassinarlo con il veleno quando era ancora rifugiato dentro l’ambasciata ecuadoriana a Londra.
In un proprio comunicato ufficiale l'organizzazione WikiLeaks, fondata dallo stesso Assange nel 2006, ha dichiarato che “oggi è un giorno buio per la libertà di stampa e la democrazia britannica. Chiunque in questo Paese abbia a cuore la libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente del fatto che il ministro dell’Interno abbia approvato l’estradizione di Julian Assange negli Stati uniti, il Paese che ha complottato il suo assassinio”.
L’estradizione, infatti, metterebbe a rischio la libertà di stampa nell'intero pianeta e manderebbe un messaggio pesantissimo ai giornalisti di inchiesta di tutto il mondo affinché non si occupino del malaffare degli Stati Uniti, cosa che aveva fatto con successo WikiLeaks, che tra il 2010 e il 2011 aveva pubblicato oltre settecentomila documenti riservati i quali dimostrano che le forze armate degli Stati Uniti, insieme a quelle degli Stati satelliti comprese le forze armate italiane, hanno commesso crimini di guerra in Iraq e Afghanistan uccidendo complessivamente almeno 66mila civili innocenti, compresi giornalisti, e torturando un numero elevatissimo di persone.
L'Australia, di cui Assange è cittadino, non ha mosso un dito per soccorrerlo in questa persecuzione, e anche altri Paesi, tra i quali la Svezia, si sono contraddistinti nel montare ad arte false accuse di violenza sessuale rivelatesi totalmente destituite di fondamento, mentre la Gran Bretagna ha fatto di tutto per compiacere il capobastone del mondo capitalista, gli Stati Uniti. Nemmeno il governo italiano si è mosso, ed è evidente, in quanto numerosi files pubblicati da WikiLeaks dimostrano che, quantomeno, le forze armate italiane erano informate insieme al nostro governo dei massacri di civili.
La veridicità delle pubblicazioni di WikiLeaks è provata dal fatto che mai nessuno dei giornalisti che ha rilanciato tali rivelazioni è mai stato condannato, o anche solo incriminato, in base alle leggi vigenti sul diritto di cronaca, per cui il processo che gli Stati Uniti vogliono inscenare contro Assange è un vero e proprio processo farsa il cui obiettivo è tappare la bocca ai giornalisti investigativi di tutto il mondo affinché non parlino delle nefandezze perpetrate dagli Stati Uniti e dai suoi Stati satelliti, tra i quali c'è anche l'Italia, e lo stesso ovviamente vale per qualsiasi altra cordata imperialista.
Solidarizzaiamo con Julian Assange e sosteniamo ogni mobilitazione che abbia come obiettivo sia l'impedimento alla sua estradizione verso gli Stati Uniti, dove andrebbe incontro a un processo provocatorio, sia la sua scarcerazione, affinché egli possa continuare, da uomo libero, la sua battaglia di verità, come ha già ampiamente dimostrato di fare.
 

29 giugno 2022