Presidio a Roma per il ritiro del ddl Gelmini sull'Autonomia differenziata

Il 22 giugno centinaia di manifestanti hanno preso parte al presidio di protesta organizzato dal Tavolo per il NO all’Autonomia Differenziata sotto la sede del Dipartimento degli Affari Regionali a Roma dove la ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini insieme ai governatori fascioleghisti di Lombardia e Veneto, Fontana, e Zaia, e dell'Emilia Romagna, il piddino Bonaccini, ha presentato l’ultima bozza del disegno di di legge (ddl) sull’Autonomia Differenziata da sottoporre all'approvazione del Consiglio dei ministri e poi al parlamento entro la fine di luglio.
Un ddl di chiaro stampo federalista, privatistico e neofascista che punta a disgregare ulteriormente lo Stato unitario attraverso l'attribuzione di ben 23 deleghe ai presidenti di Regione per legiferare su temi che riguardano la Scuola, i Trasporti, l’Ambiente, i Rifiuti, l’approvvigionamento di energia, di acqua e di tutti i servizi pubblici, compresi gli asili nido e l’assistenza sociale.
Un processo di privatizzazione che avrà effetti devastanti sulle condizioni di lavoro, di vita e di salute delle masse lavoratrici e popolari di tutto il Paese avviato da un governo di “centro-sinistra” con alla testa da Gentiloni il quale firmò un patto palesemente incostituzionale con Zaia, Bonaccini e Fontana nel febbraio del 2018, che già prevedeva la distribuzione della spesa pubblica tra le regioni in base alla popolazione e al Pil e sottraeva alla potestà del parlamento agli accordi Stato-Regione.
Sull’esempio, e sullo scempio, di quanto è stato fatto negli anni passati col Sistema sanitario nazionale pubblico che è stato completamente smantellato, (specie nelle regioni più povere del Sud che hanno subito tagli e commissariamenti a raffica) spezzettato in 21 Sistemi Regionali e infine dato in pasto ai privati che si sono accaparrati i settori di eccellenza più lucrosi specie al Centro-Nord per accrescere i profitti e perciò incapaci di garantire la salute e cure mediche per tutte/i, come ha drammaticamente dimostrato la pandeminia da coronavirus, in barba all’articolo 32 della Costituzione.
Una situazione a dir poco scandalosa con alla testa proprio il cosiddetto “fiore all'occhiello” della sanità lombarda e gli esempi di corruzione Formigoni e don Verzé, quest’ultimo deceduto prima di finire condannato, che al San Raffaele, nel cui CDA siedono fra gli altri anche gli ex ministri Angelino Alfano (berlusconiano pentito) e Robero Maroni (Lega), hanno fatto soldi a palate speculando sulla salute dei ricoverati e dei malati e nonostante siano finiti in carcere ora ci tocca pure manterli a comincire proprio dal pregiudicato Formigoni al quale le cosche dei partiti che siedono in parlamento hanno ripristinato il pagamento del vitalizio da ex parlamentare e ex governatore.
Non a caso, nella dichiarazione del Tavolo per il NO all’Autonomia Differenziata che annunciava il presidio del 22 giugno e la successiva assemblea on line per il 24, fra l'altro si legge: “Difficilmente si poteva immaginare un Disegno di Legge così devastante come quello che è trapelato in questi giorni.
Noncurante delle conseguenze disastrose della prima regionalizzazione che sono emerse in modo drammatico con la pandemia, in un momento nel quale la guerra in Ucraina sta accentuando l’esplosione della crisi economica e le disuguaglianze sociali e territoriali, questo testo ha qualcosa di paradossale, perché va ben oltre, e contrasta persino, i limiti che una commissione di costituzionalisti incaricata dalla stessa Gelmini aveva indicato per l’Autonomia Differenziata.
Composto da cinque articoli, il Disegno di Legge delinea una procedura che esautora il Parlamento da ogni potere reale in merito alle Intese tra Stato e Regioni che richiedono l’AD, limitando l’azione delle Camere a pura consultazione, da esprimere in tempi contingentati (un mese), senza possibilità di ascoltare pareri che non siano quelli dei Presidenti di Regione, con un voto finale senza possibilità di emendamenti;
non esclude alcuna delle 23 materie richieste dalle Regioni, contro il parere della Commissione Gelmini che invitava invece a lasciar fuori la scuola e la sanità. Addirittura per materie come l’ambiente si andrebbe incontro ad una immediata regionalizzazione;
precisa che per scuola, sanità, assistenza e trasporti si debbano prima definire i LEP, salvo poi lasciare spazio all’avvio dell’AD anche senza nelle righe successive;
prevede che le risorse finanziarie per le Regioni “differenziate” siano inizialmente determinate tramite la “spesa storica”, cioè consolidando l’aberrante meccanismo che ha portato già oggi alle più gravi distorsioni e differenziazioni territoriali. Nello stesso tempo, passato il “primo periodo”, prevede di istituire tributi propri delle Regioni e/o trattenere parti dei tributi maturati a livello regionale. Di fatto, si aprirebbe così la strada, nel primo caso ad una sovra-tassazione nelle Regioni ad Autonomia differenziata, nel secondo alla sottrazione di fondi alle altre Regioni. Infine, si fanno salvi gli atti finora presentati, dunque le ‘tre regioni’ Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna possono già partire, non appena la legge sarà approvata.
Va detto chiaramente: questo DDL realizza il peggio di tutto ciò che è stato ipotizzato in questi anni. Si va infatti dallo svuotamento della democrazia parlamentare al concedere pieni potere alle Regioni in quasi tutti i campi della vita economica e sociale, fino al creare le condizioni per uno scontro tra aree del Paese.
Avvistiamo concretamente il rischio di passare da una Repubblica parlamentare ad una fondata sugli accordi tra governo e Regioni, al di sopra e contro qualunque dialettica democratica”...
Stop al DDL Gelmini! Che non sia mai portato in discussione al Consiglio dei ministri, che venga subito rigettato da tutte le forze politiche e i parlamentari che hanno a cuore l’unità della Repubblica!
Al Tavolo No Ad e al presidio hanno aderito numerosissime sigle di associazioni sindacali, politiche, civili, riviste, siti di informazione e movimenti.

29 giugno 2022