L'armata neonazista del nuovo zar Putin fa strage di civili a Odessa, Bilhorod-Dnistrovsky e a Sloviansk, bombarda Kiev e conquista Lysychansk. Cacciata dall'Isola dei serpenti

 
Si è aperta una nuova settimana di guerra nella quale continuano i bombardamenti sulle città ucraine e le conseguenti stragi di civili. Oltre a quella che ha riguardato l'abbattimento del centro commerciale di Kremenchuk, dove hanno perso la vita almeno 29 persone (60 i feriti), pesanti bombardamenti hanno riguardato anche il distretto di Bilhorod-Dnistrovsky, nell'oblast di Odessa, dov'è stato colpito un condominio residenziale di 9 piani e un centro ricreativo. I missili hanno ucciso altri 19 civili e provocato oltre 38 feriti. Il presidente ucraino Zelensky, ha affermato che anche questo episodio pochi giorni dopo il bombardamento del centro commerciale, è un vero e proprio atto di terrorismo, e continua a chiedere l'espulsione della Russia dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Il segnale che l'offensiva russa continua a tenere sotto pressione tutto il Paese e non solo il Donbass è testimoniato dal raid che ha colpito un complesso residenziale nella capitale Kiev, provocando almeno un morto e sei feriti, il tutto poche ore prima che in Germania iniziasse il G7.
Attacchi zaristi anche a Topolivka e nelle aree settentrionali di Vovchoyarivka, Maloryazantsevo e Pavlohrad, così come a Ruska Lozova, Perepod, Verkhniy Saltiv, Zamulivka, Volobuivka, Milova, Protopopivka, Pytomnyk, Prudyanka, Nortsivka, Karkiv (dov'è stata colpita una scuola) e Mazanivka, bombe a grappolo anche sull'area portuale di Mykolaiv, segno di uno spietato assedio che non conosce flessioni o rallentamenti. Allo stesso tempo i soldati ucraini hanno fermato l'avanzata del nemico in direzione di Loskutivka e di Prudyanka stessa costringendolo a ritirarsi, oltre ad aver colpito l'aeroporto di Melitopol, oggi sotto il controllo russo, e ad aver distrutto il ponte che collega la città a Tokmak usato dalle truppe di Mosca.
Anche Amnesty International ha affermato che, prove alla mano, non c'era alcuna indicazione che il teatro di Mariupol bombardato il 16 marzo scorso quando persero la vita 300 civili, fosse una base operativa per soldati di Kiev; era invece un noto rifugio per civili in cerca di protezione dopo settimane di incessanti bombardamenti, che è stato oggetto di un crudele crimine di guerra delle armate zariste. A Mariupol è stata scoperta una nuova fossa comune con all'interno i corpi di altre 100 vittime.
 

Lysychansk cade nelle mani zariste
Con missili e bombe capaci di radere al suolo l'ennesima città, l'ultimo bastione dell'Ucraina nella provincia orientale di Luhansk è stato conquistato dai soldati russi. Il leader ceceno Kadyrov e soprattutto il ministro della Difesa russo Serghey Shoigu, hanno infatti affermato che l'esercito occupante è riuscito a prendere il controllo totale città di Lysychansk. Una conquista non indolore per Mosca che ha subito numerose perdite, eppure nessun sacrificio importa al nuovo zar Putin quando si parla di riportare in auge l'impero zarista, sia pur sterminando le popolazioni ucraine e riducendo a cumuli di macerie le città conquistate. Sale infatti a 38mila il totale dei soldati russi uccisi dall'inizio della guerra, mentre il bilancio ancor più tetro dei bambini ucraini morti ad oggi è a 344.
Il presidente Zelenskyy ha voluto però rassicurare il suo popolo annunciando che le truppe ucraine torneranno a Lysychansk grazie alla tattica e alla fornitura di armi moderne: "Proteggiamo la vita dei soldati e del nostro popolo – ha detto -. Ricostruiremo le mura e riconquisteremo la terra e questo vale anche per Lysychansk dove torneremo grazie alle nostre tattiche, aumentando la fornitura di armi moderne".
 

L'Ucraina non si arrende e continua a combattere
E Mentre Lysychansk cade in mano ai russi, il fronte del Donbass si sposta nella regione di Donetsk. Sloviansk, dove sono inziati i bombardamenti che hanno colpito un mercato ed ucciso 6 civili, si prefigura come il nuovo sanguinoso teatro del conflitto.
Di contro, le forze russe di occupazione hanno lasciato l'Isola dei Serpenti, un punto strategico molto importante per il controllo del mar Nero, come affermato dal presidente ucraino Zelensky. All'indomani del ritiro delle truppe zariste, una coppia di velivoli russi ha sganciato bombe al fosforo sull'isolotto tornato sotto la giurisdizione di Kiev, senza fortunatamente causare vittime.
 

Putin non si accontenta del Donbass e mette nel mirino tutto il Mar Nero
Il neozar Putin continua ad affermare che “l'operazione speciale” - come chiama lui questa sporca guerra di aggressione imperialista -, fila secondo i piani, ma nessuno tranne gli addetti ai lavori di Mosca sa con certezza quali siano in realtà; secondo il consigliere del ministro degli Interni dell'Ucraina, Vadym Denysenko, che l'ha dichiarato a Rbc Ucraina, "L'obiettivo chiave degli occupanti in Ucraina non è in realtà il solo Donbass, ma Odessa e il pieno controllo del Mar Nero".
Ma naturalmente il Governo di Kiev, il suo esercito e il suo popolo non arretrano di un millimetro la loro eroica resistenza, supportati anche da una indagine effettuata dall'Istituto nazionale di Kiev, riportato da Ukrainska Pravda, secondo la quale l'89% degli ucraini ritiene che l'unico scenario accettabile per la fine della guerra sia il ritorno di tutti i territori all'Ucraina, compresi Crimea e Donbass.
 

Negoziati ancora al palo
Nulla di nuovo sul fronte delle trattative che non riprendono.
Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, l'Ucraina "deve capire le condizioni della Russia, accettarle, sedersi a un tavolo negoziale, e firmare un documento". A lui ha replicato il consigliere del presidente ucraino Zelensky, Mykhailo Podolyak, con un secco: "Cessate il fuoco. Ritiro delle Z-truppe (di Mosca, ndr ). Ritorno dei cittadini deportati. Estradizione dei criminali di guerra. Meccanismo di risarcimenti. Riconoscimento dei diritti sovrani dell'Ucraina. La controparte russa conosce bene le nostre condizioni. Il capo di Peskov non deve preoccuparsi, verrà il tempo e le registreremo sulla carta".
 

L'espansionismo Nato e le minacce di Putin
Dopo l'ingresso di fatto di Stoccolma ed Helsinki nella Nato avallato dalla firma del memorandum di condizioni siglato dai due Paesi e dal presidente fascista Erdogan (salvo improbabili rifiuti di estradizione dei membri del PKK che Ankara considera terroristi), il nuovo Zar di Russia Putin ha dichiarato alla TV russa che Mosca risponderà allo stesso modo se la Nato dispiegherà truppe e infrastrutture nei due Paesi scandinavi.
Insomma una minaccia non troppo velata all'espansionismo Nato, suggellata dalla frase "devono capire che prima non c'era alcuna minaccia, mentre ora se i contingenti militari e le infrastrutture saranno dispiegati lì dovremo rispondere in modo simile e creare eguali minacce per i territori da cui vengono minacce nei nostri confronti (…) Tra noi è andato tutto bene, ma ora potrebbero esserci delle tensioni. Di certo ci saranno: è inevitabile se c'è una minaccia per noi ".
Ma il segretario Stoltemberg stesso, che ha benedetto l'ingresso dei due Paesi scandinavi, al vertice 2022 dello scorso 30 giugno ha ribadito un maggiore impegno della Nato su ogni fronte, in particolare proprio sull'appoggio all'Ucraina e, più in generale, nel rafforzamento dei contingenti militari in tutta Europa.
Se a ciò si assomma anche la dichiarazione del leader filoputin bielorusso, Lukashenko che si è dichiarato pronto ad entrare in guerra qualora l'Ucraina lo attaccasse in qualche modo, si fanno ancora più marcati i rischi che l'aggressione imperialista russa a Kiev possa trasformarsi in una vera e propria terza guerra mondiale.
Butta benzina sul fuoco anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un commento sul sito web del ministero a proposito di alcuni attacchi con droni sul territorio russo: “Queste azioni del regime di Kiev non sono solo coordinate con i suoi alleati occidentali, ma sono anche probabilmente suggerite da loro. Questo viene fatto per sollecitare i nostri contrattacchi dello stesso tipo e per continuare ad alimentare l'isteria anti-russa (…) Chi agisce in questo modo deve sapere che se le provocazioni continueranno, le conseguenze saranno negative". I neonazisti russi hanno una faccia di bronzo senza pari: raddoppiano le minacce all'indirizzo degli ucraini aggrediti perché non piegano la testa e osano rispondere colpo su colpo alle azioni militari dei criminali aggressori.

6 luglio 2022