È successo all'attrice fiorentina Gaia Nanni
Insultata, calunniata e minacciata per aver raccontato l'odissea del proprio aborto sulla sua pagina di Facebook
Solidarietà del Comitato provinciale di Firenze del PMLI

Redazione di Firenze
“Rea” di aver raccontato attraverso la sua pagina Facebook del proprio aborto, avvenuta qualche anno fa, per condannare la “mostruosa sentenza della Corte suprema Usa” che dopo 50 anni ha annullato la sentenza che garantiva alle donne statunitensi il diritto costituzionale all'interruzione di gravidanza, e si ritrova la macchina cosparsa di rifiuti oltre la pagina Fb innondata di insulti, calunnie e minacce.
È quanto è successo a Gaia Nanni, attrice di Firenze. “Io sono di Firenze e abortire a Firenze non è stato per nulla facile”. Così, in una lettera aperta ricorda il suo percorso di interruzione di gravidanza.
Gaia ricorda che la sua ginecologa era obiettore di coscienza e pertanto, per procedere all’interruzione di gravidanza, serviva la firma di un medico terzo che accertasse la volontà della donna. Così è partito un iter piuttosto lungo: “Faccio più incontri con una psicologa ed una assistente sociale – racconta l'attrice - che alla fine della prima seduta mi dice 'vede, lei è emotivamente scossa. Piange. Non siamo sicure che lo voglia davvero. Rifissiamo un altro appuntamento'. E passano i giorni. Che sembrano mesi. Le settimane, anni”. Poi, aggiunge, “arrivo alla benedetta firma con annessa ecografia che attesti la gravidanza in corso. Il medico mi fa sdraiare. Non mi guarda in faccia. Non parla con me. Si gira verso la specializzanda e dice mentre mi visita: 'Questa ha l’utero retroverso'. Da quel momento Quella - che sono io - finisce in ambulatori e stanze dove si mettono al mondo bambini, accanto a chi chiama la futura nonna e a chi ha già scelto il nome e te? E Quella? Io no. Non mi chiedono un numero di telefono. Non mi chiedono se avessi un accompagnatore all’accettazione”. L’attrice sottolinea che sono passati anni da allora ma “il dolore di quello che è stato non ve lo racconto, l’unico balsamo sarebbe non farci passare nessuna altra donna da quell’iter disumano. Oggi che tutti ci indigniamo, giustamente, per la mostruosa sentenza della Corte suprema Usa sull’aborto, ho voluto raccontarvi questa storia – concludendo - perché rendere difficile l’applicazione di un diritto equivale a negarlo”.
Da qui l'attrice è stata bersaglio di insulti, minacce (“assassina, speriamo che tu muoia” i più ricorrenti) fino ad arrivare a sfregiare l'auto, un'intimidazione di stampo clerico-fascista, cospargendola di immondizia. “Ho trovato la mia macchina cosparsa di immondizia e ho capito che davvero in Italia di alcune cose non si può parlare. Ho sopravvalutato il mio paese, che quando giudica i vicini oltreoceano pare Pinco ma che alla fine resta un feudo medievale. Si tutela l'embrione e si augura la morte a quella che lo porta in grembo se non si comporta secondo i dettami stabiliti”.
Tante i messaggi di solidarietà arrivati all'attrice, anche il PMLI attraverso il Comitato provinciale di Firenze ha inviato la propria “Cara Gaia, ti vogliamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà per gli attacchi e le intimidazioni di stampo fascista con cui hanno cercato di farti pagare le tue dichiarazioni a difesa dell'aborto.
Sei stata coraggiosa, in questo momento in cui l'aborto è sotto attacco, rendendo pubblico il tuo vissuto, ripercorrendo e denunciando il “percorso medico offensivo” per cui “a Firenze non è per nulla facile abortire” e l'aborto “un diritto ostacolato”, condividendo e dando voce a tante altre donne che hanno dovuto affrontare un percorso simile.
Stai così contribuendo a far crescere il movimento e le lotte delle donne per i propri diritti.
Battaglie in cui da sempre ci siamo impegnati con convinzione, inquadrandole nella battaglia generale per la piena emancipazione delle donne e la conquista del socialismo. Il Comitato provinciale di Firenze del PMLI”.
Gaia ha avuto il coraggio di denunciare l'iter composto da mille ostacoli, nonostante la 194 in vigore, a cui tantissime donne, specie giovanissime, sono costrette a affrontare per abortire: “la colpevolizzazione da parte di chi non approva la scelta” come ha voluto sottolineare la Nanni, a partire proprio dai medici e dal personale paramedico obiettori, presenti nelle strutture come i consultori o gli ambulatori preposti alla 194. Le lunghe attese, le visite incessanti, le ecografie fatte apposta in maniera che la donna possa vedere il battito del cuore del feto, tutte “manovre” subdole per innescare quel senso di colpa nella donna che vuole abortire con l'intento di farla ricredere.
Contro la crociata antiabortista che coinvolge non solo l'America ma anche il nostro Paese, ricordiamo non ultima quella della giunta piemontese Cirio che offre 4.000 euro alle donne che rinunciano ad abortire, dobbiamo rispondere con forza, iniziando a partecipare alle manifestazioni e sit-it di protesta che si terranno in molte città italiane indette da Non Una di Meno per venerdì 8 luglio con la parola d'ordine “Vogliamo l'aborto libero sicuro e gratuito in tutto il mondo! If abortions aren't safe neither are you!”

6 luglio 2022