Stato di emergenza per la siccità
Le responsabilità governative e delle istituzioni per la mancata prevenzione

 
Lo ammette perfino il governo del banchiere massone Draghi tramite il Ministro delle politiche agricole, Stefano Patuanelli del M5S, che il nostro Paese è sostanzialmente in stato di emergenza: ''Tutta l'Italia presto in zona rossa per la siccità. La situazione è drammatica”.
Patuanelli aggiunge "nel corso delle prossime settimane ci aspettiamo che quasi tutto il Paese entri in zona rossa", perché "le aree cosiddette rosse, quelle in cui c'è una diminuzione dei livelli dei fiumi e dei laghi e dove la risorsa idrica sta mancando, si stanno allargando sempre di più" e annuncia interventi "anche in centri abitati di dimensioni maggiori".
La situazione più grave per ora è al Nord, iniziando dal Piemonte e fino al Friuli-Venezia Giulia. Sconvolgenti le immagini della diminuzione dell'acqua dei fiumi e dei laghi, in particolare del Po con alcuni dei suoi affluenti completamente in secca, come il Brenta.
Letteralmente in ginocchio il settore agricolo, in particolare le piccole e medie imprese, ma la scarsità d'acqua diventa un problema concreto anche per l'uso quotidiano da parte dei cittadini, con tanto di misure d'emergenza adottate dalle varie amministrazioni comunali.
Ormai ovunque ci sono ordinanze comunali come quella del comune di Piacenza per la limitazione dell'uso di acqua potabile, il cui uso extra-domestico è vietato nel territorio e in particolare per innaffiare orti, giardini e auto, tra le 8 e le 21.
A Udine un contatore digitale per "un'efficace e corretta lettura" dei consumi idrici è stato installato con la supervisione del Comune in un campo nomadi alla periferia nord-est della Città, a fronte di "consumi anomali" d'acqua registrati negli anni scorsi nel campo, provvedimento che ci sembra fuorviante e francamente razzista.(Va a finire che l'emergenza idrica è colpa dei nomadi).
Stefano Bonaccini, presidente Pd dell'Emilia Romagna, ha affermato che l'Autorità del bacino del Po pretende un calo del 20% di prelievi per continuare l'irrigazione e quindi portare a compimento il raccolto, ed anche in questo caso la Regione ha invitato già tutti i Comuni a emettere ordinanze – già attive in diversi territori - per ridurre l'utilizzo dell'acqua potabile nei servizi non indispensabili.
Iniziativa che tra l'altro sta adottando anche la Regione Toscana. Il sindaco di Livorno, ha aggiunto una sanzione dai 100 ai 500 euro per chi viene sorpreso ad usare l'acqua potabile non per usi domestici. Sanzioni introdotte anche dai primi razionamenti previsti dal governatore veneto, il fascioleghista Luca Zaia, che ribadisce la necessità "dell'adozione di regole, che sono anche dettate dal buonsenso, per il non spreco delle risorse idriche" e parla anche lui di una "situazione drammatica".
In Lombardia – regione che al pari dell'Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli, Veneto, Umbria e Toscana al momento in cui scriviamo ha già dichiarato lo Stato di Emergenza - il presidente fascioleghista Attilio Fontana ha chiesto ai cittadini di "fare uso parsimonioso dell'acqua" e dopo la riunione con il capo della Protezione civile, Curcio, ha commentato: "Stiamo vivendo una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni".
Situazione gravissima anche in Piemonte, Valle d'Aosta (che ha rifiutato di concedere aiuti proprio al vicino Piemonte) e in Trentino-Alto Adige, dove in alcuni comuni è scattato il divieto di uso di acqua potabile dalle 23 alle 6 del mattino, come in altri comuni del Piemonte stesso.
Complice il grande caldo poi i problemi si spostano inesorabilmente verso Sud, ed in generale governatori e sindaci hanno chiesto a gran voce un intervento ad hoc del Governo che si sta traducendo nella nomina di un Commissario straordinario per il contrasto e la prevenzione della siccità.
Il provvedimento coinvolge i ministeri della Transizione Ecologica, delle Politiche Agricole, della Pubblica Amministrazione, degli Affari Regionali e dell'Economia e sarà esaminato dal consiglio dei ministri.
Una soluzione, quella delle nomine straordinarie emergenziali che negli anni abbiamo visto spuntare più volte, promosse in maniera pomposa e dotate di esperti e di sostanziose risorse, ma che mai hanno centrato davvero gli obiettivi che – almeno sulla carta – si erano posti.
Anche l'emergenza Covid ha evidenziato che, laddove i problemi sono datati e consolidati, le infrastrutture insufficienti e quelle poche esistenti logore e mal gestite dai privati, nulla possono i “supereroi” della borghesia coi loro piani straordinari emergenziali. Piani che possono aggirare non solo ogni ostacolo burocratico, ma anche regole e leggi ambientali o d'altra natura (al di fuori – sulla carta - della legge penale, antimafia, al codice dei beni culturali ed i vincoli legati all'appartenenza UE), se intralciano gli obiettivi da raggiungere.
In questo quadro, e ancora una volta il Covid ma anche i terremoti d'Abruzzo e dell'Emilia l'hanno ampiamente dimostrato, le speculatori ed il malaffare si leccano i baffi e si tuffano a capofitto traendo profitti enormi sulla pelle dell'interesse pubblico e dell'ambiente, mentre il problema, quello vero, rimane.
In realtà a questa terribile situazione ci ha condotto questo sistema economico capitalista: la legge del massimo profitto che sta devastando l'ambiente da decenni senza che stati borghesi imperialisti di ogni risma e colore e organismi internazionali strumento dell'imperialismo abbiano mai preso misure adeguate quanto meno a contenere o ridimensionare i cambiamenti climatici che sono la causa principale della siccità, oltreché a causare disastri come quello che in questi giorni ha colpito la Marmolada dove un pezzo enorme del ghiacciaio si è staccato ed ha travolto decine di escursionisti. Nel momento in cui scriviamo sono 7 i morti accertati, 8 i feriti e 13 i dispersi.
Per non parlare in Italia delle responsabilità politiche dei governanti borghesi di destra e di ''sinistra'' al servizio dei monopoli e della Ue imperialista, sempre pronti a portare avanti micidiali politiche economiche, sociali e ambientali che hanno finito solo con l'aggravare la situazione idrica nel nostro Paese, che si acuisce in piena pandemia e in piena crisi economica e commerciale, con tanto di iperinflazione e di rischio di guerra mondiale tra i vari imperialismi per il dominio del mondo.
All'acqua (che dovrebbe essere pubblica alla luce dello schiacciante e disatteso referendum del 2011) è sempre stata riservata una politica di privatizzazione, di scarsa manutenzione degli impianti e di vera e propria incuria, basti pensare alle tante abitazioni civili, specie nel Meridione, in cui l'acqua potabile non arriva affatto, il mancato stanziamento di fondi per modernizzare e riparare la rete idrica, mentre i fondi per le spese militari, funzionali agli appetiti imperialisti dei monopoli italiani e dei venditori di armi si trovano sempre e vengono puntualmente aumentati.
Non è possibile in nessun modo pensare anche solo di mettere una toppa al problema pensando alla chiusura dei rubinetti nelle ore notturne o persino diurne, così come non sarà l'ennesimo Commissario straordinario plenipotenziario a risolvere una questione divenuta via via negli anni sostanzialmente strutturale. Per contrastare e vincere la siccità e tutto ciò che ne consegue servono massicci investimenti per ammodernare le infrastrutture, basti pensare che dalle perdite delle tubature oggi sprechiamo oltre il 40% dell’acqua. Si perdono quindi 42 litri ogni 100 nel tragitto verso i rubinetti di casa. Questo aspetto è già contenuto nel famigerato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e prevede un investimento di 2 miliardi entro il 2026 (4 in totale), ma è una misura del tutto insufficiente e che peraltro diventerà operativa solo a partire dal settembre del 2023.
Come abbiamo ribadito con forza al 5° e ultimo Congresso nazionale del PMLI, nel dicembre 2008: ''L'acqua è il principio della vita, niente può sostituirla. La sua penuria è la dimostrazione che il capitalismo produce solo scarsità e morte. In meno di venti anni la disponibilità di acqua pro capite è diminuita di un terzo, nei prossimi venti anni diminuirà di un altro terzo. Al ritmo attuale oltre la metà della popolazione mondiale non avrà accesso all'acqua potabile entro i prossimi venti anni. Le cause sono la siccità, la desertificazione, l'inquinamento, l'impoverimento delle falde sotterranee, la salinizzazione degli estuari, l'alterazione del ciclo delle acque dovuto all'aumento delle temperatura. La diseguale distribuzione dell'acqua potabile e dei servizi è una ecatombe per il Terzo mondo: un miliardo e quattrocento milioni di persone che non hanno accesso ad acqua sicura, due miliardi e 400 milioni di persone che non dispongono di impianti igienici adeguati, 2 milioni e 200mila persone, circa 6 mila bambini al giorno, che muoiono a causa di malattie legate alla scarsa igiene dell'acqua. In pratica l'80% delle malattie presenti nei paesi poveri è causato dall'acqua non potabile e da impianti igienici carenti.
La colpa di questo disastro è della "globalizzazione" capitalista e imperialista, aggravata dalle selvagge politiche neoliberiste di rapina, saccheggio e sfruttamento, proposte e praticate attraverso le istituzioni preposte dall'imperialismo mondiale, quali l'FMI, la Banca mondiale, il WTO, al fine di mettere il loro lucchetto ai mari, fiumi e laghi dell'intero pianeta. È opera di questi vampiri la subordinazione della concessione di prestiti a paesi poveri in cambio della gestione dei servizi idrici a società private estere che controllano l'acqua in gran parte dei paesi del mondo. Esse cercano cinicamente di approfittare della penuria d'acqua per trasformarla in un oggetto di mercato, facendo delle privatizzazioni delle fonti e dei servizi la leva del loro dominio. La liberalizzazione e la privatizzazione su scala planetaria dei servizi idrici sta avvenendo a ritmo sostenuto attraverso la trasformazione della personalità giuridica dell'ente gestore, da pubblica a Spa privata, operante con le regole e le finalità del mercato capitalista e dove il pubblico, anche se mantiene la maggioranza del pacchetto azionario, diviene un imprenditore privato, la cui finalità principale è quella dei dividendi e della conquista di nuovi mercati...''
La crisi idrica, come quella ambientale in generale, essendo dunque un prodotto dell'imperialismo potrà essere risolta definitivamente solo con il socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato.
In questo quadro, come facciamo da sempre, occorre creare un ampio fronte unito per buttare giù da sinistra e dalla piazza questo nero governo e questo regime, unendo le lotte per la difesa e la tutela dell'ambiente a quella più generale per la conquista del socialismo, come fra l'altro abbiamo ribadito con il Documento dell'Ufficio Politico del PMLI del 15 marzo 2019 ''Lettera aperta alle ambientaliste e agli ambientalisti'', quanto mai attuale, al quale rimandiamo.
Nell'immediato occorre unirsi per (dal ''Nuovo Programma d'azione''):
396) Piani straordinari con relativa copertura finanziaria per garantire in quantità sufficiente l'afflusso e i rifornimenti dell'acqua potabile in tutti i centri abitati, specie al Sud e nelle Isole.
397) Adeguare e potenziare gli impianti municipali di depurazione dell'acqua che garantiscano condizioni di massima sicurezza igienica di potabilizzazione e pressione sufficiente nelle tubature dell'acquedotto.
398) Analisi periodiche e batteriologiche, da parte delle amministrazioni comunali, dell'acqua potabile e pubblicizzazione dei dati risultanti.
399) Ammodernare e garantire la manutenzione delle reti idriche per garantire l'igiene ed evitare perdite e sprechi.
400) Individuare nuove falde acquifere, creare invasi appositi per la raccolta di riserve d'acqua e il rifornimento adeguato dei centri urbani.
401) Piani straordinari per risanare e disinquinare i grandi fiumi, a partire dal Po, l'Arno e il Tevere, risistemare i loro alvei per favorire il normale scorrimento delle acque e la navigabilità, ripulire e ricoltivare la vegetazione sulle rive; ripopolare la fauna ittica.
402) Piani straordinari per contenere il ripetersi delle piene e evitare le conseguenti alluvioni, impedendo l'escavazione selvaggia degli alvei, riallargando i corsi d'acqua "regimentati" e favorendo la loro espansione in aree adatte naturalmente o in casse di espansione artificiale, eliminando l'impermeabilizzazione del terreno, incrementando le aree protette alle foci e lungo i corsi dei fiumi.
403) Interventi adeguati per piantare alberi nelle zone a rischio di valanghe e di frane.
405) Controlli rigorosi sul rimboschimento nelle zone adibite al taglio della legna.
406) Abbattere gli immobili costruiti abusivamente (soprattutto dove vi sono vincoli ambientali, archeologici, paesaggistici). Favorire l'accesso a una abitazione sostitutiva per coloro che sono privi di prima casa.
407) Difendere e ampliare il sistema delle oasi e dei parchi naturali terrestri e marittimi come quelli situati nelle Alpi, nella Pianura Padana, nell'Appennino, nelle Isole minori, nelle coste in Sicilia e in Sardegna, ecc., per salvaguardare gli habitat naturali e la flora e la fauna selvatiche....e così via.
Occorre dunque lottare con maggiore forza di ieri contro il capitalismo e per il socialismo, senza dimenticare mai quanto ci hanno insegnato i cinque grandi Maestri del proletariato internazionale, Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao: “Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle in modo appropriato” (Engels).

6 luglio 2022