Gli regge il sacco il governatore PD Giani, nominato commissario straordinario
Invece di riaprire l'acciaieria Draghi strozza Piombino col rigassificatore
Una sciagura per la città, la sicurezza, l'ambiente, l'itticoltura e il turismo
La popolazione e i Comuni della Val di Cornia si rivoltano: in 2mila assediano Giani

Due settimane dopo la prima grande mobilitazione di massa del 18 giugno, il 1° luglio la popolazione e i comuni della Val di Cornia sono scesi di nuovo in piazza a Piombino (Livorno) per ribadire il proprio No al progetto del rigassificatore.
Contro questo sciagurato progetto, che avrà ripercussioni devastanti per la salute, la sicurezza, l'ambiente, l'itticoltura e il turismo in tutta la Val Di Cornia, nel primo pomeriggio un partecipato e combattivo corteo di oltre due mila manifestanti organizzato da vari comitati cittadini (Comitato salute pubblica, La Piazza, Liberi Legambiente Val di Cornia, insieme per la salute e gruppo gazebo 8 giugno contro il rigassificatore) è partito da piazza Gramsci ed è sfilato lungo corso Italia e via Vittorio Emanuele II prima di concludersi sotto la sede del Comune dove era in programma una seduta straordinaria del Consiglio comunale che all’unanimità ha approvato un ordine del giorno in cui ribadisce la contrarietà al rigassificatore nel porto piombinese.
Contrarietà che è stata confermata, oltre che dal sindaco di Piombino, da tutti gli altri sindaci della Val di Cornia, Follonica, San Vincenzo, Suvereto, Portoferraio, Campiglia Marittima, e anche dall'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, dall'associazione Piscicoltori italiani, Federpesca, e dal Consorzio balneare costa est.
La manifestazione è andata avanti per tutta la durata del consiglio comunale con numerosi cori, slogan, cartelli e striscioni in gran parte indirizzati contro il governatore PD Eugnio Giani accusato di reggere il sacco al governo Draghi e per questo nominato commissario straordinario del progetto di rigassificazione.
In viale del Popolo un gruppo di manifestanti ha inseguito e accerchiato un’auto al cui interno pensavano ci fosse proprio il governatore piddino il quale, alla fine del consiglio comunale, è stato fatto fuggire da una porta secondaria e scortato dalla polizia per evitare ulteriori contestazioni da parte dei manifestanti che assediavano il palazzo comunale.
Il progetto è parte integrante dell'economia di guerra imposta al Paese dal governo guerrafondaio e interventista Draghi che lo ha promulgato per decreto il 18 maggio scorso spacciandolo per “un'opera di interesse strategico nazionale”. Ha per titolo “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina” e all’articolo 5 comma 8 stabilisce uno stanziamento pari a 30 milioni a favore delle imprese di rigassificazione, per ciascuno degli anni compresi tra il 2024 e il 2043.
Per la sua realizzazione la Snam, la società energetica che gestisce la rete italiana dei gasdotti, ha firmato il 1° giugno 2022, un contratto da 330 milioni di euro per acquisire l’interezza del capitale sociale di Golar LNG NB 13 Corporation, il cui unico asset è una nave, la “Golar Tundra”, ovvero un’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione, che serve a riportare allo stato gassoso il gas liquefatto (GNL) trasportato dalle metaniere. La rigassificazione è necessaria all’immissione del gas nella rete e al suo utilizzo per il riscaldamento o per l’elettricità.
La Golar LNG è una società specializzata nella realizzazione di infrastrutture per il gas liquefatto. Ha sede nelle Bermuda, territorio d’oltremare britannico geograficamente più vicino agli Stati Uniti che al Regno Unito, ed è quotata al Nasdaq, il mercato borsistico elettronico statunitense. I suoi azionisti principali al 31 gennaio scorso sono Orbis Investment Management e Cobas Asset Management, due società di gestione degli investimenti – la prima ha sede in Bermuda, la seconda in Spagna – con quote rispettivamente del 10,8 e del 10,2 per cento. Segue, con il 6,4 per cento, Rubric Asset Management, società di gestione degli investimenti britannica.
Tra gli azionisti di Golar LNG è presente anche il fondo BlackRock, che ne possiede il 4,1 per cento delle azioni. BlackRock figura come maggiore azionista di molte delle principali aziende statunitensi che esportano gas liquefatto, come Cheniere Energy, Tellurian e Sempra.
Per la realizzazione del rigassificatore galleggiante di Piombino la Snam ha chiesto la concessione in porto fino al 2043 e il 9 luglio presenterà il progetto definitivo che prevede il posizionamento entro la primavera prossima della gigantesca unità navale che sarà ormeggiata lungo la banchina del porto cittadino, lunga 300 metri e larga 40, con 170mila metri cubi di stoccaggio e capacità di rigassificazione di 5 miliardi di m3/anno, alla quale, una volta a settimana, si affiancherà una nave metaniera, di pari dimensioni, contenente gas liquido compresso che sarà prima riportato allo stato gassoso, trabordato da una nave all'altra, e poi sarà immesso nel gasdotto della rete nazionale.
L’operazione richiede un tempo di lavoro non inferiore alle 30 ore durante le quali è totalmente vietata la navigazione e qualsiasi altra attività portuale e marittima in una fascia di sicurezza, che secondo la normativa vigente, non può essere inferiore a due miglia nautiche.
Con quello di Piombino, la Toscana e la provincia di Livorno diventerebbero l'unica regione e l'unica provincia italiana ad avere due impianti di rigassificazione nel proprio territorio. Al largo di Livorno infatti è già operativa una piattaforma rigassificatrice galleggiante situata però a 22 Km dalla terraferma. Ciononostante, durante le operazioni di trabordo del gas, è vietata la navigazione, la sosta, l’ancoraggio, la pesca e qualsiasi altra attività di superficie o subacquea nel raggio di due miglia nautiche cui si aggiungono altri due livelli di protezione fino a otto miglia.
Quindi non si capisce perché, si chiedono giustamente i manifestanti, in cambio di una manciata di posti di lavoro e le solite false promesse di finanziamenti pubblici, rilancio dell'economia, del polo siderurgico e realizzazione di infrastrutture, tra l'altro reiterate da almeno 15 anni a questa parte e mai realizzate come ad esempio l’accordo di programma nazionale che nel 2014 stanziò 50 mln di euro per portare avanti le bonifiche al Sin locale e mai arrivati a destinazione, i piombinesi dovrebbero cedere al ricatto e permettere che la nave rigassificatrice venga piazzata praticamente nel cuore pulsante della città in deroga a tutte le normative vigenti in tema di salute, sicurezza e tutela ambientale.
L'impianto tra l'altro è classificato ad altro rischio ed è sottoposto alla disciplina degli incidenti rilevanti con centinaia di migliaia di m3 di gas liquefatto che, tornato allo stato gassoso, aumenta il proprio volume fino a 600 volte.
Durante il processo nessuno può escludere imprevisti o malfunzionamenti, con perdite di gas e possibilità di esplosioni.
Così come nessuno può escludere eventuali urti e colisioni fra la nave metaniera e la nave rigassificatrice durante le manovre di lavorazione con danni gravissimi per la popolazione per l’effetto domino che si avrebbe con le altre attività e infrastrutture contigue al porto: abitazioni, fabbriche e zone residenziali.
Non solo. L'impianto provocherà anche la paralisi di tutte le attività portuali e avrà ripercussioni disastrose anche su tutte le attività esistenti e in via di sviluppo, come l’itticoltura, la mitilicoltura, la pesca, le industrie di trasformazione del pescato, il turismo, la cantieristica navale, i traffici commerciali.
Per non parlare della devastazione di tutto l’ecosistema e la fauna marina che popola uno dei più belli santuari dei cetacei provocata dal processo di scambio termico che sta alla base del processo di rigassificazione e che prevede proprio l’utilizzo dell’acqua di mare per far funzionare l'impianto con conseguente sversamento di ingenti quantità di acqua fredda clorata e di schiume in un golfo con scarsa circolazione di correnti.
Non a caso i manifestanti hanno rilanciato in piazza lo slogan coniato nell’aprile 2014, quando a suon di promesse non mantenute e progetti mai andati in porto fu smantellata l'acciaieria e spento l’altoforno: “Piombino non deve chiudere” all'indirizzo del governo Draghi e del governatore Giani che invece di adoperarsi per riaprire il polo siderurgico e realizzare le necessarie infrastrutture e bonifiche promesse da almeno 15 anni, vogliono invece strozzare Piombino col rigassificatore galleggiante.
La conferma arriva dallo stesso governatore toscano il quale, appena nominato commissario straordinario per il rigassificatore di Piombino, ha provocatoriamente usato ancora una volta il ricatto occupazionale, dei finanziamenti pubblici e delle opere di bonifica nel polo siderurgico, per convincere le popolazioni della Val Di Cornia ad accettare il rigassificatore anche perché ha ammonito Giani in varie interviste sui giornali: “la decisione ormai è presa. Fra un anno la grande nave rigassificatrice sarà ancorata in rada a Piombino. Se il governo ha deciso e a voi non vi va bene protestate, attivatevi nei confronti del governo, ma io penso che la cosa migliore sia, nel momento in cui ho visto che la decisione è nata da atti ormai inconfutabili, dire che se si porta per 2-3 anni il rigassificatore nel porto cerchiamo di avere quello che da tempo cerchiamo: infrastrutture, bonifiche, energie rinnovabili, sostegno alle attività produttive, valorizzazione del turismo e sconto sulle bollette. È questa la chiave con cui affrontare la questione”.
Mentre la città di Piombino e le istituzioni locali che rappresentano altri territori ha replicato il sindaco di Piombino in apertura del consiglio comunale straordinario: “sono contrarie al rigassificatore perché la riteniamo un'opera oggettivamente dannosa per il nostro territorio... I motivi del no - ha proseguito il sindaco - sono legati alla sicurezza perché riteniamo che una metaniera all'interno di un porto rappresenta un grave pericolo che noi non vogliamo e non possiamo accettare nonostante l'interesse nazionale, perché nessuno può garantire l'incolumità dei cittadini. Poi ci sono le ragioni ambientali ed economiche, perché legate all'ambiente e ci sono tante attività che verrebbero pregiudicate. Per non parlare del turismo e della riconversione in questa chiave di tante famiglie che ha un'importanza per il rilancio in questa città legata da sempre alla siderurgia... Piombino ha già dato, basterebbe questo per respingere la richiesta che ci viene fatta dal governo nazionale”. Non si può fare scarica barile col governo, ha aggiunto: “Chi si lascia illudere dalle opere compensative, trasforma quelli che sono nostri diritti (bonifiche, infrastrutture, richiamo di JSW agli impegni sottoscritti e disattesi) in concessioni ottenute in cambio di ulteriori sacrifici... Piombino ha saputo dire no a tante proposte disastrose, una fra tutte quella dei fanghi di Bagnoli. Ế riuscita a fermare il progetto della discarica più grande d’Europa. Piombino anche questa volta saprà opporsi a quanti si ricordano di questa città solo per i rifiuti e gli impianti pericolosi... presidente Giani, rinunci al ruolo commissariale”.

6 luglio 2022