Ballottaggio alle elezioni legislative in Francia
Il 54% dell'elettorato francese ha disertato le urne
Macron perde la maggioranza. La coalizione diretta dall'ex trotzkista e massone Melenchon conquista 142 seggi. Il raggruppamento della fascista Le Pen al terzo posto
Il 70% dei giovani si è astenuto

Se l'elezione al primo mandato presidenziale di Emmanuel Macron aveva fatto da traino alla conquista di una maggioranza assoluta in parlamento della sua formazione politica Ensemble e garantito una navigazione relativamente tranquilla al suo governo e alla sua politica neoliberista, frenati solo da importanti lotte sociali contro le riforme di pensione e sanità e il carovita, la sua riconferma per il secondo consecutivo mandato quinquennale all'Eliseo con la larga vittoria nel turno di ballottaggio del 24 aprile scorso sulla fascista Marine Le Pen ha invece portato alla perdita di quella maggioranza assoluta nelle elezioni politiche nei due turni del 12 e 19 giugno. Lo ha indebolito e ha certamente ridimensionato i suoi progetti egemonici alla guida dell'imperialismo europeo ripetuti qualche mese prima all'europarlamento di Strasburgo e negli accordi che avevano portato all'asse definito con Draghi per conto dell'imperialismo italiano.
Elezioni presidenziali e politiche hanno avuto invece uno stesso importante segno distintivo, la crescita a livelli record della diserzione delle urne e dell'astensionismo nel suo complesso, fino a oltre un terzo dei 48,7 milioni di elettori nelle presidenziali e fino al 54% nel turno di ballottaggio del 19 giugno. Una crescita marcata soprattutto fra i giovani elettori, nella fascia tra i 18 e i 34 anni, dove l'astensione ha raggiunto il 70%.
Dai dati forniti dal ministero degli Interni si evidenzia che al primo turno del 12 giugno dei quasi 49 milioni di elettori ben 25,7 milioni hanno disertato le urne, il 52,5%, in crescita rispetto al 51,3% del primo turno delle elezioni legislative del 2017, 362 mila hanno votato scheda bianca e quasi 150 mila hanno annullato la scheda. In questo turno sono risultati eletti 4 parlamentari per Nupes, la Nuova unione popolare ecologica e sociale guidata dall'ex trotzkista e massone Jean-Luc Melenchon, e 1 per il partito presidenziale Ensemble. Al turno di ballottaggio del 19 giugno gli elettori interessati erano perciò pochi di meno, 48,6 milioni, e ciònonostante la diserzione delle urne è aumentata fino a 26,1 milioni, il 53,77%, le bianche più che triplicate fino a 1,23 milioni come le nulle fino a 477 mila. Un nuovo colpo che delegittima le istituzioni borghesi francesi. Notiamo tra l'altro che il 12 giugno alla Le Pen non bastava avere il 54% dei voti validi nell’undicesima circoscrizione del Pas de Calais per essere eletta perché il risultato era invalidato da una diserzione delle urne record, sopra il 75%, e la rimandava al turno di ballottaggio.
I partiti parlamentari si sono spartiti i consensi di meno della metà del corpo elettorale, su cui va considerato il loro vero peso politico, e al primo posto si è piazzata la formazione di Macron, Ensemble, che ha conquistato la maggioranza relativa di 246 seggi, prima ne aveva 341, e scendeva sotto la soglia della maggioranza assoluta di 289 che le aveva permesso di governare da sola; al secondo posto con 142 seggi si piazzava Nupes, seguita dal Rassemblement national della fascista Marine Le Pen con 89 seggi; chiudeva il gruppo delle maggiori formazioni parlamentari della borghesia francese quella di centro dei neogollisti Les Républicains, una volta la seconda in parlamento e ora scesa a 64 seggi. Altre formazioni della "sinistra" borghese conquistavano 13 seggi, quelle di destra 9.
In termini di voti prendiamo in considerazione quelli del primo turno, quelli del socondo di ballottaggio sono diversi anche per gli apparentamenti dichiarati o meno, da cui risulta come primo partito il Nupes con quasi 6 milioni di voti pari al 26,2% dei voti validi. Melenchon superava clamorosamente Macron che col suo Ensemble si fermava a 5,8 milioni di voti, il 25,8% di quelli espressi. Il Rassemblement National arrivava a 4,3 milioni e il 18,7%, Les Républicains a 2,37 milioni e l'11,3%. Tutte le percentuali vanno più che dimezzate se riferite al corpo elettorale e quindi alla reale rappresentatività delle formazioni. Per effetto del sistema elettorale Macron rispetto alle precedenti del 2017 perdeva seggi e manteneva solo la maggioranza relativa, la Le Pen li decuplicava ma solo perché nelle precedenti tornate elettorali era tenuta fuori sostanzialmente dalla maggior parte dei ballottaggi perché arrivava dietro le coalizioni di centro e di "sinistra". Al primo turno delle presidenziali aveva conquistato il diritto al ballottaggio con Macron raccogliendo oltre 8 milioni di voti, il doppio di quelli del 12 giugno.
Tra Macron e la Le Pen si piazzava Melenchon grazie in particolare ai voti conquistati nelle grandi città da Parigi a Marsiglia a Lione dove la coalizione Nupes superava largamente Ensemble. Ne ha fatta di strada Melenchon da un'organizzazione di matrice trotskista al partito socialista e nel 1983 financo alla loggia "Roger Leray", a Parigi, alla quale appartengono molti socialisti. Dal PS uscirà nel 2008 dando vita a formazioni e alleanze nell'area della "sinistra" borghese fino a La France Insoumise e infine a raccogliere i cocci di quelli che erano stati il PS e il PCF e dare vita a Nupes che sorpassava Ensemble più a causa della perdita dei voti di Macron che perpropri meriti. E comunque il suo è un raggruppamento eterogeneo che riunisce opportunisticamente partiti che poi si distinguono e separano una volta conquistati le poltrone elettorali.
Al termine del primo turno Melenchon lanciava un "appello al popolo", dato che "per la prima volta un presidente che vince le elezioni, non riesce a vincere le legislative, è stato battuto, disfatto"; a dire il vero era già successo nel 1988 a socialista Francois Mitterrand e a Charles De Gaulles nel 1958, ma tirava dritto e annunciava "adesso lancio un appello al popolo, riversatevi sulle urne domenica prossima". Un appello fortunatamente caduto nel vuoto. Come anche quello analogo di Macron a favore di Ensemble che non aveva il successo sperato e la premier Elisabeth Borne rimaneva in carica alla ricerca di una maggioranza per continuare a governare.

13 luglio 2022