Mao sull'imperialismo e la lotta all'imperialismo

Pubblichiamo qui di seguito una serie citazioni di Mao sull'imperialismo e la lotta all'imperialismo. Citazioni quanto mai attuali, illuminanti e utili a comprendere meglio la natura e le questioni cruciali che riguardano peraltro l'aggressione imperialista del nuovo zar Putin contro l'Ucraina e i pericoli di guerra e fanno da sfondo alla lotta senza quartiere tra l'imperialismo dell'Ovest e l'imperialismo dell'Est per la conquista dell'egemonia mondiale.
Esse compaiono nei capitoli V, VI, VII, VIII del Libretto Rosso
 

La guerra e la pace

 

La guerra, cominciata con l’apparizione della proprietà privata e delle classi, è la forma più alta di lotta per risolvere, a una certa fase del loro sviluppo, le contraddizioni tra classi, nazioni, Stati o gruppi politici.
“Problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina’’ (Dicembre 1936), Opere Scelte, Vol. I.
 
“La guerra è la continuazione della politica.” In questo senso, la guerra è politica; e la guerra è in se stessa un atto politico; sin dai tempi più antichi, non vi è mai stata una guerra che non avesse un carattere politico...
Ma la guerra ha sue particolari caratteristiche e in questo senso non può essere identificata con la politica in generale. “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi.” Quando la politica raggiunge un certo stadio del suo sviluppo che non può essere superato con i mezzi abituali, scoppia la guerra per spazzare via gli ostacoli che impediscono il cammino... Quando l’ostacolo è rimosso e lo scopo politico raggiunto, la guerra ha fine. Ma se l’ostacolo non è completamente spazzato via, la guerra dovrà continuare fino a quando lo scopo sia completamente raggiunto... Si può dire perciò che la politica è guerra senza spargimento di sangue e che la guerra è politica con spargimento di sangue.
“Sulla guerra di lunga durata" (Maggio 1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
La storia dimostra che le guerre si dividono in due categorie: le guerre giuste e le guerre ingiuste. Tutte le guerre progressiste sono giuste e tutte le guerre che impediscono il progresso sono ingiuste. Noi comunisti ci opponiamo a tutte le guerre ingiuste che impediscono il progresso, ma non ci opponiamo alle guerre giuste, progressiste. Noi comunisti non solo non ci opponiamo alle guerre giuste, ma vi partecipiamo attivamente. La Prima guerra mondiale è un esempio di guerra ingiusta: le due parti combattevano per interessi imperialistici, ed è per questo che i comunisti di tutto il mondo si opposero risolutamente ad essa. Il mezzo per opporsi a una guerra di questo genere è fare tutto il possibile per impedire che scoppi, ma una volta scoppiata bisogna opporsi alla guerra con la guerra, opporsi alla guerra ingiusta con la guerra giusta, ogni volta che sia possibile.
Ibidem
 
Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili; senza di esse è impossibile compiere qualsiasi salto nello sviluppo sociale, è im-
possibile rovesciare le classi dominanti reazionarie e permettere quindi al popolo di prendere il potere.
"Sulla contraddizione” (Agosto 1937), Opere Scelte, Vol. I.
 
La guerra rivoluzionaria è un antitossico che non solo elimina il veleno del nemico, ma libera anche noi da ogni impurità. Ogni guerra giusta, rivoluzionaria, è dotata di una forza enorme e può trasformare molte cose o aprire la strada alla loro trasformazione. La guerra cino-giapponese trasformerà sia la Cina che il Giappone; se la Cina persisterà nella Guerra di resistenza e nel fronte unito, il vecchio Giappone si trasformerà certamente in un nuovo Giappone e la vecchia Cina in una nuova Cina, e il popolo e tutto il resto, sia in Cina che in Giappone, si trasformeranno durante e dopo la guerra.
"Sulla guerra di lunga durata" (Maggio 1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
Ogni comunista deve comprendere questa verità: “Il potere politico nasce dalla canna del fucile”.
"Problemi della guerra e della strategia” (6 novembre 1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
La conquista del potere con la lotta armata, la soluzione del problema con la guerra è il compito centrale e la più alta forma di rivoluzione. Questo principio rivoluzionario marxista-leninista è valido ovunque, in Cina come in tutti gli altri paesi.
Ibidem
 
Senza la lotta armata, non vi sarebbe posto in Cina per il proletariato, né per il popolo, né per il Partito comunista, e il trionfo della rivoluzione sarebbe impossibile. In questi diciotto anni è proprio attraverso le guerre rivoluzionarie che il nostro Partito si è sviluppato, consolidato e bolscevizzato; senza la lotta armata, il Partito comunista non sarebbe certamente quello che è oggi. I compagni di tutto il Partito non devono mai dimenticare questa esperienza che abbiamo pagato col sangue.
“Presentazione della rivista II Comunista” (4 ottobre 1939). Opere Scelte, Vol. II.
 
Secondo la teoria marxista dello Stato, l’esercito è la principale componente del potere statale. Chiunque voglia impadronirsi del potere statale e conservarlo, deve possedere un forte esercito. Alcuni ironizzano sul nostro conto trattandoci da sostenitori della “onnipotenza della guerra". Sì, siamo sostenitori dell’onnipotenza della guerra rivoluzionaria; questo non è un male, ma un bene, è conforme al marxismo. Sono stati i fucili del Partito comunista russo a creare il socialismo. Noi creeremo una repubblica democratica. L’esperienza della lotta di classe nell’epoca dell’imperialismo c’insegna che solo con la forza del fucile la classe operaia e le masse lavoratrici possono sconfiggere la borghesia e i proprietari fondiari armati. In questo senso possiamo dire che solo con il fucile si può trasformare il mondo intero.
‘'Problemi della guerra e della strategia” (6 novembre 1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
Siamo per l’abolizione della guerra, non vogliamo la guerra. Ma la guerra può essere abolita solo con la guerra. Perché non vi siano più fucili, bisogna impugnare il fucile.
Ibidem
 
La guerra, questo mostro che porta gli uomini a massacrarsi gli uni con gli altri, finirà con l’essere eliminata dal progresso della società umana, e in un futuro non molto lontano. Ma per eliminarla vi è un solo mezzo: opporre la guerra alla guerra, opporre la guerra rivoluzionaria alla guerra controrivoluzionaria, opporre la guerra nazionale rivoluzionaria alla guerra nazionale controrivoluzionaria, opporre la guerra rivoluzionaria di classe alla guerra controrivoluzionaria di classe... Quando la società umana nel corso del suo sviluppo sarà giunta all’eliminazione delle classi e dello Stato, non vi saranno più guerre, né controrivoluzionarie né rivoluzionarie, né ingiuste né giuste; sarà per l’umanità l’era della pace perenne. Il nostro studio delle leggi della guerra rivoluzionaria nasce dal desiderio di eliminare tutte le guerre; ed è qui che risiede la differenza tra noi comunisti e tutte le classi sfruttatrici.
"Problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina" (Dicembre 1936), Opere Scelle, Vol. I.
 
Il nostro paese e tutti gli altri paesi socialisti hanno bisogno della pace; ne hanno bisogno anche i popoli di tutti i paesi del mondo. Solo certi gruppi capitalisti monopolistici di qualche paese imperialista, che traggono i loro profitti dall’aggressione, desiderano la guerra e non vogliono la pace.
“Discorso d’apertura all’VIII Congresso nazionale del Partito comunista cinese” (15 settembre 1956).
 
Per raggiungere una pace duratura nel mondo, dobbiamo sviluppare ulteriormente la nostra amicizia e cooperazione con i paesi fratelli del campo socialista e rafforzare la nostra solidarietà con tutti i paesi amanti della pace. Dobbiamo sforzarci di stabilire, con tutti i paesi che desiderano vivere in pace con noi, normali relazioni diplomatiche basate sul rispetto reciproco per l’integrità territoriale e la sovranità, sull’uguaglianza e sul vantaggio reciproco. Dobbiamo appoggiare attivamente i movimenti per l’indipendenza e la liberazione nazionale dei paesi d’Asia, Africa e America Latina, i movimenti per la pace e le giuste lotte di tutti i paesi del mondo.
Ibidem
 
Per quanto riguarda i paesi imperialisti, dobbiamo ugualmente unirci con i loro popoli e cercare di coesistere pacificamente con questi paesi, commerciare con essi e impedire una possibile guerra, ma non dobbiamo in nessun caso nutrire nei loro confronti idee non corrispondenti alla realtà.
“Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo” (27 febbraio 1957).
 
Noi desideriamo la pace. Tuttavia, se l’imperialismo si ostina a volere la guerra non avremo altra alternativa che combattere risolutamente fino all’ultimo prima di proseguire nell’edificazione del nostro paese. Se uno vive costantemente nel timore della guerra, che cosa farà se questa un giorno scoppierà davvero? Prima ho detto che il Vento dell’Est prevale sul Vento dell’Ovest e che la guerra non ci sarà, ora ho fatto questa precisazione nella eventualità che la guerra scoppi. Sono state perciò prese in considerazione ambedue le possibilità.
Discorso alla Conferenza di Mosca dei Partiti comunisti e operai (18 novembre 1957)
 
Attualmente, in tutto il mondo si discute se ci sarà o no una terza guerra mondiale. Anche su questa questione dobbiamo essere psicologicamente preparati e fare delle analisi. Noi siamo risolutamente per la pace e contro la guerra. Ma se gli imperialisti insistono nel voler scatenare un’altra guerra, non dobbiamo averne paura. Il nostro atteggiamento di fronte a questo problema è lo stesso che abbiamo verso qualsiasi disordine: primo, siamo contro di esso, secondo, non ne abbiamo paura. La Prima guerra mondiale fu seguita dalla nascita della Unione Sovietica con una popolazione di 200 milioni. La Seconda guerra mondiale è stata seguita dalla nascita del campo socialista con una popolazione complessiva di 900 milioni. Se gli imperialisti si ostinano a scatenare una terza guerra mondiale, è certo che altre centinaia di milioni di uomini passeranno al socialismo e sulla terra non rimarrà più molto posto per gli imperialisti; è anche possibile che il sistema imperialista crolli completamente.
“Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo” (27 febbraio 1957).
 
Creare disordini, fallire, creare ancora disordini, fallire ancora... fino alla loro disfatta; questa è la logica degli imperialisti e di tutti i reazionari del mondo nei confronti della causa popolare; essi non andranno mai contro questa logica. È una legge marxista. Quando diciamo: “L’imperialismo è feroce”, intendiamo che la sua natura non cambierà mai, e che gli imperialisti non deporranno mai il loro coltello da macellaio, che non diverranno mai dei santi fino alla loro disfatta.
Lottare, fallire, lottare ancora, fallire ancora, lottare ancora... fino alla vittoria; questa è la logica del popolo, e anch’esso non andrà mai contro questa logica. Anche questa è una legge marxista. La rivoluzione del popolo russo ha seguito questa legge, e così ha fatto la rivoluzione del popolo cinese.
“Abbandonate le illusioni, preparatevi alla lotta” (14 agosto 1949), Opere Scelte, Vol. IV.
 
La vittoria non deve in alcun modo farci allentare la vigilanza nei confronti dei frenetici complotti che gli imperialisti e i loro lacchè tramano per vendetta. Chi allenterà la vigilanza si disarmerà politicamente e si ridurrà a una posizione passiva.
“Discorso al Comitato preparatorio della nuova Conferenza consultiva politica” (15 giugno 1949), Opere Scelte, Vol. IV.
 
Gli imperialisti e i loro lacchè, i reazionari cinesi, non si rassegneranno alla disfatta su questa terra cinese. Continueranno ad agire in combutta contro il popolo cinese con ogni mezzo possibile. Per esempio, faranno infiltrare i loro agenti in Cina per seminare discordie e creare disordini. È indubbio che non rinunceranno mai a queste attività. O ancora, gli imperialisti inciteranno i reazionari cinesi a bloccare i porti della Cina e invieranno persino le proprie forze per appoggiarli. Faranno questo fino a quando sarà possibile. Inoltre, se vorranno lanciarsi in nuove avventure, manderanno truppe a violare i confini della Cina e a compiere azioni di disturbo; anche questo è possibile. Dobbiamo tenere debitamente conto di tutto ciò.
Ibidem
 
Il mondo progredisce, l’avvenire è radioso e nessuno può cambiare il corso generale della storia. Noi dobbiamo continuamente far conoscere al popolo i progressi del mondo e il radioso futuro in modo che il popolo acquisti fiducia nella vittoria.
“Sui negoziati di Chungking” (17 ottobre 1945), Opere Scelte, Vol. IV.
 
I comandanti e i soldati dell’Esercito popolare di Liberazione non devono assolutamente permettere che il loro spirito combattivo diminuisca, sia pure in minima parte; qualunque pensiero che faccia diminuire lo spirito combattivo e sottovalutare il nemico è errato.
“Rapporto alla II sessione plenaria del VII Comitato centrale del Partito comunista cinese” (5 marzo 1949), Opere Scelte, Vol. IV.
 

L’imperialismo e tutti i reazionari sono tigri di carta
 
Tutti i reazionari sono tigri di carta. In apparenza essi sono terribili, ma in realtà non sono poi così potenti. Da un punto di vista lungimirante, non i reazionari, ma il popolo è veramente potente.
“Intervista con la giornalista americana Anna Louise Strong” (Agosto 1946), Opere Scelte, Vol. IV.
 
Dato che non vi è cosa al mondo che non racchiuda in sé una duplice natura (questa è la legge dell’unità degli opposti), anche l’imperialismo e tutti i reazionari hanno una duplice natura - sono al tempo stesso tigri vere e tigri di carta. In passato, la classe dei proprietari di schiavi, la classe feudale dei proprietari fondiari e la borghesia sono state, prima d’impadronirsi del potere statale e per un po’ di tempo dopo, piene di vitalità, rivoluzionarie e progressiste - delle vere tigri. Ma in seguito, poiché i loro opposti - la classe degli schiavi, la classe dei contadini e il proletariato - sono divenuti gradualmente più forti e hanno lottato contro di loro con sempre maggiore violenza, queste classi dominanti si sono trasformate a poco a poco nel loro opposto, sono divenute reazionarie, retrograde, delle tigri di carta. E alla fine sono state rovesciate dal popolo o lo saranno. Le classi reazionarie, retrograde, decadenti hanno conservato questa duplice natura anche di fronte alle lotte mortali condotte dal popolo. Da un lato, erano tigri vere, divoravano gli uomini, li divoravano a milioni, a decine di milioni. La causa della lotta popolare ha attraversato un periodo di difficoltà e dure prove, e il suo cammino è stato molto tortuoso. Per abbattere il dominio dell’imperialismo, del feudalesimo e del capitalismo burocratico in Cina, il popolo cinese ha impiegato più di cento anni, e ha dovuto sacrificare decine di milioni di vite prima di raggiungere la vittoria nel 1949. Dunque non erano forse tigri vive queste, tigri di ferro, vere tigri? Ma alla fine si sono trasformate in tigri di carta, tigri morte, tigri di ricotta. Questi sono fatti storici. Forse che non si sono visti, non se n’è sentito parlare? E in realtà ce ne sono stati migliaia, decine di migliaia! Migliaia, decine di migliaia! Quindi, l’imperialismo e tutti i reazionari, valutati nella loro essenza, con criterio lungimirante e da un punto di vista strategico, devono essere visti per ciò che sono: tigri di carta. Su questo si basa il nostro pensiero strategico. D’altra parte, essi sono anche tigri vive, tigri di ferro, vere tigri che possono divorare gli uomini. Su questo si basa il nostro pensiero tattico.
Intervento alla riunione dell’ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese tenutasi a Wuchang (I dicembre 1958), citato nella nota introduttiva all’“Intervista con la giornalista americana Anna Louise Strong", Opere Scelte, Vol. IV.
 
Ho detto che tutti i reazionari ritenuti potenti non sono che tigri di carta. La ragione è che sono staccati dal popolo. Ebbene, Hitler non era una tigre di carta? Non è forse stato rovesciato? Ho anche detto che lo zar di Russia, l’imperatore della Cina e l’imperialismo giapponese erano tigri di carta. Come si sa, sono stati tutti rovesciati. L’imperialismo USA non è stato ancora rovesciato e per di più ha la bomba atomica. Ma sono certo che finirà come gli altri. È anch’esso una tigre di carta.
Discorso alla Conferenza di Mosca dei Partiti comunisti e operai (18 novembre 1957).
 
“Sollevare una pietra per poi lasciarsela ricadere sui piedi", dice un proverbio cinese per definire il modo di agire di certi stupidi. I reazionari di ogni paese appartengono a questa categoria di stupidi. In ultima analisi, le loro persecuzioni contro il popolo rivoluzionario non possono che spingerlo ad estendere e intensificare le rivoluzioni. Le persecuzioni compiute contro il popolo rivoluzionario dallo zar di Russia e da Chiang Kai-shek non hanno forse svolto questa funzione nelle grandi rivoluzioni russa e cinese?
"Intervento alla riunione del Soviet Supremo dell’URSS per la celebrazione del 40° anniversario della Grande Rivoluzione socialista d’Ottobre” (6 novembre 1957).
 
L’imperialismo USA ha invaso il territorio cinese di Taiwan e lo occupa da nove anni. Recentemente ha inviato le sue forze armate ad invadere e occupare il Libano. Gli Stati Uniti hanno installato centinaia di basi militari in numerosi paesi in ogni parte del mondo. Il territorio cinese di Taiwan, il Libano e tutte le basi militari degli Stati Uniti all’estero sono altrettanti cappi al collo dell’imperialismo USA. Sono gli stessi Americani, e nessun altro, ad aver fatto questi cappi, e sono loro che se li sono messi al collo, porgendo l’estremità della corda al popolo cinese, ai popoli dei paesi arabi e a tutti i popoli del mondo amanti della pace in lotta contro l’aggressione. Più gli aggressori americani rimarrano in questi luoghi, e più questi cappi si stringeranno al loro collo.
Discorso alla Conferenza Suprema di Stato (8 settembre 1958).
 
L’imperialismo non ne avrà ancora per molto, perché continua a compiere ogni sorta di soprusi. Esso persiste nel sostenere in ogni paese i reazionari ostili al popolo, ha occupato con la forza molte colonie, semicolonie e basi militari, e minaccia la pace con la guerra atomica. Così, costrettavi dall'imperialistno, oltre il 90 per cento della popolazione mondiale si sta sollevando o si solleverà contro di esso. Tuttavia l’imperialismo è ancora in vita, continua a spadroneggiare in Asia, Africa e America Latina. In Occidente opprime ancora le masse popolari nei loro stessi paesi. Questa situazione deve cambiare. È compito dei popoli di tutto il mondo mettere fine all’aggressione e all’oppressione dell’imperialismo, e principalmente dell’imperialismo USA.
Intervista con un giornalista dell’Agenzia d’informazioni Hsin-hua (29 settembre 1958).
 
Spadroneggiando dappertutto, l’imperialismo americano è divenuto il nemico dei popoli di tutto il mondo e si è sempre più isolato. Le bombe atomiche e all’idrogeno nelle mani degli imperialisti USA non potranno mai intimorire coloro che rifiutano di essere schiavi. L’ondata di collera dei popoli del mondo contro gli aggressori americani è irresistibile. La loro lotta contro l’imperialismo USA e i suoi lacchè otterrà sicuramente vittorie sempre più grandi.
“Dichiarazione in appoggio alla giusta lotta patriottica del popolo panamense contro l’imperialismo USA” (12 gennaio 1964).
 
Se i gruppi capitalisti monopolistici degli Stati Uniti persistono nella loro politica d’aggressione e di guerra, verrà inevitabilmente il giorno in cui saranno appesi per la gola dai popoli di tutto il mondo. La stessa sorte toccherà ai complici degli Stati Uniti.
Discorso alla Conferenza Suprema di Stato (8 settembre 1958).
 
Per combattere il nemico, abbiamo formulato nel corso di un lungo periodo questo concetto: dal punto di vista strategico, dobbiamo disprezzare tutti i nostri nemici, ma dal punto di vista tattico dobbiamo considerarli seriamente. Questo significa anche che dobbiamo disprezzare il nemico nel suo insieme, ma che dobbiamo considerarlo seriamente in ogni questione concreta. Se non disprezziamo il nemico nel suo insieme, cadremo nell’errore dell’opportunismo. Marx e Engels erano solo in due, eppure già allora affermarono che il capitalismo sarebbe stato rovesciato in tutto il mondo. Ma riguardo a problemi concreti e a nemici particolari, se non li considereremo seriamente, cadremo nell’errore dell’avventurismo. In guerra le battaglie possono essere combattute solo una alla volta e le forze nemiche distrutte solo una alla volta. Le fabbriche possono essere costruite solo una alla volta. Un contadino può arare solo un pezzo di terra alla volta. Lo stesso avviene quando consumiamo i pasti. Strategicamente, a un pasto non diamo molta importanza: sappiamo di poterlo terminare. Ma praticamente, mangiamo un boccone dopo l’altro. È impossibile inghiottire un intero banchetto in un boccone. Questo è ciò che si definisce soluzione dell’uno alla volta. In linguaggio militare ciò si chiama sterminare le unità nemiche una alla volta.
Discorso alla Conferenza di Mosca dei Partiti comunisti e operai (18 novembre 1957).
 
È mia opinione che la situazione internazionale sia giunta a una nuova svolta. Vi sono oggi nel mondo due venti, il Vento dell’Est e il Vento dell’Ovest. Esiste un detto cinese: “O il Vento dell’Est prevale sul Vento dell’Ovest, o il Vento dell’Ovest prevale sul Vento dell’Est”. A mio avviso, la caratteristica della situazione attuale è che il Vento dell’Est prevale sul Vento dell’Ovest. Questo significa che le forze del socialismo hanno raggiunto una schiacciante superiorità sulle forze dell’imperialismo.
Ibidem
 

Osare lottare, osare vincere
 
Popoli di tutto il mondo, unitevi per sconfiggere gli aggressori americani e tutti i loro lacchè! Popoli di tutto il mondo, fate affidamento sul vostro coraggio, osate combattere, sfidate le difficoltà, avanzate ondata dopo ondata e il mondo sarà vostro. I mostri saranno tutti annientati.
“Dichiarazione in appoggio al popolo del Congo (Leopoldville) contro l’aggressione degli Stati Uniti” (28 novembre 1964).
 
Il Partito comunista cinese, dopo una lucida valutazione della situazione internazionale e nazionale sulla base della scienza del marxismo- leninismo, si rese conto che tutti gli attacchi reazionari all’interno e fuori del paese non solo dovevano, ma potevano essere respinti. Quando fosche nuvole apparvero nel cielo, facemmo notare che esse erano temporanee e che le tenebre non sarebbero durate a lungo e che il sole presto le avrebbe squarciate.
“La situazione attuale e i nostri compiti” (25 dicembre 1947). Opere Scelte. Vol. IV.
 
Nella storia dell’umanità, tutte le forze reazionarie in via di estinzione conducono, invariabilmente, un’ultima, disperata lotta contro le forze rivoluzionarie, e sovente alcuni rivoluzionari sono indotti momentaneamente in errore da questo fenomeno di forza apparente che nasconde una interna debolezza, non riescono a cogliere questo fatto essenziale, che il nemico si avvicina alla fine e loro si avvicinano alla vittoria.
“La svolta nella Seconda guerra mondiale” (12 ottobre 1942). Opere Scelte, Vol. III.
 
Se [il Kuomintang] vuol combattere, noi lo annienteremo completamente. Le cose stanno così: se ci attacca e noi lo annientiamo, sarà servito; sarà servito solo in parte se lo distruggiamo in parte, sarà servito ancora meglio se lo distruggiamo più a fondo, sarà servito completamente se lo distruggeremo del tutto. I problemi della Cina sono complicati e anche il nostro cervello deve essere un po’ complicato. Se incomincia a combattere, noi passeremo al contrattacco e combatteremo per conquistare la pace.
“Sui negoziati di Chungking” (17 ottobre 1945). Opere Scelte, Vol. IV.
 
Se il nemico ci attacca e se le condizioni per battersi sono favorevoli, è certo che il nostro Partito, per legittima difesa, reagirà per annientarlo risolutamente, radicalmente, integralmente e totalmente (noi non ci lanciamo nella battaglia in modo avventato, ma quando ci battiamo dobbiamo vincere). Non dobbiamo per nessuna ragione farci intimorire dall’aspetto terribile dei reazionari.
“Circolare del Comitato centrale del Partito comunista cinese sui negoziati di pace con il Kuomintang’’ (26 agosto 1945), Opere Scelte, Vol. IV.
 
Se dipendesse da noi, non combatteremmo neppure un giorno. Ma se le circostanze ce lo impongono, possiamo combattere fino in fondo.
“Intervista con la giornalista americana Anna Louise Strong” (Agosto 1946), Opere Scelte, Vol. IV.
 
Noi siamo per la pace. Ma fino a quando l’imperialismo americano non rinuncerà alle sue richieste arroganti e insensate e alle sue manovre per estendere l’aggressione, il popolo cinese sarà fermo nella sua decisione: continuare a combattere a fianco del popolo coreano. Non è che amiamo la guerra; siamo disposti a porre subito fine alla guerra e a regolare in un secondo tempo le altre questioni. Ma l’imperialismo USA non intende fare altrettanto. Allora, che la guerra continui! Siamo pronti a batterci con l’imperialismo americano quanti anni vorrà, fin quando non sarà disposto a fermarsi, fino al raggiungimento della vittoria completa da parte del popolo cinese e del popolo coreano.
Discorso pronunciato alla IV sessione del I Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (7 febbraio 1953).
 
Noi dobbiamo bandire dalle nostre file ogni ideologia fiacca e sterile. Tutti i punti di vista che sopravvalutano la forza del nemico e sottovalutano la forza del popolo sono errati.
“La situazione attuale e i nostri compiti” (25 dicembre 1947). Opere Scelte, Vol. IV.
 
I popoli e le nazioni oppresse non devono assolutamente riporre le loro speranze di liberazione nella “ragionevolezza” dell’imperialismo e dei suoi lacchè. Solo rafforzando la loro unità e perseverando nella lotta essi potranno trionfare.
'‘Dichiarazione contro l’aggressione al Vietnam del Sud e i massacri della popolazione sudvietnamita da parte della cricca Stati Uniti-Ngo Dinh Diem” (29 agosto 1963).
 
In qualunque momento scoppierà la guerra civile su scala nazionale, noi dovremo essere ben preparati. Se ciò accadrà presto, diciamo domani mattina, anche in questo caso dovremo essere preparati. Questo è il primo punto. Nell’attuale situazione internazionale e interna, è possibile che la guerra civile resti per un certo tempo circoscritta e localizzata. Questo è il secondo punto. Il primo punto è: a cosa ci prepariamo; il secondo punto è: la situazione già da tempo esistente. In breve, dobbiamo tenerci pronti. Se saremo pronti, potremo affrontare in modo appropriato ogni situazione, per quanto complessa sia.
“La situazione e la nostra politica dopo la vittoria nella Guerra di resistenza contro il Giappone" (15 agosto 1945), Opere Scelte, Vol. IV.
 

La guerra popolare
 
La guerra rivoluzionaria è la guerra delle masse; è possibile condurla soltanto mobilitando le masse e facendo affidamento su di esse.
“Preoccuparsi del benessere delle masse, fare attenzione ai metodi di lavoro” (27 gennaio 1934). Opere Scelte, Vol. I.
 
Qual è la vera barriera d’acciaio? Sono le masse, milioni e milioni di uomini che sinceramente e con tutto il cuore sostengono la rivoluzione. Questa è la vera barriera d’acciaio, ed è impossibile, assolutamente impossibile, per una qualsiasi forza al mondo, abbatterla. La controrivoluzione non ci abbatterà, al contrario, saremo noi ad abbatterla. Raggruppando milioni e milioni di uomini intorno al governo rivoluzionario ed estendendo la nostra guerra rivoluzionaria, annienteremo ogni controrivoluzione e prenderemo il potere in tutta la Cina.
Ibidem
 
La più ricca sorgente di forza per condurre una guerra si trova nelle masse popolari. Il Giappone osa tiranneggiarci principalmente perché le masse cinesi sono disorganizzate. Quando si sarà ovviato a questo difetto, allora l’aggressore giapponese, come un toro impazzito in un cerchio di fuoco, si troverà circondato da centinaia di milioni di Cinesi insorti. Basterà il suono delle loro voci ad atterrirlo, ed esso si precipiterà fra le fiamme bruciando vivo.
“Sulla guerra di lunga durata” (Maggio 1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
Gli imperialisti ci tiranneggiano a tal punto che dovremo prendere serie misure nei loro confronti. Non solo dobbiamo avere un potente esercito regolare, ma dobbiamo anche organizzare su vasta scala contingenti di milizia popolare. Questo renderà difficile agli imperialisti, nel caso di una invasione, muovere anche un solo passo nel nostro paese.
Intervista con un giornalista dell’Agenzia d’informazioni Hsin-hua (29 settembre 1958).
 
Considerando la guerra rivoluzionaria nel suo complesso, le operazioni delle forze partigiane popolari e quelle dell’Esercito Rosso, che è la forza principale, si completano a vicenda come il braccio destro e quello sinistro dell’uomo; se avessimo solo la forza principale, cioè l’Esercito Rosso, senza le forze partigiane popolari, saremmo come un guerriero con un braccio solo. In termini concreti, e specialmente riguardo alle operazioni militari, quando parliamo della popolazione della base d’appoggio come di un elemento della guerra, intendiamo dire che abbiamo un popolo armato. Questa è la principale ragione per cui il nemico teme d’avvicinarsi alla nostra base d’appoggio.
“Problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina’’ (Dicembre 1936), Opere Scelle, Vol. I.
 
Indubbiamente l'esito di una guerra è determinato soprattutto dalle condizioni militari, politiche, economiche e naturali delle due parti. Ma non è tutto. È anche determinato dalla capacità soggettiva delle due parti nel dirigere la guerra. Uno stratega non può sperare di ottenere la vittoria oltrepassando i limiti imposti dalle condizioni materiali; tuttavia, entro questi limiti egli può e deve lottare per la vittoria. Per uno stratega, la scena ove l’azione si svolge è costruita sulle condizioni materiali obiettive, ma su questa scena egli può dirigere la rappresentazione di imprese magnifiche, piene di suoni e colori, di forza e di grandezza.
Ibidem
 
La guerra non ha altro obiettivo che “conservare le proprie forze e annientare il nemico” (annientare il nemico significa disarmarlo o “privarlo di ogni capacità di resistenza”, e non annientare fisicamente ogni membro delle sue forze). Nelle battaglie dell’antichità si usavano lancia e scudo, la lancia per attaccare e distruggere il nemico, lo scudo per difendersi e proteggersi. Fino ad oggi, tutte le armi sono ancora un’evoluzione della lancia e dello scudo. Il bombardiere, la mitragliatrice, l’artiglieria a lunga gittata, i gas asfissianti rappresentano l’evoluzione della lancia, mentre il rifugio antiaereo, l’elmetto d’acciaio, la fortificazione di cemento armato e la maschera antigas rappresentano l’evoluzione dello scudo. Il carro armato è una nuova arma, una combinazione della lancia e dello scudo. Il mezzo principale per annientare il nemico è l’attacco, tuttavia non si può fare a meno della difesa. L’attacco ha per scopo immediato la distruzione del nemico e al tempo stesso mira a conservare le proprie forze, poiché se non distruggerete il nemico, sarà lui a distruggere voi. La difesa ha per scopo immediato la conservazione delle proprie forze, ma è contemporaneamente un mezzo ausiliario dell’attacco o un mezzo per prepararsi a passare all’attacco. La ritirata rientra nella difesa, ed è una continuazione della difesa, mentre l’inseguimento è una continuazione dell’attacco. Va messo in rilievo che l’annientamento del nemico è l'obiettivo principale della guerra, la conservazione delle proprie forze è l’obiettivo secondario, poiché solo distruggendo un gran numero di nemici è possibile conservare in modo efficace le proprie forze. Perciò l’attacco, quale mezzo principale per distruggere il nemico, ha un’importanza primaria, mentre la difesa, quale mezzo ausiliario per distruggere il nemico e come uno dei mezzi per conservare le proprie forze, ha un’importanza secondaria. Nella guerra, il ruolo principale è sostenuto in molti casi dalla difesa e per il resto dall’attacco; tuttavia, nella guerra presa nel suo insieme, l’attacco ha un’importanza primaria.
“Sulla guerra di lunga durata" (Maggio 1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
I principi che guidano le operazioni militari derivano senza eccezione da un unico principio fondamentale: sforzarsi al massimo di conservare le proprie forze e annientare quelle del nemico... Ma allora come giustificare l’incitamento a sacrificarsi eroicamente in guerra? Ogni guerra esige un prezzo, talvolta estremamente alto. Ma non è questo in contraddizione con il principio di conservare le proprie forze? In realtà non vi è alcuna contraddizione; per essere più esatti, sacrificio e conservazione delle proprie forze sono tra loro opposti e complementari. Tale sacrificio infatti è indispensabile non solo per annientare il nemico ma anche per conservare le proprie forze - la “non conservazione” parziale e temporanea (sacrificarsi o pagare il prezzo) è necessaria per conservare le proprie forze in senso generale e permanente. Da questo principio fondamentale nasce una serie di principi che guidano tutte le operazioni militari ; e questi - dai principi da seguire durante gli scontri a fuoco (mettersi al riparo per conservare le proprie forze e sfruttare al massimo la potenza di fuoco per distruggere il nemico) fino ai principi strategici - sono tutti improntati a questo principio fondamentale. Tutti i principi tecnici e tutti i principi concernenti la tattica, le campagne militari e la strategia rappresentano altrettante applicazioni di questo principio fondamentale. Il principio di conservare le proprie forze e annientare il nemico è alla base di tutti i principi militari.
“Problemi strategici della guerra partigiana antigiapponese’’ (Maggio1938), Opere Scelte, Vol. II.
 
I nostri principi militari sono:
1. Attaccare prima le forze nemiche disperse e isolate, e poi le forze nemiche concentrate e possenti.
2. Impadronirsi prima delle città piccole e medie e delle vaste zone rurali, poi delle grandi città.
3. Porsi come obiettivo principale l’annientamento della forza effettiva del nemico, e non la difesa o la conquista di una città o di una zona. La possibilità di conservare o conquistare una città o una zona deriva dall’annientamento della forza effettiva del nemico, e spesso una città o una zona non può essere tenuta o presa definitivamente che dopo essere caduta a più riprese ora nelle mani dell’uno, ora dell’altro.
4. In ogni battaglia concentrare forze assolutamente superiori (due, tre, quattro e talvolta anche cinque o sei volte quelle del nemico), accerchiare completamente le forze nemiche, sforzarsi di annientarle totalmente, senza dare loro la possibilità di sfuggire dalla rete. In circostanze particolari, adottare il metodo di infliggere al nemico colpi schiaccianti, ossia concentrare tutte le nostre forze per un attacco frontale e un attacco su uno o su tutti e due i fianchi del nemico, per annientare una parte delle sue truppe e mettere in rotta l’altra parte, in modo che il nostro esercito possa spostare rapidamente le proprie truppe per schiacciare altre forze nemiche. Cercare di evitare battaglie di logorio nelle quali il guadagno è inferiore alla perdita o riesce appena a compensarla. In questo modo, anche se inferiori nell’insieme (dal punto di vista numerico), saremo assolutamente superiori in ogni settore e in ogni campagna specifica, e questo ci assicurerà la vittoria sul piano operativo. Con il tempo, diventeremo superiori nell’insieme e infine annienteremo completamente il nemico.
5. Non ingaggiare battaglia impreparati, non combattere se non si è sicuri di vincere; compiere ogni sforzo per essere ben preparati ad ogni battaglia, compiere ogni sforzo per assicurarsi la vittoria in un dato rapporto di condizioni tra il nemico e noi.
6. Sfruttare appieno il nostro stile di combattimento - coraggio in battaglia, disprezzo del sacrificio, disprezzo della fatica e tenacia nel combattimento continuo (ossia capacità di combattere battaglie successive in un breve spazio di tempo e senza riposo).
7. Cercare di annientare il nemico quando è in movimento. Al tempo stesso considerare attentamente la tattica di attacco delle posizioni e impadronirsi delle fortificazioni e delle città del nemico.
8. Quanto all’attacco delle città, impadronirsi risolutamente di tutte le fortificazioni e le città che il nemico difende debolmente. Al momento opportuno, sempre che le circostanze lo permettano, impadronirsi di tutte le fortificazioni e città che il nemico difende moderatamente. Quanto alle fortificazioni e alle città che il nemico difende fortemente, attendere che le condizioni siano mature e poi prenderle.
9. Reintegrare la nostra forza con tutte le armi e la maggior parte degli effettivi catturati al nemico. È dal fronte che proviene la maggior parte del potenziale umano e del materiale per il nostro esercito.
10. Mettere a profitto gli intervalli tra una campagna e l’altra per far riposare, addestrare e consolidare le nostre truppe. I periodi di riposo e di consolidamento non devono, in generale, essere troppo lunghi e, per quanto possibile, non bisogna permettere al nemico di riprendere fiato.
Questi sono i principali metodi adottati dall’Esercito popolare di Liberazione per sconfiggere Chiang Kai-shek. Essi sono il risultato di lunghi anni di lotta in cui l’E- sercito popolare di Liberazione si è temprato combattendo contro i nemici dell’interno e dell’esterno, e si confanno perfettamente alla nostra situazione attuale.
... La nostra strategia e la nostra tattica si basano sulla guerra popolare; nessun esercito che si opponga al popolo può adottare questa strategia e questa tattica.
“La situazione attuale e i nostri compiti” (25 dicembre 1947), Opere Scelte, Vol. IV.
 
Senza preparazione, la superiorità non è vera superiorità e non è possibile neanche prendere l’iniziativa. Una volta compreso questo principio, una forza inferiore ma preparata può spesso sconfiggere un nemico superiore con un attacco di sorpresa.
“Sulla guerra di lunga durata" (Maggio 1938), Opere Scelte, Vol. II.

 


20 luglio 2022