L'armata neonazista del nuovo zar Putin bombarda ogni notte Mykolayv, fa strage di civili, tra cui una bimba, a Vinnytsya, missile su due scuole a Kharkiv. Forze ucraine distruggono depositi di munizioni russe
Zelensky: Gradualmente libereremo le regioni attualmente occupate

 
Il quinto mese della guerra di aggressione all'Ucraina, lanciata lo scorso 24 febbraio dall'armata neonazista del nuovo zar Putin, si sta per chiudere con un attacco delle truppe russe verso le ultime due città ancora controllate dall'esercito di Kiev nell'autoprocalmata repubblica di Donetsk, al termine di quella che nei bollettini militari era stata definita una "pausa tecnica" dopo la caduta nelle mani degli invasori di tutta la regione dell'autoproclamata repubblica di Lugansk. Le cannonate russe che il 18 luglio distruggevano tra le altre una palazzina di due piani a Toretsk e causavano altri sei morti aprivano l'attacco sulle cittadine di Seversk e Bakhmut, due località di passaggio per arrivare agli obiettivi finali di questa offensiva, la conquista delle due città più importanti ancora in mano ucraina, Sloviansk e il capoluogo Kramatorsk e con esse tutto il Donbass.
La momentanea pausa nell'offensiva dell'armata neonazista nel sud del paese era stata annunciata il 9 luglio da Putin che nel videomessaggio di congratulazione all'esercito aggressore per la conquista della regione di Lugansk aveva parlato per la prima volta della necessità per i soldati russi di "riposare". Ossia per riorganizzare le truppe che hanno subito pesanti perdite a causa della resistenza ucraina nella loro sanguinosa campagna nella regione di Lugansk. Secondo i servizi occidentali, all'armata neonazista di Putin sarebbe servito altro tempo per rimpolpare e riposizionare le unità militari necessarie per la nuova offensiva ma la necessità di portare prima possibile a casa un minimo di risultato da sbandierare come un successo determinavano le mosse del ministro della Difesa Sergei Shoigu che ordinava di accelerare i tempi di conclusione della cosiddetta "operazione speciale" in Ucraina nel Donbass e di colpire in particolare le basi delle nuove armi a lunga gittata fornite dai paesi imperialisti occidentali.
L'11 luglio la decina di batterie di lanciarazzi mobili Himars forniti dagli Usa colpivano diverse postazioni russe lungo tutta la linea del fronte, postazioni molto arretrate fino a più di settanta chilometri e dove finora gli invasori i russi ritenevano di essere al sicuro. Uno di questi bombardamenti distruggeva un deposito di munizioni presso la città di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson, e altri dieci grandi depositi di munizioni per l'artiglieria, depositi di carburante, postazioni di artiglieria e di difesa antiaerea, posti di comando e caserme degli aggressori.
L'armata neonazista del nuovo zar Putin anche durante la cosiddetta pausa tecnica non aveva cessato di tempestare con missili e artiglieria basi militari e case non solo lungo la linea del fronte nel Donbass ma anche a Kharkiv e Sumy, nel nordest, mai uscite dal mirino degli aggressori. Così come con criminale sistematicità erano colpiti nel sud Mykolayv, dove nella sola notte del 18 luglio sono state registrate una decina di esplosioni, e Odessa e nuovi obiettivi nel centro del paese fino alla strage di civili, tra cui una bimba, a Vinnytsya. Il 13 luglio alcuni missili a lunga gittata Kalibr lanciati dalle navi russe nel Mar Nero colpivano la città nel mezzo dell’Ucraina e lontana dai fronti finora rimasta fuori dai bombardamenti. Sotto le macerie, secondo il bilancio fornito dal sindaco della città, sono rimaste almeno 23 vittime, un altro centinaio di abitanti era ricoverato in ospedale, 5 in condizioni gravissime. Come possono essere definiti se non di tipo hitleriano questi criminali bombardamenti russi che colpiscono indiscriminatamente obiettivi civili e la popolazione, nella speranza di fiaccare l'indomita resistenza ucraina?
La Russia ha già utilizzato più di tremila missili da crociera contro l'Ucraina, denunciava il presidente Volodymyr Zelensky il 18 luglio nel suo discorso serale alla nazione. Il bilancio presidenziale della guerra di resistenza all'aggressione imperialista russa della sera precedente si era soffermato sui parziali successi registrati dall'esercito ucraino che aveva riconquistato circa un migliaio di insediamenti, in alcune aree, circa un quarto di quelli occupati dai russi. "Siamo già riusciti a liberare parte del territorio occupato dopo il 24 febbraio. Gradualmente libereremo altre regioni del nostro paese che sono attualmente occupate" e "la bandiera ucraina sarà in tutte le nostre città e villaggi", assicurava Zelensky. E chiedeva di nuovo ai suoi alleati aiuti e determinazione contro l'aggressore.
Un richiamo come quello evidenziato nella dichiarazione congiunta del ministero dell'Energia e del ministero degli Affari Esteri ucraino del 9 luglio che esprimeva la "profonda delusione per la decisione del governo canadese di rilasciare il permesso di restituire alla Germania la turbina del gasdotto Nord Stream 1 riparato da Siemens Canada", il pezzo che permetterebbe alla Russia di ripristinare le forniture di gas alla Germania, interrotte formalmente per manutenzione del gasdotto. "Il trasferimento della turbina Nord Stream-1 consentirà alla Russia di continuare a utilizzare l'energia come strumento di guerra ibrida contro l'Europa - proseguiva la nota - Chiediamo al governo canadese di revocare questa decisione, nonché di garantire l'integrità del regime sanzionatorio". Un regime che i paesi imperialisti europei applicano finché non tocca i loro interessi economici e che finora hanno ampiamente violato nel caso delle forniture energetiche e hanno continuato a finanziare la guerra di Putin.
Nonostante l'appello di Kiev al governo canadese per il blocco della spedizione, la turbina è arrivata il 17 luglio in Germania per essere consegnata alla società russa Gazprom, dopo che la Commissione europea ha spiegato con una faccia di bronzo imperialista senza pari che le sanzioni Ue contro Mosca non includono i componenti dei gasdotti. Eppure proprio lo stesso giorno il presidente russo Putin che finora aveva minimizzato l'impatto delle misure varate in risposta all'offensiva russa in Ucraina ed evitato qualsiasi tono allarmistico, per la prima volta durante una riunione di governo trasmessa dalla televisione accennava a "difficoltà colossali" causate dalle sanzioni, in particolare dal "blocco quasi totale che viene attuato nei confronti del nostro Paese per quanto riguarda l'accesso ai prodotti high-tech stranieri".

27 luglio 2022