Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Impugnare l'arma dell'astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti, e per avanzare verso la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato

Il 25 settembre si terranno le elezioni politiche. Invitiamo le elettrici e gli elettori, a cominciare dalle operaie e dagli operai, dalle giovani e dai giovani, a spendere qualche minuto per leggere la proposta elettorale del PMLI per cambiare l'Italia.
Noi marxisti-leninisti italiani vogliamo cambiare radicalmente l'Italia nell'economia, nelle istituzioni, nell'ordinamento giuridico, nell'istruzione, nella cultura, nell'arte, nella morale, nello stile di vita per dare al popolo italiano una vita senza sfruttamento, oppressione, disoccupazione, povertà, disuguaglianze sociali e di genere, guerre.
Questa nuova società è il socialismo, già realizzato nell'Urss di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao, e poi abbattuto dai revisionisti, cioè dai falsi comunisti che hanno fatto scempio degli insegnamenti universali e immortali del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Il socialismo è quanto mai necessario anche per impedire che l'Italia venga trascinata nella guerra imperialista mondiale che si profila all'orizzonte tra le superpotenze imperialiste dell'Ovest e quelle dell'Est, Cina e Russia, che si contendono la nuova spartizione e il dominio del mondo.
Intanto bisogna schierarsi risolutamente con l'eroica Resistenza dell'Ucraina, aggredita e invasa dalla Russia imperialista del nuovo zar Putin che si propone di restaurare l'impero zarista.
Noi siamo convinti, come recita il Programma generale del PMLI, approvato dal Congresso di fondazione svoltosi il 9 Aprile 1977, che “solo il socialismo può salvare l'Italia dallo sfascio, dalla miseria, dal fascismo e dalla guerra. Solo il socialismo può fare dell'Italia un paese prospero, avanzato, libero, indipendente e pacifico”.
La storia dimostra che se non si lotta per il socialismo, che significa combattere il capitalismo e la sua sovrastruttura che ha assunto vesti neofasciste, presidenzialiste e mafiose in tutti i settori, sarà impossibile fare uscire il nostro martoriato Mezzogiorno dalla miseria nera e dal sottosviluppo, difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e contrastare la torchiatura fiscale alle masse popolari e i veementi attacchi ai salari, alle pensioni, alla contrattazione nazionale, all'occupazione, alla sanità pubblica, alla previdenza sociale e ai servizi sociali. Se non si lotta per il socialismo sarà impossibile combattere e sradicare le mafie e rendere giustizia ai martiri antimafiosi. Se non si lotta per il socialismo sarà impossibile dare alle masse femminili un corretto orientamento per la parità con l'uomo in tutti i campi e per l'emancipazione, ai giovani delle periferie urbane gli impulsi incisivi e necessari per combattere la loro emarginazione sociale e alle studentesse e agli studenti la spinta a prendere il potere nelle scuole e nelle università trasformandole in un servizio sociale goduto dal popolo e al servizio del popolo. Se non si lotta per il socialismo sarà impossibile bloccare la politica estera e militare dell'Italia tesa a saziare le grandi ambizioni neocolonialiste e imperialiste dei monopoli italiani.
In altri termini si vuol dire che se tutte le lotte delle masse, operaie, contadine, lavoratrici, femminili, disoccupate, pensionate, studentesche, non vengono inserite nella strategia della lotta per il socialismo raccoglieremo solo delle piccole briciole del sontuoso banchetto dei pescecani capitalisti e monopolisti, il disegno presidenzialista andrà più avanti e i movimenti di massa ruoteranno e si esauriranno nell'orbita del regime capitalista neofascista.
È un fatto innegabile che dall'Unità d'Italia ad oggi i tanti governi che si sono succeduti in questi 161 anni, compresa la ventennale dittatura fascista di Mussolini, non sono riusciti a risolvere i tre principali problemi economici e sociali del Paese: le disuguaglianze sociali, il divario tra Sud e Nord, il lavoro. Non ci sono riusciti nemmeno i governi con la partecipazione dei partiti nominalmente comunisti, come il PRC e il PdCI e quello del banchiere massone Mario Draghi, frutto del golpe bianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, costituito anche dalla lega neofascista di Salvini.
Ciò dimostra che tali problemi storici e vitali non possono essere risolti pienamente dal capitalismo il quale per la sua stessa natura pensa principalmente ad arricchire i capitalisti, i grandi azionisti, i banchieri, i manager, i vertici della magistratura, delle forze armate, delle “forze dell'ordine”, gli alti burocrati dello Stato e a sviluppare le zone dove l'economia, la finanza, l'industria, l'agricoltura e i servizi sono più forti e concentrati.
Ciò dimostra anche che nessun governo - anche se fosse del M5S del trasformista liberale Giuseppe Conte, oppure dell'Unione popolare del rivoluzionario da operetta Luigi De Magistris, al quale reggono il moccolo il PRC e Potere al popolo, oppure Uniti per la Costituzione [successivamente Italia sovrana e popolare. Ndr] del rossobruno Marco Rizzo e dell'anticomunista Antonio Ingroia - può fare cose diverse da quelle che impongono il capitalismo italiano e europeo. È il sistema economico e la classe al potere che decidono tutto.
Votare i partiti del regime, che siano di destra o di “sinistra”, è quindi come votare il capitalismo, la classe dominante borghese, l'Unione europea imperialista e lasciare sostanzialmente le cose come stanno.
I sondaggi elettorali prevedono che la destra prevalga sulla “sinistra” e vada al governo. Non c'è da preoccuparsi più di tanto perché siamo già da tempo in un regime neofascista e perché persino la ducetta Giorgia Meloni si riconosce nella vigente Costituzione, che, tra l'altro, non è più quella del 1948 per le numerose modifiche peggiorative ricevute.
Questa legge fondamentale dello Stato borghese italiano mentre consente alla destra di andare al governo impedisce al proletariato e al suo Partito di instaurare il socialismo per via pacifica e parlamentare, come ha denunciato l'Ufficio politico del PMLI nel documento in data 11 dicembre 1997.
Sarebbe comunque un grave errore politico se l'elettorato di sinistra votasse il PD o i partiti suoi alleati per scongiurare il governo della destra. Perché il PD è un nuovo tipo di partito di destra se si pensa che il suo leader Enrico Letta ha adottato l'Agenda di Draghi espressione della politica di destra del presidenzialista mussoliniano Draghi, come è emerso dalle sue comunicazioni al senato sulla crisi di governo. Una Agenda che tra l'altro ha prodotto circa 13 milioni di poveri tra assoluti e relativi.
Fino alla Grande Rivolta anticapitalista del Sessantotto era proficuo utilizzare anche il parlamento per combattere il capitalismo, ma da allora in poi, cambiando le condizioni, bisogna combatterlo stando fuori dal parlamento.
Tenendo presente la storia elettorale e parlamentare italiana, le esperienze elettorali e parlamentari fatte, l'attuale emarginazione del parlamento e la sua subalternità al governo, l'astensionismo spontaneo che a volte coinvolge quasi metà dell'elettorato, sul piano elettorale l'arma più potente che possiamo utilizzare è quella dell'astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti e per avanzare verso la conquista del socialismo e il potere politico del proletariato. L'astensionismo si può esprimere o disertando le urne o annullando la scheda o lasciandola in bianco.
Ma non basta, bisogna creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - comprese le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime.
Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale.
I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria.
I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale.
La lista delle rivendicazioni è molto lunga, qui indichiamo solo le rivendicazioni più urgenti e importanti. In politica estera e militare: l'Italia esca dall'Ue e dalla Nato, chiuda tutte le basi Usa e Nato nel Paese, ritiri tutte le missioni militari all'estero e le truppe impegnate in paesi e luoghi per conto della Nato, rompa le relazioni economiche, commerciali e diplomatiche con la Russia finché questa non ritiri le sue truppe dall'Ucraina, dimezzi le spese militari, riconverta il modello militare da interventista a difesa del territorio nazionale, non partecipi all'esercito europeo.
In politica interna: lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per i disoccupati e i lavoratori, abolizione del precariato, ripristinare la scala mobile e l'articolo 18, riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di salario, parità di salario tra donne e uomini, attuazione integrale della legge 194, dimezzare le bollette di gas ed elettricità alle famiglie che hanno un reddito inferiore a 35 mila euro, bloccare il caro vita, forti aumenti salariali e delle pensioni minime, basse e medie, pensione a 55 anni per le donne e a 60 per gli uomini, più risorse per il Mezzogiorno, riduzione del cuneo fiscale solo per le lavoratrici e i lavoratori, bloccare le delocalizzazioni, divieto di arresto dei sindacalisti che dirigono scioperi e manifestazioni sindacali, sviluppo, ammodernamento e adeguamento della sanità pubblica senza ticket in grado di fronteggiare ogni pandemia, nazionalizzare le industrie farmaceutiche, abolire i brevetti sui vaccini, no alle leggi sulla concorrenza e sull'autonomia differenziata, patrimoniale per i redditi alti, esonero dalle tasse per redditi fino a 25 mila euro, abolizione dei benefici fiscali della chiesa cattolica, cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, frontiere aperte per i migranti, istruzione pubblica e gratuita fino all'università alle giovani e ai giovani le cui famiglie abbiano un reddito inferiore alle 35 mila euro, revisionare in chiave effettivamente ecologica il PNRR, mettere al bando il nucleare, gli inceneritori e i rigassificatori, potenziare la ricerca, la produzione e l'utilizzazione dell'energia solare, idrica, eolica, geotermica e tutte le fonti energetiche pulite incluso l'idrogeno verde.
Contiamo sul contributo fondamentale di tutti i sindacati, confederali e non, auspicando che si uniscano, si coordinino e stabiliscano una piattaforma rivendicativa e una mobilitazione comune. Come hanno fatto i sindacati di base proclamando lo sciopero generale per il 21 ottobre.
Qualsiasi sia il governo che uscirà dalle urne trattiamolo come si conviene, rendendogli la vita difficile attraverso la lotta di classe.
Le forze anticapitaliste divise e senza un progetto comune di una nuova società incidono poco nella realtà politica e sociale. Un concetto elementare che hanno ben compreso i fondatori del recente Coordinamento di Unità Popolare del quale fa parte anche il PMLI con apertura e grande spirito unitario.
C'è però bisogno che tutte le forze anticapitaliste, a partire da quelle con la bandiera rossa, aprano una grande discussione pubblica per elaborare un progetto comune per la nuova società socialista. È una urgente necessità politica e sociale auspicata il 17 febbraio 2020 dal PMLI nel documento del Comitato centrale appena varato il governo Draghi.
Questa discussione rivoluzionaria è il primo passo per cominciare a lavorare unitariamente per abbattere il capitalismo, e così, passo dopo passo, si arriverà a respirare l'aria “pura” del socialismo in cui il proletariato, la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne riceve solo le briciole, è al potere.
Invitiamo calorosamente le elettrici e gli elettori che condividono questo documento a unirsi subito ai marxisti-leninisti per costituire le Squadre di propaganda dell'astensionismo tattico marxista-leninista.
Uniamoci impugnando l'arma dell'astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti e per avanzare verso la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato!
Uniamoci per combattere le istituzioni rappresentative della borghesia e per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Uniamoci sulla via dell'Ottobre verso il socialismo e il potere politico del proletariato!

 

L'Ufficio politico del PMLI
 
Firenze, 24 luglio 2022