Relazione scritta Giovanni Scuderi per il Seminario internazionale sul pensiero di Mao svoltosi il 6-7 novembre 1993 a Gelsenkirchen
Mao sull’internazionalismo proletario

 
La presente relazione è stata scritta dal compagno Giovanni Scuderi in data 5 ottobre 1993 e presentata alla quarta e conclusiva parte del Seminario internazionale sul pensiero di Mao svoltosi il 6-7 novembre 1993 a Gelsenkirchen in Germania. Fu letta in quella sede da Dario Granito.
Con questo splendido contributo il Segretario generale del PMLI ha voluto chiamare i marxisti-leninisti, il proletariato e i popoli oppressi del mondo intero a impugnare con forza la bandiera dell’internazionalismo proletario, a cui Mao ha dato in modo diretto e personale il massimo dello sviluppo, nella lotta contro l’imperialismo. E li ha esortati a non separarla mai dalla lotta contro i revisionisti moderni, che si chiamino Krusciov o Breznev o Deng, Gramsci, Togliatti, Ingrao o Napolitano, Cossutta, Bertinotti, Rizzo, se vogliono garantire il successo della lotta rivoluzionaria antimperialista.
 
Compagne e compagni,
ringrazio i compagni organizzatori che mi hanno fatto l’onore di presentare un’informativa sul tema “Mao sull’internazionalismo proletario” a questo Seminario internazionale sul pensiero di Mao che presumibilmente avrà un grande eco rivoluzionario in tutto il mondo ed eserciterà un’influenza benefica sullo spirito e sulle lotte dei Partiti e delle Organizzazioni marxisti-leninisti dei vari paesi. Alla Presidenza e a voi tutti qui presenti rivolgo un caloroso e rispettoso saluto e vi auguro un buon lavoro.
L’internazionalismo proletario è un aspetto fondamentale del pensiero e dell’opera di Mao. Anche in questo campo Mao ha difeso e sviluppato il marxismo-leninismo nella lotta incessante contro i revisionisti, all’interno e all’esterno della Cina, che intendevano affossarlo.
Lo spirito dell’internazionalismo proletario – quello di aiutarsi reciprocamente fra tutti i popoli per favorire lo sviluppo e la vittoria della rivoluzione mondiale e della lotta contro l’imperialismo, il colonialismo, la reazione, il razzismo, il sionismo e l’apartheid – è stato espresso da Mao al massimo livello, sia dal punto di vista teorico e strategico che pratico e tattico.
L’internazionalismo proletario di Mao si fonda sulla consapevolezza che il proletariato non potrà mai emancipare se stesso e l’intera umanità se l’imperialismo non viene spazzato via da tutto il mondo. Bisogna perciò schierarsi o a favore o contro l’imperialismo. Non c’è altra scelta. Mao lo spiega con queste parole: “Dobbiamo schierarci da una parte; e noi siamo profondamente convinti che per conquistare la vittoria e per consolidarla dobbiamo schierarci da una parte. Alla luce dell’esperienza accumulata… tutti i cinesi, senza eccezione, devono schierarsi o dalla parte dell’imperialismo o dalla parte del socialismo. Una posizione di mezzo non esiste, non c’è una terza strada”.
Ma non basta schierarsi contro l’imperialismo e a favore del socialismo, occorre anche aiutare attivamente chi lotta contro l’imperialismo. Infatti, rileva Mao, “la rivoluzione mondiale può avere successo solo se il proletariato dei paesi capitalisti appoggia la lotta di liberazione dei popoli delle colonie e semicolonie, e se il proletariato delle colonie e semicolonie appoggia la lotta di liberazione del proletariato dei paesi capitalisti” .
Il contributo più grande che Mao ha dato all’internazionalismo proletario a livello teorico e strategico è costituito dall’orientamento che egli ha fornito al popolo cinese e ai popoli di tutto il mondo nella lotta contro l’imperialismo.
In piena epoca del capitalismo, quando esplodevano nei paesi capitalisti le lotte tra il proletariato e la borghesia, Marx ed Engels, per la prima volta nella storia, lanciarono la grande parola d’ordine “Proletari di tutti i paesi, unitevi” . Con ciò gettarono le basi dell’internazionalismo proletario.
Entrati nell’epoca dell’imperialismo, conformemente alla nuova situazione internazionale, Lenin rilevò che la lotta delle nazioni oppresse contro l’imperialismo era una componente del movimento rivoluzionario del proletariato mondiale e, conseguentemente, lanciò la grande parola d’ordine “Proletari e nazioni oppressi di tutto il mondo, unitevi!” .
Dopo la morte di Lenin, Stalin precisò il senso di questa parola d’ordine, ossia che il movimento di liberazione nazionale deve includere tutte le forze che si oppongono all’aggressione imperialista, senza distinzione di classe, orientamento filosofico e religioso e di punti di vista politici, anche se si oppongono al socialismo. Celebre l’esempio dell’emiro afghano.
Mao, a sua volta, ha sviluppato queste parole d’ordine di Marx, Engels, Lenin e Stalin, cogliendo le novità della diversa situazione internazionale, e mirando a formare un fronte unito internazionale il più vasto possibile, con la formulazione di quest’ultima grande parola d’ordine: “Popoli di tutto il mondo, unitevi!” . In tre momenti diversi egli ha detto: “Popoli di tutto il mondo, unitevi per combattere ogni guerra di aggressione lanciata da qualsiasi imperialismo o socialimperialismo, in particolare una guerra di aggressione condotta con bombe atomiche come armi! Se scoppierà tale guerra, i popoli di tutto il mondo dovranno eliminare la guerra d’aggressione con la guerra rivoluzionaria; la preparazione al riguardo deve essere fatta fin d’ora”. “Popoli di tutto il mondo, fate affidamento sul vostro coraggio, osate combattere, sfidate le difficoltà, avanzate ondata dopo ondata e il mondo sarà vostro. I mostri saranno tutti annientati”. “Popoli di tutto il mondo, unitevi per sconfiggere gli aggressori americani e tutti i loro lacchè!”.
Il pensiero internazionalista proletario di Mao ha giocato un ruolo fondamentale nella lotta dei popoli contro l’imperialismo. In ogni fase, Mao ha saputo individuare le contraddizioni fondamentali che esistevano nel mondo e il nemico principale a livello internazionale che bisognava combattere attraverso il più largo fronte unito possibile.
Dopo la seconda guerra mondiale additava l’imperialismo Usa come il nemico principale di tutti i popoli. Con la comparsa del socialimperialismo sovietico, avvenuta con l’aggressione dell’Urss alla Cecoslovacchia, individuava il nemico comune di tutti i popoli nell’imperialismo americano e nel socialimperialismo sovietico. E nel momento in cui queste due superpotenze si contendevano l’egemonia mondiale e preparavano una guerra mondiale, attraverso la splendida teoria dei tre mondi, elaborata nel 1974, invitava tutti i popoli del mondo e tutti gli altri paesi a coalizzarsi e a lottare insieme contro di esse.
I grandi concetti antimperialisti di Mao hanno ispirato e orientato, direttamente o indirettamente, tutte le lotte dei popoli per la propria liberazione che si sono svolte negli anni ’60 e ’70. Fra questi concetti ricordiamo: “Tutti i reazionari sono tigri di carta”; “Il potere politico nasce dalla canna del fucile”, “Se si vuol fare la rivoluzione, ci deve essere un partito rivoluzionario”, “Contare sulle proprie forze”, “Un paese debole può vincere un paese forte, e un piccolo paese può vincere un grande paese”, “Il popolo e solo il popolo è la forza motrice che crea la storia del mondo”, “Le armi del popolo, ogni fucile e ogni cartuccia, vanno conservate, non vanno consegnate”.
Mao ha dato un contributo diretto e personale ai popoli dei cinque continenti in lotta contro l’imperialismo. A parte i numerosi messaggi ai dirigenti dei popoli in lotta, egli ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno fatto epoca in appoggio agli afroamericani in lotta contro la discriminazione razziale (1963), alla lotta del popolo di Panama contro l’imperialismo americano (1964), alla resistenza del popolo dominicano contro l’aggressione armata americana (1965), al popolo del Congo-Leopoldville contro l’aggressione americana (1965), alla lotta degli afroamericani contro la repressione violenta (1968), alla lotta del popolo cambogiano e agli altri popoli dell’Indocina (1970).
Ai marxisti-leninisti di tutto il mondo, Mao ha dato delle indicazioni concrete e particolari per garantire il successo della lotta rivoluzionaria e antimperialista. Una su tutte merita la massima considerazione. Nel ’56, incontrando dei rappresentanti di alcuni Partiti comunisti latino-americani, egli ha messo in rilievo che “bisogna assolutamente integrare due fattori, la verità universale del marxismo-leninismo e la situazione specifica del vostro paese” . In effetti questa è la chiave del successo in tutte le fasi della lotta rivoluzionaria. Come dimostra la storia del movimento operaio internazionale e la pratica comune, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è invincibile e infallibile. Se la rivoluzione subisce delle sconfitte o fallisce la responsabilità non è da attribuire a esso ma ai nostri errori di destra o “sinistra”. Anche se questi errori possono essere commessi in buona fede, o per incapacità soggettiva di gestire il marxismo-leninismo-pensiero di Mao o per insufficiente conoscenza dello stesso o per inesperienza.
Mao, lottando contro i revisionisti Krusciov, Breznev, Tito, Togliatti, Thorez, Gomulka, Nagy, Browder, Miyamoto, Dange ed altri, ha salvaguardato i sacri principi dell’internazionalismo proletario e arricchito enormemente la linea antimperialista marxista-leninista.
La difesa della grande opera di Stalin, della verità universale del marxismo-leninismo, del valore mondiale della Rivoluzione d’Ottobre, del diritto e della necessità di fare la rivoluzione socialista da parte del proletariato e dei popoli che vivono nei paesi capitalisti e imperialisti, del diritto e della necessità delle guerre di liberazione nazionale dei popoli oppressi dall’imperialismo e dal colonialismo, della necessità del proletariato e dei popoli che vivono nel socialismo di portare la rivoluzione fino in fondo, del dovere da parte dei popoli che hanno già riportato la vittoria nella rivoluzione di aiutare i popoli che lottano ancora per la loro liberazione; nonché la denuncia della teoria del passaggio pacifico al socialismo attraverso la cosiddetta “via parlamentare”, rappresentano le tessere fondamentali del grande mosaico dell’internazionalismo proletario di Mao.
Egli ha sempre sostenuto che la politica estera dei paesi socialisti deve poggiare su tre gambe: sull’internazionalismo proletario per quanto concerne le relazioni di amicizia, di aiuto reciproco e di cooperazione tra i paesi socialisti e il sostegno della lotta rivoluzionaria dei popoli e delle nazioni oppressi; sulla coesistenza pacifica, sulla base dei cinque principi (rispetto reciproco dell’integrità territoriale e della sovranità, mutua non aggressione, reciproca non interferenza negli affari interni, eguaglianza e interesse reciproci, coesistenza pacifica), tra i paesi a differenti sistemi sociali; sulla lotta contro la politica di aggressione e di guerra dell’imperialismo.
Di queste tre gambe, Mao mette soprattutto in risalto l’internazionalismo proletario che è il principio fondamentale della politica estera dei paesi socialisti e dei Partiti marxisti-leninisti. Circa la coesistenza pacifica, egli fa una chiarificazione fondamentale, e cioè che essa non si può attuare nei rapporti tra proletariato e borghesia nei paesi capitalisti e imperialisti, tra le nazioni e i popoli oppressi e i paesi oppressori, che la coesistenza pacifica non può essere la politica estera dei Partiti marxisti-leninisti, e che, in ogni caso, la lotta di classe e la lotta rivoluzionaria dei popoli non può essere subordinata alla politica della coesistenza pacifica dei paesi socialisti. Nel 1946 Mao rilevava che il compromesso su alcuni problemi tra l’Unione Sovietica da una parte e gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia dall’altra, “non richiede che i popoli dei diversi paesi del mondo capitalista seguano l’esempio facendo compromessi nei propri paesi. I popoli di questi paesi continueranno a condurre lotte differenti a seconda delle differenti situazioni”.
Finché è stato vivo Mao, la Repubblica popolare cinese è stata il bastione della rivoluzione mondiale. L’internazionalismo proletario è sempre stato il principio guida della sua politica estera. L’abbiamo visto concretamente a cominciare dall’aiuto anche di sangue che essa ha dato nel 1952 alla Corea nella sua guerra di resistenza contro gli Stati Uniti; dal ruolo svolto alla Conferenza di Bandung dei paesi Afro-asiatici nel 1955, in cui i suoi rappresentanti proclamarono che tutti i paesi grandi e piccoli, forti e deboli, devono godere di uguali diritti nelle relazioni internazionali; dalla presentazione a Mogadiscio in Somalia nel febbraio 1964 degli otto principi cinesi per la fornitura degli aiuti economici estremamente vantaggiosi ai popoli del Terzo mondo.
L’abbiamo visto successivamente, senza soluzione di continuità, in un crescendo impressionante, specie durante la Grande rivoluzione culturale proletaria, nel multiforme appoggio che la Cina di Mao ha dato alle lotte di liberazione nazionale dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina e ai movimenti rivoluzionari di massa in Europa occidentale, America del Nord, Canada, Giappone e Oceania.
Dopo la morte di Mao, a distanza di qualche anno, gradualmente la Cina revisionista ha messo completamente sotto i piedi l’internazionalismo proletario e ha tagliato ogni aiuto e appoggio alle lotte rivoluzionarie dei popoli. Attualmente la banda revisionista e fascista dello sgorbio politico Deng Xiaoping pratica una politica estera sciovinista di grande potenza e contrasta e sabota la costruzione dei Partiti marxisti-leninisti dei vari paesi, le lotte di liberazione nazionale e la rivoluzione mondiale. Ma non sarà così in eterno. È inevitabile che il glorioso proletariato cinese ritorni al potere, una volta che si sarà riappropriato del pensiero e della linea di Mao, che avrà costruito un autentico Partito marxista-leninista, un ampio fronte unito rivoluzionario, un forte Esercito Rosso e oserà sollevarsi in armi.
Nonostante i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel mondo dopo la morte di Mao, noi siamo ancora nell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione mondiale. Non possiamo perciò fare a meno dell’internazionalismo proletario, che del resto sarà sempre necessario, anche quando il proletariato sarà al potere in tutti i paesi.
Alziamo alta al cielo la grande parola d’ordine di Mao “Popoli di tutto il mondo, unitevi per sconfiggere gli aggressori americani e tutti i loro lacchè!’’ e lavoriamo alacremente e con fiducia, aiutandoci l’un l’altro come fratelli, per radunare attorno ad essa i nostri rispettivi popoli, risvegliare le coscienze rivoluzionarie delle masse e rilanciare le lotte rivoluzionarie per liberare gradualmente il globo dall’imperialismo.