L'armata neonazista del nuovo zar Putin fa stragi di civili e ricorre al ricatto nucleare. Controffensiva ucraina nel sud e nel Donbass occupati dai russi

 
 
L'invasione dell'armata neonazista di Putin in Ucraina ha registrato una svolta importante nelle scorse settimane segnate in particolare dai primi episodi che marcano in maniera evidente l'avvio di una controffensiva dell'esercito e della resistenza ucraina contro l’esercito zarista invasore.
 

Kiev contrattacca e Mosca accusa il colpo
Il 9 agosto infatti i missili ucraini sono riusciti a colpire un deposito di munizioni in un aerodromo in Crimea, nel distretto di Saki, vicino alla città di Novafedorivka. Mosca smentisce che si tratti di colpi esterni, ma le immagini video sono evidenti. Conferme anche da un ufficiale del governo ucraino che al New York Times ha dichiarato: "L'attacco sulla penisola è opera nostra, ed è solo l'inizio (…) Era una base aerea da cui partivano regolarmente aerei per attacchi contro le nostre forze nel teatro meridionale". Infatti, in relazione all'attacco, fonti militari ucraine parlano della distruzione di otto aerei da guerra, di due depositi di munizioni, e della morte di 41 soldati di Mosca. Un attacco che va al cuore degli attuali assetti geopolitici, e che rimette in discussione un territorio ancora ucraino, ma invaso e controllato da Mosca dal marzo del 2014 quando il nuovo zar di Russia Valdimir Putin con imposizione unilaterale firmò il decreto di riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli, cui fece seguito la firma del trattato di annessione alla Federazione Russa, ratificato dalla Duma il 20 marzo dello stesso anno.
"La guerra, iniziata con la Crimea – ha affermato il presidente ucraino Zelensky all'indomani dell'attacco – e si concluderà con la sua liberazione".
L’esercito di Kiev ha colpito anche altrove: un missile ucraino ha distrutto la base dei mercenari russi della Wagner nel Donbass, nuovi raid di droni ucraini hanno colpito nuovamente obiettivi militari in Crimea ed attaccato il quartier generale della flotta russa a Sebastopoli. Anche nella regione Kherson e nelle altre aree occupate dai russi nel Donbass vengono colpiti obiettivi militari. In totale sarebbero oltre 47 mila i soldati russi uccisi durante la guerra.
Mosca, dopo gli attacchi alle basi in Crimea, ha dunque accusato il colpo che mina la propria sedicente sicurezza, e il Cremlino è stato costretto a nominare un nuovo comandante della flotta russa nel Mar Nero nel tentativo di epurare l’inefficienza militare e riuscire così a voltare pagina.
 

Non si fermano bombardamenti e stragi di civili
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato di "buone notizie" dal sud del Paese, dove continuano i combattimenti contro gli occupanti russi. "Riduciamo il potenziale degli invasori", ha dichiarato, parlando poi di "feroci combattimenti anche nel Donbass". E nel Donbass, secondo l'intelligence britannica, sono attivi soprattutto i filorussi mentre le truppe di Mosca sono state costrette a concentrarsi sul sud.
Nonostante ciò non si fermano le violente offensive russe e vanno avanti pesanti combattimenti in particolare nel Donetsk, a Kramatorsk ed a Sloviansk, e nella regione di Dnipropetrovsk, così come nella città di Orkiv; una pioggia di razzi su Kharkiv ha provocato 19 morti civili mentre Mosca parla di “base di mercenari”. Ultimo in ordine di tempo, il bombardamento nel distretto di Sarny, dove sono stati colpiti oltre trenta edifici residenziali civili ed anche l’ospedale centrale.
È invece di 25 morti – tra i quali due bambini - e 31 feriti il bilancio dell'attacco russo alla stazione ferroviaria di Chaplyne nella regione del Dnipropetrovsk fra Zaporizhzhia e Donetsk, e due di essi sono bambini. Si tratta degli ennesimi bombardamenti di settori residenziali e di infrastrutture civili che confermano le modalità naziste della sedicente “operazione militare” che conferma giorno dopo giorno di essere semplicemente una vigliacca guerra di occupazione che provoca morte e sofferenza soprattutto fra la popolazione civile.
Il Ministero della Difesa russo in spregio all'evidenza, ha dichiarato che nell'attacco alla stazione ferroviaria di Chaplyne sono stati colpiti obiettivi militari dove sarebbero caduti oltre 200 uomini della riserva delle forze armate ucraine e dieci unità di equipaggiamento militare in viaggio verso la zona di combattimento del Donbass.
Il 24 agosto, giorno dell'indipendenza ucraina, nel suo discorso notturno alla nazione ha affermato solennemente fra l'altro (vedi articolo a parte) che "La nostra indipendenza non sta finendo e non finirà mai".
Altre 13 delle vittime si sono registrate poi in un attacco russo a Nikopol, vicino alla centrale atomica di Zaporizhzhia.
 

Rischio nucleare alla centrale di Zaporizhizhia
Continua lo scambio di accuse tra Kiev e Mosca sulla responsabilità degli attacchi nella zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia che mettono ad alto rischio di esplosione l'impianto controllato dai russi. Secondo fonti ucraine, nella giornata di domenica 29 agosto, in appena sei ore si sono registrati oltre 200 raid nella regione e l’indomani una bomba ha anche danneggiato parte di un tetto di un magazzino di stoccaggio della centrale.
L'allarme per Zaporizhzhia è stato al centro della riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che si è tenuto a fine agosto con il segretario generale Guterres che ha chiesto la creazione di una zona demilitarizzata nell'area. Concordi anche gli USA e Pechino, che afferma come "Il rischio di catastrofe è più devastante che a Fukushima".
Nel frattempo, se da un lato anche Mosca ha accettato l’avvio della missione di controllo dell’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) iniziata proprio in questi giorni, i filorussi valutano la chiusura della centrale nucleare e la sua disconnessione dalla rete ucraina che comporterebbe, oltre all'interruzione di quel flusso di energia a Kiev, rischi enormi per il raffreddamento del reattore dell'impianto. Fonti ucraine sostengono che l'impianto è stato già scollegato due volte negli ultimi giorni, ma solo in maniera temporanea.
 

Nessun progresso sui negoziati
Nel vertice di Leopoli tra Erdogan, Zelensky e Guterres, secondo la "Cnn turca", la Russia avrebbe aperto a negoziati diretti tra Putin e Zelensky; ma il leader ucraino ha chiesto innanzitutto al segretario Onu di garantire la sicurezza alla centrale di Zaporizhzhia, ed in seconda battuta ha affermato di non intendere riprendere alcun negoziato prima del ritiro delle truppe russe. Gli fa eco Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell'Ufficio del Presidente, in un'intervista alla pubblicazione finlandese Helsingin Sanomat: “La Russia è davvero pronta per la pace solo se ha subito perdite tattiche significative. Poi smette di dare ultimatum ed è costretta ad ascoltare le argomentazioni degli altri. Quando l'Ucraina raggiungerà i confini definiti nel 1991, allora la Russia sarà pronta a sedersi al tavolo dei negoziati e firmare un trattato di pace. Questa è l'unica possibilità per garantire i valori liberali e la libertà dell'Europa".

31 agosto 2022