No alle truppe italiane a difesa dei Paesi Nato ai confini dell'Ucraina

 
Lo sorso 27 luglio le Commissioni esteri e difesa della Camera hanno approvato la risoluzione conclusiva del dibattito relativo alla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 15 giugno 2022, in relazione alla partecipazione dell'Italia a tre nuove missioni militari internazionali.
Oltre allo scandaloso spreco di quasi 11 milioni di euro che saranno gettati al vento per la missione bilaterale di supporto alle forze armate del Qatar in occasione dei prossimi mondiali di calcio (560 militari, 46 mezzi terrestri, una nave e 2 aerei), e ai 15 militari che finiranno in Mozambico per attività di “addestramento”, la parte più consistente del provvedimento riguarda il potenziamento dei contingenti Nato nell'area sud-est dell'Alleanza.
In sostanza, favoriti dall'aggressione dell'armata neonazista di Putin all'Ucraina, la Nato ha attivato i suoi piani di “difesa” e dispiegato immediatamente all'indomani dell'invasione, oltre 40.000 truppe, insieme a significativi mezzi aerei e navali, nella parte orientale dell'Alleanza. Questo già consistente rinforzo di confine sarà supportato da altre centinaia di migliaia di truppe provenienti dai dispiegamenti nazionali dei Paesi membri. La Nato infatti ha istituito quattro nuovi gruppi tattici multinazionali in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia, oltre a quelli già esistenti in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, estendendosi così lungo tutto il fianco orientale della NATO, dal Mar Baltico a nord al Mar Nero a sud.
Al Vertice di Madrid del giugno 2022, infatti, gli imperialisti dell'Ovest hanno concordato un cambiamento fondamentale nella deterrenza e nelle modalità di “difesa” stessa delle proprie truppe, includendo il rafforzamento delle difese avanzate fino al livello di brigata, e l'aumento del numero di forze ad alta prontezza oltre le 300.000 unità.
Una militarizzazione di una entità tale da non avere precedenti dai tempi della Guerra Fredda.
L'Italia parteciperà a questo rafforzamento imperialista impiegando 1.000 soldati (in particolare in Bulgaria ed Ungheria) destinati alle attività di manovra, al “supporto al combattimento” - e quindi anche pronti alla guerra -, e alla protezione cibernetica dei dati con un ruolo in questo campo non di semplice partecipante, ma di nazione “quadro” del dispositivo multinazionale in Bulgaria.
Il tutto oltre a 380 mezzi terrestri e a 5 fra aerei ed elicotteri. Il Governo Draghi avallò con entusiasmo sia l'allargamento Nato a Svezia e Finlandia, sia il potenziamento militare del fronte ritenendola una priorità assoluta visto anche il nuovo scacchiere internazionale dopo l'aggressione di Mosca. Adesso tutte le forze politiche presenti in parlamento – tranne sparute eccezioni dal sapore elettoralista – ratificano senza tentennamenti il ruolo dell'Italia nell'alleanza Atlantica, confermando che anche in politica estera nulla cambierà dall'esito del voto di settembre.
Noi ci opponiamo fermamente all'invio di militari italiani nei Paesi Nato ai confini dell'Ucraina, così come in ogni altro Pese sovrano; l'abbiamo detto più volte che il nostro obiettivo è quello di lasciare fuori l'Italia da questa guerra, e l'abbiamo fatto opponendoci fin dall'inizio del conflitto all'invio di armi da parte del nostro Paese a Kiev. Adesso a maggior ragione ci opponiamo con forza all'invio di militari italiani pronti a combattere una guerra che non gli appartiene.
Naturalmente il fatto che il contingente venga inviato e guidato dall'alleanza imperialista Nato, non fa altro che rafforzare la nostra ferma contrarietà. Da sempre vogliamo Fuori la Nato dall'Italia e fuori l'Italia dalla Nato e da sempre ci battiamo affinché la Nato stessa non sia potenziata ma sciolta, restituendo sovranità e indipendenza ai Paesi che ne fanno oggi parte, ma soprattutto per fermare il rafforzamento e l'espansionismo dell'imperialismo occidentale, che non è diverso ma ugualmente pericoloso rispetto a quello dell'Est, entrambi nemici mortali dei popoli di tutti i Paesi del mondo.


31 agosto 2022