Lo documenta il ministero dell'Interno
In aumento il femminicidio
In dodici mesi le donne uccise sono state 125 contro le 108 di un anno fa
A Bologna massacrata a martellate dall'ex per gelosia

In un anno, tra il primo agosto 2021 e il 31 luglio 2022, sono state uccise 125 donne, in aumento rispetto alle 108 dei 12 mesi precedenti, in media più di una ogni 3 giorni. Questo il drammatico dato contenuto nel dossier del Viminale redatto in occasione della riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza.
La stragrande maggioranza di queste donne sono state ammazzate nell'ambito familiare o affettivo: 108 donne su 125 e di queste 68 da un partner o ex, cioè 3 donne su 4.
In realtà le donne uccise per femminicidio sono 126 con l'assassinio di Alessandra Matteuzzi, massacrata a martellate, calci e pugni, dall'ex partner geloso, lasciata morire sotto il portico di casa sua, a Bologna il 23 agosto scorso. Le varie denunce per stalking della donna nei confronti dell'uomo non sono riuscite a salvarla. Le associazioni antiviolenza del capoluogo emiliano hanno organizzato una fiaccolata di protesta il 31 agosto, il giorno dopo i funerali di Alessandra, che partirà alle 21 da piazza Liber Paradisus, per dirigersi verso via dell’Arcoveggio e terminare sotto casa di Alessandra. Alessandra è la 77ª vittima di femminicidio dall'inizio del 2022.
Nell’anno 2021 sono state accolte nei centri antiviolenza complessivamente 20.711 donne, con un incremento – rispetto al 2020 – del 3,5%, questi sono i dati raccolti dalla Rete antiviolenza D.i.Re. Quasi la metà (46%) delle donne accolte nei centri ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. Sempre dai dati del Report D.i.Re l’autore della violenza è prevalentemente italiano (soltanto il 27% ha provenienza straniera) e questo dato, oramai consolidato negli anni (con scostamenti non significativi), mette in discussione lo stereotipo diffuso dalla destra razzista e xenofoba che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio esclusivamente di uomini dei paesi extraeuropei.
Un dato importante è anche la situazione economica delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza: una donna su tre (31,9% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2020 (32,9%) e il 2019 (33,8%). Solo il 37% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro.
“A poche settimane dal voto, leggiamo il dossier annuale del Viminale con apprensione crescente” dichiara Antonella Veltri, Presidente D.i.Re. “La violenza alle donne è la grande assente di questa frettolosa campagna elettorale, in un momento in cui - e i numeri del Ministero degli Interni lo certificano - dovrebbe essere trasversale e risolutivo l’intervento delle forze politiche e delle istituzioni per il contrasto di un fenomeno radicato. Abbiamo ormai la certezza che le minacce di inasprimento delle pene non sono sufficienti a contrastare la violenza maschile: è necessaria una vera e propria rivoluzione culturale, che finalmente la sradichi”.
Potremmo essere anche d'accordo a grandi linee con quello detto dalla Veltri, però questa rivoluzione culturale in grado di sradicare la concezione borghese della donna, che la considera come oggetto di proprietà, vincolato al dogma cattolico oscurantista dell'“indissolubilità” del matrimonio e della coppia, responsabile delle discriminazioni lavorative, economiche e sociali perpetrate sulle masse femminili dal sistema capitalista e dai governi succedutisi fino ad oggi, non può essere attesa dai partiti e dalle istituzioni del regime neofascista. Un'efficace “rivoluzione culturale” in grado di sradicare la cultura dominante borghese della violenza di genere sulle donne e i femminicidi non può essere slegata dalla lotta per il socialismo. Se non si lotta per il socialismo sarà impossibile dare alle masse femminili un corretto orientamento per la parità con l'uomo in tutti i campi e la loro emancipazione. Se vogliamo farla finita con questa intollerabile strage di donne occorre dare vita a un grande movimento di massa che rivendichi tutte quelle misure che tutelano pienamente le donne dai femminicidi: a partire da una effettiva parità normativa di genere; renderle col lavoro economicamente indipendenti, sostenerle e difenderle con ogni mezzo quando chiedono aiuto e reprimere senza indugi e sottovalutazioni i partner e gli uomini violenti.
Come cita il documento elettorale astensionista dell'Ufficio politico del PMLI del 24 luglio “se tutte le lotte delle masse, operaie, contadine, lavoratrici, femminili, disoccupate, pensionate, studentesche, non vengono inserite nella strategia della lotta per il socialismo raccoglieremo solo delle piccole briciole del sontuoso banchetto dei pescecani capitalisti e monopolisti, il disegno presidenzialista andrà più avanti e i movimenti di massa ruoteranno e si esauriranno nell'orbita del regime capitalista neofascista”.
Per queste ragioni alle elezioni del 25 settembre invitiamo le elettrici, le donne, le ragazze che lottano ogni giorno nelle piazze, nei propri ambienti di lavoro, di studio e di vita per cancellare la violenza sulle donne e i femminicidi di impugnare l'arma dell'astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti, e per avanzare verso la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato.

31 agosto 2022