Ai domiciliari la sindaca (FdI) di Terracina
Roberta Tintari è accusata di turbata libertà degli incanti e falso in relazione alla gestione dell'arenile comunale
Indagato anche l'eurodeputato Procaccini (FdI), braccio destro della Meloni

 
All’alba dello scorso 19 luglio, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina e nell'ambito di un'indagine relativa a gravi reati riguardanti le concessioni balneari, la sindaca di Terracina (FdI) Roberta Tintari è stata arrestata ed è finita ai domiciliari insieme ad altre cinque persone, mentre nei confronti di altre 7 sono state prese misure interdittive.
Oltre alla Tintari sono finiti ai domiciliari due suoi colleghi di partito, ovvero l’ex vice sindaco Pierpaolo Marcuzzi e il presidente del consiglio comunale Gianni Percoco, oltre ai funzionari comunali Corrado Costantino e Alberto Leone nonché all'imprenditore Giampiero La Rocca. Sono stati invece interdetti temporaneamente dai pubblici uffici o dall’attività imprenditoriale Raffaele Graziani, Ivo Di Sauro, Alfredo Smaltini, Giuseppe Zappone, Carlo Sinapi, Giuseppe Mosa e Davide Di Leo.
Nell'inchiesta sono complessivamente 56 le persone indagate, tra pubblici ufficiali, imprenditori, tecnici e politici: il nome più rilevante è sicuramente quello di Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia, attuale deputato europeo e in passato sindaco di Terracina dal 2011 al 2015 e dal 2016 al 2019. Procaccini è un braccio destro di Giorgia Meloni, della quale è stato il portavoce nel 2008, e ha fortissimi legami politici anche con Roberta Tintari, la quale fu vicesindaca nell'ultimo periodo in cui egli era primo cittadino a Terracina, alla quale ha passato il testimone dopo la sua elezione a Bruxelles.
I reati contestati ai 63 indagati sono, a vario titolo, di falso, turbata libertà negli appalti riguardanti l'affidamento in gestione di spiagge e servizi connessi alla balneazione, truffa aggravata, indebita percezione di erogazioni pubbliche e rivelazione del segreto d'ufficio: in modo particolare la Tintari e Procaccini sono accusati, in concorso, di turbata libertà negli appalti in relazione alla gestione dell'arenile comunale, e la Tintari è accusata anche del reato di falso.
L’indagine è scaturita da una serie di controlli amministrativi nell’ambito dell’attività istituzionale denominata “Mare Sicuro 2019”, che hanno prevalentemente riguardato alcune aree oggetto di concessione demaniale e, successivamente, l’Arena del Molo di Terracina: nell’ambito di tale attività, iniziata nell’agosto dell’anno 2019, è emersa una pluralità di fatti di rilievo penale connessi alla gestione dei servizi relativi alla balneazione, a sanatorie palesemente illegali riguardanti manufatti costruiti sul pubblico demanio marittimo, a lavori ed opere pubbliche eseguite e commissionate dal Comune di Terracina nonché alla illegittima acquisizione e gestione di fondi europei strutturali FEAMP e FLAG per la realizzazione di un ponte ciclopedonale, con conseguente danno erariale.
L'indagine - durata circa un anno con numerose ispezioni, acquisizioni documentali, testimonianze, pedinamenti nonché intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche - ha consentito di evidenziare condotte di pubblici funzionari, all’interno del Comune di Terracina, che sono apparse sin da subito finalizzate al perseguimento di interessi esclusivamente personali degli indagati. In modo particolare, i lavori e le opere pubbliche risultano affidate a società che i magistrati inquirenti ritengono essere state agevolate irregolarmente dall'amministrazione comunale, a tutto svantaggio di altre.
E non si è trattato certo di un errore da parte degli indagati, e della Tintari in particolare, ma di una scelta criminale ben precisa da parte delle istituzioni coinvolte: il Giudice per le indagini preliminari, nella sua ordinanza cautelare, ha messo in evidenza che la Tintari in una occasione aveva sottratto un atto pubblico, un verbale di giunta, dall'ufficio dove era custodito, chiedendone la distruzione a un altro degli indagati. Il verbale, avrebbe poi scoperto la magistratura inquirente, conteneva incaute dichiarazioni che provavano l’abusivismo dell’Arena del Molo: “la sindaca Tintari – ha scritto il Giudice per le indagini preliminari - disponeva la distruzione del verbale di giunta comunale”, dimostrando così la piena consapevolezza di commettere dei reati contro la pubblica amministrazione.
Procaccini, poi, tentò ripetutamente, tra il 2020 e il 2021, di ostacolare l'attività investigativa della Procura della Repubblica di Latina, facendosi ricevere sia presso tali uffici sia presso la capitaneria di porto: tale attività del deputato è minuziosamente descritta nell'ordinanza cautelare, dove vengono riportate le date dei due abboccamenti - il 27 gennaio 2020 in Procura e il 29 marzo 2021 in capitaneria - durante i quali l'uomo politico tentò di “delegittimare e paralizzare – si legge nell'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari - le operazioni investigative condotte dagli ufficiali”.
Per ciò che riguarda la posizione personale di Roberta Tindari, la donna ha fatto poi ricorso al Tribunale del riesame di Roma contro la misura cautelare, e l'organo giurisdizionale ha disposto il 9 agosto successivo, per l'ex sindaca, soltanto l'obbligo di firma due volte alla settimana, revocando così la più pesante misura degli arresti domiciliari: ma l'attenuazione della misura cautelare non scalfisce il quadro accusatorio della Procura di Latina, che rimane intatta a suo carico.

7 settembre 2022