Al vertice dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai tenutasi in Uzbekistan
Il leader del socialimperialismo cinese Xi espone la sua visione egemonica sulla SCO
La dichiarazione finale dedica 21 punti (dal 15 al 34) alla lotta al terrorismo, al separatismo e all'estremismo. Nessun punto sulla guerra della Russia all'Ucraina. Tra le tante decisioni del Vertice quella del Piano d'azione globale 2023-2027 per l'attuazione delle decisioni del Trattato SCO sul buon vicinato, l'amicizia e la cooperazione a lungo termine

La 22esima riunione del Consiglio dei Capi di Stato dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) del 15 e 16 settembre a Samarcanda, in Uzbekistan, la prima in presenza di tutti i leader dopo la lunga pausa per la pandemia, è stata messa sotto osservazione dai paesi imperialisti occidentali per valutare in particolare lo stato dei rapporti tra la potenza imperialista capofila dell'organizzazione, la Cina di Xi Jinping, e il secondo membro per importanza, la Russia di Vladimir Putin a sette mesi dall’inizio dell’aggressione di Mosca all’Ucraina. I paesi che si riconoscono "nel modello democratico e nei valori occidentali", ossia l'imperialismo dell'Ovest con Usa e Ue in testa, cercavano punti deboli nel legame tra quelli che definiscono i paesi "autocratici", ossia nel tandem che guida l'imperialismo dell'Est che in effetti vede il nuovo zar Putin in mezzo a difficoltà crescenti in Ucraina e inevitabilmente all'interno del suo paese. Ma l'aspetto principale del vertice di Samarcanda a ben vedere riguarda casomai l'accelerazione impressa dal nuovo imperatore Xi all'alleanza che ha promosso oltre 20 anni fa e che si allarga verso il Medio Oriente e il Mediterraneo, lungo la nuova Via della Seta, sfida direttamente l'egemonia Usa e punta alla leadership di un nuovo ordine internazionale. Detto con altre parole, al vertice di Samarcanda il leader del socialimperialismo cinese Xi ha esposto la sua visione egemonica sulla SCO usata dall'imperialismo dell'Est contro quello dell'Ovest.
La SCO è stata costituita nel 2001 nella metropoli cinese di cui porta il nome come un foro di dialogo e contatto politico, economico e di sicurezza che riunisce Cina, Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, gli otto membri permanenti che a Samarcanda hanno dato il via libera all'ingresso del nono componente, l’Iran e delle procedure per l'ingresso della Bielorussia, oggi tra gli osservatori con Afghanistan e Mongolia. Molti paesi sono allineati anche geograficamente sulla vecchia e sulla nuova terrestre e marittima Via della Seta, il progetto strategico di Xi, così come una lista sempre più lunga di aspiranti partner; il 22esimo vertice ha concesso lo status di "partner di dialogo" a Arabia Saudita, Qatar ed Egitto che si aggiungono alla Turchia, e aperto la lista di attesa per avere lo stesso titolo a Bahrain, Maldive, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Myanmar.
Della lunga dichiarazione finale del vertice possiamo mettere in evidenza che non c'è nessun punto esplicito sulla guerra della Russia all'Ucraina; uno spazio di un certo rilievo è stato destinato alla riaffermazione del fermo impegno degli Stati membri a combattere il terrorismo, il separatismo e l'estremismo, ossia la ragione sociale ufficiale per la quale è nata la SCO, ripetuta dal capitolo 15 al 34 dei 121 che la compongono e rilanciata come base dell'appena varato Piano d'azione globale 2023-2027 per l'attuazione delle decisioni del Trattato SCO sul buon vicinato, l'amicizia e la cooperazione a lungo termine. Un impegno dichiarato per garantire a parole la pace e la sicurezza, per la risoluzione dei conflitti internazionali e regionali con mezzi politici e diplomatici esclusivamente pacifici. Dichiarazioni formali di paesi imperialisti che non hanno nessuna credibilità, a partire dai principali Cina, India e Pakistan che si armano fino ai denti, per non parlare di Russia e Turchia che sono gli aggressori in guerra rispettivamente in Ucraina e nelle regioni curde.
La precedenza dei compiti della SCO è passata comunque alle sfide globali tanto che nella dichiarazione finale hanno la precedenza le dichiarazioni del nuovo imperatore Xi a favore del cosiddetto "spirito di Shanghai" riprese pari pari laddove assicurava l'impegno dei membri "a favore di un ordine mondiale più rappresentativo, democratico, giusto e multipolare, basato sui principi universalmente riconosciuti del diritto internazionale, del multilateralismo, della sicurezza equa, comune, indivisibile, globale e sostenibile, della diversità multiculturale e di civiltà, del vantaggio reciproco e della cooperazione paritaria tra gli Stati, con un ruolo centrale di coordinamento per le Nazioni Unite" e della loro adesione "a una linea che esclude gli approcci di blocco, ideologizzati e conflittuali per affrontare i problemi di sviluppo internazionale e regionale e contrastare le sfide e le minacce tradizionali e non tradizionali alla sicurezza" con l'obiettivo di "promuovere la cooperazione nella costruzione di un nuovo tipo di relazioni internazionali più giuste e più eque", egemonizzate dal socialimperialismo cinese al posto delle vecchie egemonizzate dall'imperialismo americano.
Non tutto fila liscio in casa SCO, le contraddizioni interimperialiste esistono anche nell'imperialismo dell'Est, segnate da scontri armati tra Cina e India lungo il confine himalayano e dal pluridecennale scontro tra India e Pakistan; ai più recenti scontri diplomatici dovuti alla presa di distanze delle tre repubbliche dell'Asia Centrale, Kazakistan in particolare, sull’aggressione di Mosca all’Ucraina e quando, per rappresaglia, la Russia ha provato a bloccare l’export del petrolio kazako, Pechino è intervenuta in difesa di Astana. Fino allo scontro armato del 16 settembre fra tagiki e kirghizi lungo il loro confine nella valle di Fergana, una replica di quello del gennaio scorso. Contrasti che non preoccupano più di tanto il nuovo imperatore Xi secondo il quale i paesi dello SCO seguirebbero "la visione dell'amicizia eterna e della pace duratura tra gli stati membri per raggiungere la pace, la stabilità, lo sviluppo e la ripresa" mentre si lanciava verso la vittoria nel prossimo congresso del PCC e nella sua sfida per la conquista dell'egemonia mondiale.
Il testimone della presidenza della SCO nel 2022-2023 è passato all’India di Modi ma, come si vede, il timone rimane saldo in mano al socialimperialismo cinese.

21 settembre 2022