All'Assemblea generale e al Consiglio di sicurezza
L'imperialismo russo isolato all'Onu

 
L'intervento del segretario generale dell'Onu, il portoghese Antonio Guterres, all'apertura dei lavori della 77esima assemblea generale del 20 settembre cominciava dall'affermazione "il mondo è in grave pericolo" oggi a causa di una serie di crisi che "minacciano il futuro stesso dell'umanità", dalla guerra in Ucraina all'emergenza climatica e alla perdita di biodiversità, alla terribile situazione finanziaria dei paesi in via di sviluppo, agli effetti della pandemia che ha aumentato povertà e disuguaglianze. Poche ore dopo l'annuncio del nuovo zar Putin della mobilitazione parziale e il richiamo dei riservisti e soprattutto la dichiarata volontà di alzare il livello dello scontro fino alla possibilità di un uso delle armi nucleari tattiche ha ovviamente concentrato il dibattito dell'assemblea come del contemporaneo Consiglio di sicurezza sul tema della guerra in Ucraina.
Applauditissimo l'importante discorso del presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky in cui ha esposto in modo coerente e convincente le cinque condizioni preliminari poste dall'Ucraina per la pace con la Russia (si veda il testo integrale pubblicato a parte).
Il presidente francese Emmanuel Macron, in ordine di tempo fra i primi che si sono presentati alla tribuna Onu, dichiarava che la Russia non sarà in grado di imporre il proprio punto di vista con la forza o attraverso “simulacri di referendum” nei territori bombardati e ora occupati e esortava la Federazione Russa a cessare la guerra. Denunciava inoltre la responsabilità dei paesi che si sono rifugiati in una forma di neutralità di fronte all'aggressione russa e si rifiutano di esprimersi: “coloro che oggi tacciono servono loro malgrado la causa di un nuovo imperialismo che minaccia il nostro ordine internazionale”. Chiudeva gli interventi della prima giornata dei lavori dell'assemblea il presidente del consiglio italiano Mario Draghi, di cui scriviamo in altro articolo, che denunciava come l'invasione dell'Ucraina calpesta i valori e le regole della sicurezza internazionale e sosteneva che aiutare l'Ucraina a proteggersi non è stata la scelta giusta da fare, è stata l'unica scelta coerente: “Abbiamo risposto alla richiesta di aiuto del presidente ucraino perché un'invasione militare pianificata da mesi e portata avanti su più fronti non può essere fermata con la sola forza delle parole".
Il presidente turco Erdogan da parte sua rilanciava il suo ruolo di mediatore tra Ucraina e Russia e ribadiva: “La nostra visione di politica estera si concentra sulla pace. A volte siamo i mediatori, a volte ci tocca costruire accordi...La guerra si aggrava, si deve trovare la pace”. E nella nota comune pubblicata dopo l'incontro con il leader tedesco Scholtz si legge: “I due leader hanno concordato sul fatto che la Russia debba archiviare la guerra senza indugio e ritirare completamente le truppe dall'Ucraina”.
Per conto dell'imperialismo americano, più che nel discorso del 21 settembre del presidente Biden che si limitava a registrare la nuova minaccia nucleare pronunciata da Putin, interveniva il Segretario di Stato Antony Blinken nella riunione del 22 settembre del Consiglio di sicurezza dove ricordava che appena nel gennaio scorso la Federazione Russa ha firmato la dichiarazione del Consiglio secondo la quale una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. Fuori dalle sedi ufficiali l'imperialismo americano dichiarava apertamente di essere pronto a rispondere e rilanciava sulla pericolosissima sfida nucleare di Putin. "Dobbiamo sempre prendere sul serio questo tipo di retorica. È irresponsabile per una potenza nucleare parlare in questo modo. Ma non è una cosa insolita per come ha parlato e lo prendiamo sul serio" sosteneva il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, mentre il quotidiano “Washington Post“ ricordava che i protocolli di risposta nucleare sono già attivi e gli Usa e la Nato li tengono costantemente aggiornati e hanno come bersaglio siti militari russi. Putin ha sostenuto che il suo non è un bluff, dalla Caca Bianca hanno risposto che neanche loro scherzano.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha tenuto all'assemblea generale e al Consiglio Onu due interventi fotocopia per ripetere le parti essenziali del discorso di Putin; due interventi uguali anche da parte del ministro degli Esteri cinese Wang Yi non tanto per sostenere l'alleato strategico russo quanto per auspicare il cessate il fuoco e i negoziati di pace, le priorità di Pechino "sono il cessate il fuoco e la fine della guerra" e assicurava che la Cina "non starà a guardare né aggiungerà benzina sul fuoco, continuando a svolgere il proprio ruolo a modo suo. A partire dal sostegno all’Ue e ai principali Paesi europei a continuare a mediare e a fare ogni sforzo per la pace". Chiamando così Bruxelles a svolgere non un semplice ruolo di partner dell'imperialismo americano ma anche un ruolo per conto proprio. Intanto Wang Yi trovava un alleato nelle messa in guardia dai rischi dello scontro nucleare, il collega indiano Subrahmanyam Jaishankar, che ripeteva le parole del leader Narendra Modi secondo cui "questo non è il tempo della guerra".

28 settembre 2022