La trappola dell'elettoralismo

 
Nonostante che i partiti e i media del regime capitalista neofascista si siano tacitamente accordati per ignorarne l'impressionante avanzata, liquidandolo come un fattore trascurabile e la cui crescita ci rende tutto sommato “simili agli altri paesi europei” (Enrico Mentana su La7), l'astensionismo è il vero vincitore delle elezioni, uno spettro che non è facile da esorcizzare e cacciare a forza dal nuovo scenario politico determinatosi dopo il 25 settembre.
Lo riconosce perfino un liberale elettoralista e istituzionalista incallito come Walter Veltroni, primo segretario nazionale del PD, il quale sul Corriere della Sera del 28 settembre osserva che “sembra non interessare ad alcuno che il 36% degli elettori italiani, più di uno su 3, abbia deciso di non recarsi alle urne il 25 settembre”, citando in proposito un rapporto che definisce “senza precedenti” il crollo del 9,1% dell'affluenza (9,6% includendo bianche e nulle, ndr); crollo che pone “le elezioni italiane nella top dieci dei maggiori crolli di affluenza nella storia dell’Europa occidentale dal 1945 ad oggi”. Anche se poi, l'artefice dell'unione degli ultimi rinnegati dell'ex PCI-PDS-DS con gli ultimi democristiani dell'ex DC nel PD liberale, attribuisce falsamente l'astensionismo alla “solitudine” e alla “paura” di quel 40% degli elettori che “ha deciso di rinunciare persino al voto”, e non certo ad una deliberata scelta politica, come appare ormai sempre più evidente.
È evidente infatti, come accertato anche da importanti istituti demoscopici, che l'astensionismo è più alto tra le masse più povere ed emarginate del paese, gli operai e i lavoratori impoveriti, i disoccupati, i giovani precari, i pensionati poveri, e in particolare quelle che vivono nel martoriato Meridione e nei quartieri più poveri e nelle periferie delle grandi città; tanto che tra questi strati popolari l'astensionismo registra circa il 50% contro una media del 36%, mentre tra la borghesia e i ceti più ricchi è un fenomeno del tutto marginale. E non a caso stavolta, a differenza di altre (per esempio nel 2018, quando al Sud fu frenata e in alcuni casi invertita di segno dalle illusioni generate dal M5S), la diserzione delle urne è aumentata fortemente in tutte le regioni d'Italia senza eccezioni, mentre al Sud c'è stato un vero e proprio crollo della partecipazione al voto, con decrementi percentuali a due cifre dappertutto (ad eccezione della Sicilia, dove il traino delle regionali ha frenato la caduta) che raggiungono ben il 15% in Campania e Molise rispetto alle precedenti politiche.
 

Da dove viene l'impennata dell'astensionismo
L'astensionismo ha quindi un significato di protesta, di rifiuto e di lotta, e sempre più è impugnato dalle masse per marcare la loro sfiducia nelle istituzioni borghesi e la loro distanza dai truffaldini partiti della destra e delle “sinistra” borghesi. Anche se per ora si tratta di una scelta spontanea e non organizzata, e occorre lavorare per farla diventare sempre più una scelta qualificata e cosciente in senso anticapitalista e rivoluzionario. Ma già così ha raggiunto dimensioni tali dallo stravolgere pesantemente il quadro politico, ridimensionando la “grande vittoria” del partito neofascista della ducessa Meloni dal preteso e falso 26% “degli italiani” ad un più modesto e reale 15,9% degli aventi diritto al voto (un elettore e mezzo su 10!); e da abbattere la rappresentanza reale della trionfante coalizione della destra ad appena un quarto dell'intero elettorato.
È per questa evidente ragione, che delegittima in partenza il nuovo parlamento e il futuro governo, che le dimensioni travolgenti e il significato di protesta dell'astensionismo sono ignorati dai partiti del regime capitalista neofascista, incluso il M5S, e dai media ad esso asserviti. Ma anche da quelle forze a sinistra del PD, compresi partiti che si richiamano al comunismo, che si sono presentate da sole o con liste di coalizione e che non sono nemmeno riuscite ad entrare in parlamento.
Parliamo cioè di Unione Popolare (UP) dell'ex sindaco di Napoli De Magistris, che univa il suo movimento personale DeMa con il PRC e Potere al Popolo e che ha ottenuto l'1,4% dei voti validi; di Italia Sovrana e Popolare (ISP), formata dal PC del falso comunista Rizzo, da Azione Civile del demagogo Ingroia e da altre forze della galassia rossobruna, nazionalista e no vax, che si è fermata all'1,2% dei voti validi; e del PCI, che ha ottenuto solo lo 0,1% dei voti validi. Si tratta comunque di quasi 800 mila voti in tutto di elettori anticapitalisti che queste trappole elettorali hanno sottratto all'astensionismo di sinistra, senza riuscire peraltro a frenare più di tanto il decisivo impulso che quest'ultimo ha impresso all'aumento senza precedenti dell'astensione.
È infatti assodato da varie fonti, a cominciare dall'Istituto Cattaneo di Bologna esperto di flussi elettorali, che la gran parte degli oltre 4 milioni di astensionisti in più è costituita da elettori di sinistra disillusi che nel 2018 avevano votato per il M5S, e in misura minore per il PD. Per quanto riguarda i voti di destra, il partito di Conte li aveva infatti già persi quasi tutti alle europee del 2019, essendosi indirizzati allora sulla Lega, e stavolta sul partito della Meloni. Neanche la difesa della sua bandiera del Reddito di cittadinanza, sempre secondo il Cattaneo, avrebbe inciso in maniera significativa nel frenare l'astensionismo al Sud, contrariamente alla narrazione della destra e delle sue appendici di “centro”, Renzi e Calenda.
 

Gli imbroglioni politici piangono la “crisi della democrazia”
Mai come in queste elezioni l'impetuosa avanzata dell'astensionismo ha avuto una così chiara impronta di sinistra, eppure questi opportunisti e falsi comunisti da una parte danno la colpa del loro fallimento ai tempi troppo brevi della campagna elettorale, dall'altra attaccano proprio gli astensionisti per non aver abboccato alle loro trappole elettorali. Il PC, per esempio, si lamenta per i “tempi ristretti voluti dal sistema” che “nonostante una campagna elettorale entusiasmante ci hanno comunque messi all'angolo”; anche perché “il simbolo (ISP, ndr) era ai più sconosciuto, se avessimo avuto più tempo la situazione sarebbe ben diversa”.
Scuse pressoché identiche a quelle di De Magistris (“il tempo è stato poco, in piena estate, e far conoscere un simbolo neonato non era facile...”). Che poi se la prende anche con l'astensionismo: “Pensavamo di poter ottenere un risultato diverso, ma siamo stati schiacciati, in un tempo davvero tiranno, tra voto utile e astensionismo”.
Mentre da parte sua l'imbroglione rossobruno Rizzo non esita ad attaccare gli astensionisti come se fossero addirittura pedine del sistema, con questa stizzosa quanto assurda motivazione: “Almeno il 60% degli Italiani è contro la guerra, almeno il 40% è contro la gestione politica della cosiddetta pandemia. Però, quasi inconsapevolmente, il 96%, tra i votanti, sceglie i partiti della guerra e della coercizione sanitaria ed il 35%, tra gli elettori, si astiene. Diciamo che il sistema è riuscito a camuffare bene se stesso”.
C'è poi chi come Il Manifesto trotzkista attribuisce l'“ulteriore ed esponenziale aumento dell'astensione” alla “crisi della democrazia”, per cui l'astensionismo ne sarebbe un effetto negativo e da contrastare, né più né meno di quanto dicono i partiti e i media della “sinistra” borghese. E come fa anche Potere al Popolo, che reputa l'aumento dell'astensionismo “un problema enorme per chi come noi pensa che la partecipazione democratica faccia bene soprattutto alle classi popolari”. Idem per il Segretario nazionale del PRC, Maurizio Acerbo, che nel suo commento ai deludenti risultati elettorali incita ad andare avanti comunque con UP “aggregando nuove forze e costruendo quella partecipazione reale che la democrazia italiana non garantisce più”.
 

Perché sempre nuove trappole antiastensioniste
Invece di ammettere il loro fallimento e imparare la dura lezione ricevuta dalle urne, tutti questi imbroglioni politici continuano insomma a tramare per riportare gli astensionisti di sinistra nelle marce e screditate istituzioni borghesi in cui anelano di tornare a occupare qualche strapuntino. È dal 1991, dallo scioglimento del PCI revisionista e dalla nascita di Rifondazione trotzkista che questi opportunisti e falsi comunisti costruiscono trappole elettorali per ingabbiare i sinceri comunisti e gli anticapitalisti nel parlamentarismo, nel costituzionalismo e nel riformismo borghesi, impedendo a queste forze di liberare tutto il loro potenziale di lotta contro il sistema capitalista, per il socialismo.
All'inizio essi usavano la bandiera rossa con la falce e martello per nascondere queste trappole, e parlavano anche vagamente di socialismo, ma oggi hanno rinunciato anche a questi orpelli e al posto del socialismo predicano apertamente - come fa il rivoluzionario da operetta De Magistris anche nel suo ultimo libro “Fuori dal sistema” - la “difesa e l'attuazione della Costituzione” (che poi era il vecchio slogan togliattiano della “via italiana al socialismo” fallito insieme al PCI revisionista), e la “costruzione di un'alternativa di governo”. Al posto del proletariato al potere egli parla di “umanità al potere” e di “controllo popolare, democratico e trasparente”, e al posto della rivoluzione socialista parla di “abbattere il sistema in modo democratico e pacifico”: Slogan pseudo rivoluzionari mirati chiaramente a carpire i voti degli anticapitalisti.
“Il nostro obiettivo è costruire una forza capace di stare fuori dal sistema ma dentro le istituzioni”, proclama infatti De Magistris, proponendosi di “riconnettere le lotte pacifiste, operaie, contadine, del lavoro, ambientaliste, studentesche nella prospettiva di un'alternativa sociale, culturale, economica e politica”, e indicando non a caso nell'astensionismo di sinistra lo “spazio aperto per chi condivide questa prospettiva” e nel quale andare a cercare i consensi.
 

Abbandonare le illusioni elettorali, parlamentari e costituzionali
È lo stesso “spazio aperto” a cui mira anche il liberale trasformista Conte, passato disinvoltamente dall'asse con i fascioleghisti e con Trump, che ancora gli invia messaggi di auguri, a vestire i panni di “avvocato del popolo” per catturare con i suoi slogan demagogici rivolti ai precari, al Sud, ai ceti medi impoveriti, i voti in uscita dell'elettorato di sinistra del PD, puntando con la sconfitta di Letta a diventare il leader di tutta l'area a sinistra del partito di Renzi e Calenda e dell'opposizione al governo fascista della Meloni. Ciò che lo spingono a fare i firmatari dell'appello per un “cantiere nuovo e radicale” pubblicato su Il Fatto Quotidiano , tra cui i PD Rosy Bind, Vannino Chiti e Gad Lerner e i sostenitori del M5S Domenico De Masi e Tomaso Montanari, chiedendo di ascoltare “le ragioni di quel terzo abbondante del Paese che non vota più e di interrogarci sulle ragioni dei tanti che non hanno votato la destra, ma neppure si sono riconosciuti nella proposta delle forze progressiste”.
Passano i decenni ma da una consultazione all'altra si costruiscono sempre nuove trappole per ingannare gli anticapitalisti e fautori del socialismo e tenerli ingabbiati nelle istituzioni borghesi, in modo da impedire che praticando l'astensionismo compiano il primo passo per guarire dalle illusioni elettorali, parlamentari, costituzionali e pacifiste. Un passo obbligato se si vuol cambiare davvero l'Italia con la lotta di classe e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato.
Come ha chiarito infatti il Documento elettorale dell'Ufficio politico del PMLI del 24 luglio 2022: “Fino alla Grande Rivolta anticapitalista del Sessantotto era proficuo utilizzare anche il parlamento per combattere il capitalismo, ma da allora in poi, cambiando le condizioni, bisogna combatterlo stando fuori dal parlamento.
Tenendo presente la storia elettorale e parlamentare italiana, le esperienze elettorali e parlamentari fatte, l'attuale emarginazione del parlamento e la sua subalternità al governo, l'astensionismo spontaneo che a volte coinvolge quasi metà dell'elettorato, sul piano elettorale l'arma più potente che possiamo utilizzare è quella dell'astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti e per avanzare verso la conquista del socialismo e il potere politico del proletariato”.
 

5 ottobre 2022