A Campobasso trionfa l’astensionismo col 41%
Crescita di quasi 14 punti percentuali sul 2018. Gli elettori lanciano un chiaro segnale ai politicanti borghesi: “non ci rappresentate”

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Campobasso del PMLI
Le elezioni politiche hanno segnato un clamoroso successo per l’astensionismo, mai così elevato nella storia nazionale dal dopoguerra ad oggi.
Campobasso, oltre ad essere il capoluogo del Molise, costituisce il cuore del potere politico regionale: è da qui, infatti, che i ras dei principali partiti borghesi decidono e spartiscono nomine e danari, nonostante che il baricentro economico regionale poggi sulle aree industriali di Isernia-Venafro e Termoli. Un tema, questo della rappresentanza territoriale, sempre più forte e che ha causato forti tensioni elettorali nei singoli partiti, fenomeno che continueremo a monitorare.
Il dato che più ha impressionato riguarda il fortissimo aumento dell’astensione, passato dal 27,34% della precedente consultazione all’attuale 40,98%, una crescita di quasi 14 punti. Sui 39.730 aventi diritto di voto, solo in 23.452 si sono recarti alle urne. E bisogna decurtare le 286 schede bianche e 749 nulle al Senato, 390 e 836 per la Camera.
Si è registrato un testa a testa, per il Senato, fra la coalizione di FI, Lega, FdI e Noi Moderati (7.718 preferenze) e quella PD, Verdi e Sinistra, +Europa ed Impegno Civico (7.322 voti). Sfida che ha visto premiato il “centro-destra” con Claudio Lotito all’uninominale e Costanzo Della Porta (FdI) nel proporzionale. Lotito aveva collezionato una serie di brutte figure nelle interviste rilasciate durante la sua “campagna”, se tale si possa definirla, basata su un suo possibile interesse ad “aiutare” la squadra calcistica del capoluogo. Un tema assurdo ed offensivo per l’intelligenza dei campobassani, per la sofferenza dei ceti popolari ma che, purtroppo, in certi ambienti ha fatto centro.
Primo partito dopo l'astensionismo, in termini assoluti, il M5S che raccoglie 5.260 voti, a seguire PD 4.576 e solo terza FdI con 3.701 voti. Da registrare rispetto al 2018, tuttavia, le migliaia di voti persi proprio dai pentastellati e anche da FI, quarta in graduatoria con 2.013 consensi. In calo la Lega di Salvini che, assieme a FI, è stata ovviamente cannibalizzata dal partito della ducetta Meloni.
Deludono, come previsto, i partiti a sinistra del PD: Unione Popolare raccatta la miseria di 425 voti, poco meno i rossobruni Ingroia-Rizzo a quota 381.
Alla Camera invece “centro-destra” batte “centro-sinistra” 7.725 a 6.663, mettendo le mani sugli altri due dorati scranni in palio: se li aggiudicano Lorenzo Cesa all’uninominale ed Elisabetta Lancellota (FdI) nel proporzionale. Anche qui, a livello di partiti, solito podio: più votati i pentastellati a quota 5.388, poi PD con 4.296 preferenze e FdI con 4.103.
A trionfare è stato dunque l’astensionismo, la voglia di delegittimare le istituzioni da parte delle masse popolari: è questo il “partito” che di gran lunga ha preso più voti in città, come nel resto della regione, quantunque ancora sia per lo più spontaneo, non organizzato e non ancora qualificato in senso anticapitalista e rivoluzionario, in prospettiva è comunque uno splendido successo per il voto utile al socialismo, per il voto al PMLI.
È sempre più palese quanto le scellerate politiche dei vari governi di “centro-destra”, “centro-sinistra” e alleati vari stiano portando le masse all’esasperazione: oramai, anche i vari partiti cosiddetti “antisistema”, creati ad hoc dalla borghesia, sempre meno riescono a circuire i campobassani. Sforziamoci ora di qualificare questo voto astensionista, lavoriamo per far crescere la cultura di classe del proletariato!

5 ottobre 2022