Elezioni regionali in Sicilia

L’ASTENSIONISMO È IL PRIMO “PARTITO”.
L’imputato e impresentabile Renato Schifani (FI) sostituisce il governatore uscente Musumeci (FdI)
 
Dal corrispondente della Sicilia
L'astensionismo è il primo "partito" in Sicilia nelle elezioni per l’elezione del presidente e dell’intero parlamento regionale che si sono tenute in concomitanza con le elezioni politiche il 25 settembre scorso. Nonostante che anche nella nostra regione abbia riecheggiato l'accanita campagna contro l'astensionismo che è stata condotta persino da “il manifesto” trotzkista e dai due partiti che si richiamano al comunismo, oltreché da Draghi, dai vescovi, dai media, dall'Anpi e da altri.
È fallito il tentativo della borghesia e dei partiti del regime neofascista, compresi quelli riformisti con in testa il M5S, il PD e altri, di richiamare i siciliani alle urne con il pretesto del "voto utile".
In un secolo e mezzo (161 anni per la precisione), i governi borghesi della “sinistra” e della destra borghese, compreso quello apertamente fascista di Mussolini, non hanno risolto i problemi principali per il popolo siciliano come la povertà, la disoccupazione, le emigrazioni, le disuguaglianze sociali e altro. Secondo le più recenti ricerche statistiche Eurostat la Sicilia è tra le prime 5 regioni europee con le percentuali di occupati più basse, nel 2001 il tasso di occupazione in Sicilia è stato di appena il 41,1%. Una regione dove il tasso di rischio povertà, ossia la percentuale delle persone che hanno un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, è fra le più forte in Italia e in Europa. Ma questa volta i siciliani non hanno creduto alle solite promesse e alle favole e con diritto hanno usato l'arma dell'astensionismo.
Il PMLI è vicino alle masse popolari siciliane che vivono la cruda realtà economica e di disagio sociale storico e che ad oggi scelgono spontaneamente di astenersi come forma di protesta e ha fatto propaganda elettorale affinché l'astensionismo sia un voto cosciente a tutti gli effetti. Il PMLI in questa campagna elettorale ha indicato chiaramente l’autentica via che il popolo siciliano deve usare sul piano elettorale per emanciparsi da questa storica realtà e cioè “usare l'arma dell'astensionismo per delegittimare i partiti al servizio del capitalismo, lottare per il socialismo al fine di liberare la Sicilia dal capitalismo, dal sotto sviluppo, dalla disoccupazione, dalla povertà, dalla mafia e dalla militarizzazione della Sicilia".
La Sicilia è governata dai comitati d'affari e clientelari con voti di scambio mafioso politico e con la corruzione, e tutto questo trova supporto in un sistema economico e politico capitalista fondato sul profitto e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, nel quale i partiti (con varie sfumature) partecipanti alle elezioni regionali e nazionali si riconoscono, non mettono in discussione e sostengono..
Il nuovo governatore della Sicilia è Renato Schifani, ossia l'imputato al processo nel caso “sistema Montante”. E si riparla del Ponte sullo Stretto di Messina perché per Schifani "il ponte di Messina è cantierabile”, addirittura “una occasione da non perdere”. Sempre alla conferenza stampa a Palermo al Grand Hotel delle Palme subito dopo i risultati della vittoria a governatore Schifani ha affermato: "la mafia si inserisce nel potere, e per contrastarla serve un comitato ristrettissimo composto da ex magistrati e personaggi delle forze dell'ordine che da un'occhiata (e vigila) all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per dare una mano alla Sicilia”. Che fa il governatore non si fida? Ma è proprio all'assemblea regionale che la mafia e la corruzione sono di casa.
Non si sono fidati di Schifani e di nessun partito borghese della destra e della “sinistra” del regime oltre la metà delle elettrici e degli elettori siciliani. Ha disertato le urne il 51,2%, pari a 2.359.585 elettori, dei 4.609.984 elettori che ne avevano diritto. Cinque anni fa, nel 2017, la diserzione era stata del 53,2%, e quindi si calcola un lieve calo di 2 punti percentuali. Una flessione pressoché fisiologica a questi livelli stratosferici di astensionismo, tanto più se si pensa che vi erano in concomitanza sia le elezioni politiche che regionali facendosi reciprocamente da traino. Secondo lo studio dei flussi di Demopolis il 47% degli elettori che si sono recati alle urne sceglie Schifani che invece nella sua Palermo si ferma al 40%. "L'astensionismo – conferma Demopolis - è stata in questa occasione il dato più caratterizzante nel voto per le regionali in Sicilia: nonostante l'Election Day, la coincidenza di politiche e regionali, domenica scorsa ha votato nell'isola meno di 1 elettore su 2 appena il 49%. Oltre 2 milioni (2.377.276) di siciliani non si sono recati alle urne”. "Emerge - spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento - una chiara compromissione della fiducia dei cittadini. Una larga maggioranza dei siciliani, il 52%, appare convinta che la politica regionale non sia in grado, da molto tempo, di incidere sulla vita reale delle famiglie nell'isola”.
Guardando i dati della diserzione dalle urne nelle nove province dell'isola la più bassa (si fa per dire) la registriamo a Messina col 46,4% (nel 2017 era al 48,3%). A far da traino anche l'effetto del trasformista e megalomane Cateno De Luca, l'ex democristiano a capo della lista “Sud chiama Nord” che pensava di vincere l'elezione e che si è invece piazzato al secondo posto, prima di M5S e PD.
A Catania i disertori dalle urne sono stati il 47,8% (48,4% nel 2017), a Palermo il 49,8% (53,6%). A seguire le altre province: Siracusa 51,7% (52,4%); Trapani 51,9% (54,6%), Ragusa 52,9% (52,7%), Agrigento 57,0% (60,4%), Caltanissetta 59,3% (60,2%) e infine Enna la provincia con il record di diserzione: 60,0% (62,3%).
Per quanto riguarda le elezioni politiche in Sicilia la diserzione alle urne ha toccato il 42,7% contro il 37,2% del 2018 con un +5,4. Ragusa il più alto numero di astensionisti, 47,3% contro il 35,7% del 2018 (+12,0).
Negando il loro consenso e il loro avallo queste elettrici ed elettori hanno delegittimato il parlamento e i partiti del regimi capitalista neofascista. L'astensionismo non è dunque una malattia, ma il primo passo della guarigione dalle illusioni elettoraliste, parlamentariste, costituzionaliste e pacifiste e dalle trappole della democrazia borghesia che tengono imprigionato il proletariato e le masse popolari, giovanili sfruttate e oppresse.
Uniamoci per combattere le istituzioni rappresentative della borghesia e per creare le istruzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Uniamoci sulla via dell'Ottobre verso il socialismo e il potere politico del proletariato!
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!

12 ottobre 2022