Lenin smaschera il parlamento borghese

 
Le elezioni sono un gioco da marionette

La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi. Lenin, Sullo Stato, 11 luglio 1919 - Opere complete, vol. 29, p. 447   Decidono le banche non le elezioni La partecipazione al parlamento borghese (che nella democrazia borghese non decide mai le questioni più importanti, risolte invece dalla Borsa, dalle banche) è sbarrata alle masse lavoratrici da mille ostacoli, e gli operai sanno e sentono, vedono e intuiscono perfettamente che il parlamento borghese è un istituto a loro estraneo, un'arma di oppressione dei proletari da parte della borghesia, un'istituzione della classe nemica, della minoranza sfruttatrice. Lenin, La Rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky, ottobre-novembre 1918 - Opere complete, vol. 28, p. 252

 
Il parlamentarismo borghese è una parte dell'apparato statale borghese

Che comici pedanti! Essi (i riformisti, ndr) non hanno capito che il suffragio nell'ambito, nelle istituzioni, nelle abitudini del parlamentarismo borghese è una parte dell'apparato statale borghese che dev'essere rovesciato e distrutto per realizzare la dittatura del proletariato, per passare dalla democrazia borghese alla democrazia proletaria. Non hanno capito che, in generale, tutte le questioni politiche serie non si risolvono col suffragio, ma con la guerra civile, quando la storia pone all'ordine del giorno la dittatura del proletariato.  Lenin , I compiti della 3ª Internazionale, 14 luglio 1919 - opere complete, (Editori Riuniti), V. 29, pp. 469-470

 

Il parlamento borghese ha un carattere sfruttatore

La Comune di Parigi, che tutti coloro i quali desiderano passare per socialisti onorano a parole, poiché sanno che le masse operaie nutrono per essa una simpatia appassionata e sincera, ha mostrato con singolare evidenza il carattere storicamente convenzionale e il valore limitato del parlamentarismo e della democrazia borghesi, istituzioni sommamente progressive rispetto al medioevo, ma che richiedono inevitabilmente una trasformazione radicale nell'epoca della rivoluzione proletaria. Proprio Marx, che ha valutato meglio di ogni altro la portata storica della Comune, ha mostrato, nel farne l'analisi, il carattere sfruttatore della democrazia borghese e del parlamentarismo borghese, in cui le classi oppresse si vedono concesso il diritto di decidere, una volta ogni tanti anni, quale esponente delle classi abbienti dovrà "rappresentare e reprimere" (ver- und zertreten) il popolo in parlamento. Proprio oggi, mentre il movimento dei soviet, abbracciando il mondo intero, prosegue l'opera della Comune sotto gli occhi di tutti, i traditori del socialismo dimenticano l'esperienza e gli insegnamenti concreti della Comune di Parigi, riprendendo il vecchio ciarpame borghese sulla "democrazia in generale". La Comune non è stata un'istituzione parlamentare.  Lenin , "Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato", 1° Congresso dell'Internazionale comunista, 4 marzo 1919 - Opere complete, vol. 28, pp. 462-463  

Il parlamentarismo mette a nudo l'oppressione di classe delle repubbliche borghesi

Sul piano politico il revisionismo ha tentato di rivedere il fondamento reale del marxismo, la dottrina della lotta di classe. La libertà politica, la democrazia, il suffragio universale, ci è stato detto, distruggono le basi stesse della lotta di classe e confutano la vecchia tesi del Manifesto comunista secondo cui gli operai non hanno patria. In regime di democrazia, dove domina la "volontà della maggioranza", non si può più considerare lo Stato come un organo del dominio di classe e non ci si può più sottrarre all'alleanza con la borghesia progressista, propugnatrice di riforme sociali, contro i reazionari. E' incontestabile che queste obiezioni dei revisionisti danno vita a un sistema abbastanza organico di idee, cioè al sistema già noto da un pezzo delle concezioni liberali borghesi. I liberali hanno sempre sostenuto che il parlamentarismo borghese distrugge le classi e la divisione in classi, perché tutti i cittadini senza distinzione hanno diritto al voto, hanno diritto di partecipare agli affari dello Stato. Ma tutta la storia dell'Europa nella seconda metà del XIX secolo, tutta la storia della rivoluzione russa all'inizio del secolo XX dimostrano chiaramente quanto siano assurde queste concezioni. Con la libertà del capitalismo "democratico" le differenze economiche non si attenuano, ma si accentuano e si inaspriscano. Il parlamentarismo non elimina ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi più democratiche come organi dell'oppressione di classe. Lenin , Marxismo e revisionismo, marzo-aprile 1908 - Opere complete, vol. 15, pp. 30-31


19 ottobre 2022