Un rapporto Onu accusa la Cina di “crimini contro l'umanità” nei confronti del popolo degli uiguri
Pechino si difende accusando le Nazioni Unite di essere cadute “nelle mani degli Usa e di altri paesi occidentali che voglio usare il Xinjiang per contenere la Cina”.

 
L’Ufficio dell’Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, la socialista cilena Michelle Bachelet, lo scorso 31 agosto ha reso pubblico il rapporto che accusa la Cina di “crimini contro l'umanità” nei confronti del popolo degli uiguri. Il documento costruito sulla base dell'indagine condotta dall'organismo dell'Onu sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse dai socialimperialisti di Pechino nella Repubblica autonoma uigura dello Xinjiang era pronto da tempo ma a causa delle pressioni cinesi la Bachelet non ha saputo far meglio che rilasciarlo solo a pochi minuti della fine del suo mandato quadriennale e a rendere ancora più complicato il passaggio dalla denuncia alla conseguente applicazione della creazione di una commissione di inchiesta ufficiale affinché si arrivi a una condanna e a sanzioni fino a che non cesserà la persecuzione degli uiguri, dei kazaki e delle altre minoranze prevalentemente musulmane nello Xinjiang.
La persecuzione degli uiguri da parte del governo di Pechino era un dato oramai accertato sulla base delle denunce delle organizzazioni umanitarie che a partire dal 2017 hanno raccolto una sempre più corposa documentazione sulla repressione perpetrata dalle autorità cinesi nello Xinjiang tanto che gli Usa usavano l'argomento per aumentare le loro sanzioni nelle sempre più ampie guerre commerciali con la Cina e la Ue nel marzo del 2021 decideva alcune sanzioni economiche e il congelamento dell'accordo bilaterale sugli investimenti.
Il rapporto Onu ha verificato l'esistenza di imprigionamenti di massa e di lavoro forzato in campi di concentramento nei quali sono stati internati fino a due milioni di persone, di pratiche ricorrenti di tortura, maltrattamenti, sterilizzazioni forzate, pessime condizioni carcerarie, violenze sistematiche, incluse quelle sessuali disposti dalle autorità cinesi dopo che il nuovo imperatore Xi Jinping ha lanciato la campagna contro "terrorismo, estremismo e separatismo" nello Xinjiang; una serie di eventi che, assieme al tentativo di sradicare ogni forma di identità culturale della minoranza uigura con la distruzione sistematica dei luoghi di culto quali le 8.000 moschee distrutte dal 2017, “per la loro dimensione, le detenzioni arbitrarie e discriminatorie degli uiguri e di altri gruppi prevalentemente musulmani possono costituire crimini contro l’umanità”.
Pechino respingeva le accuse definendo le iniziative nella regione degli uiguri come necessarie per garantirne la stabilità e combattere la minaccia del terrorismo; invece sono azioni criminali contro minoranze etniche e religiose in linea casomai con la politica del nuovo imperatore Xi per controllo del paese, una politica che non rispetta le minoranze nazionali derivante dall'ideologia sciovinista grande han, della supremazia del gruppo etnico largamente maggioritario in Cina, contro la quale si era scagliato Mao nel 1953 con queste parole:"Dobbiamo criticare profondamente l’ideologia sciovinista degli han presente in forma grave in molti quadri e in molti membri del nostro partito. Essa è l’espressione, nel campo dei rapporti tra le nazionalità, dell’ideologia reazionaria della borghesia e dei proprietari terrieri, dell’ideologia del Kuomintang.” Una ideologia da criticare profondamente e rimuovere in quanto ostacolo all'edificazione socialista. Infatti la Costituzione della Cina di Mao sanciva: “Tutte le nazionalità hanno uguali diritti. Ci opponiamo allo sciovinismo da grande nazione e allo sciovinismo nazionalista locale.
La denuncia contenuta nel rapporto dell'Onu era definita “un insieme di informazioni false che servono agli Stati Uniti e ad altri Paesi occidentali come strumenti politici per usare strategicamente lo Xinjiang e contenere la Cina", nella controaccusa rilanciata dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, una nuova dimostrazione che "l'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite è stato ridotto a un esecutore e complice degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali". Proprio così, l'accusa è usata in maniera strumentale ma è vera. Tanto per fare un esempio, l'ufficio Onu non ha battuto ciglio sui massacri di civili, sui crimini di guerra dell'imperialismo americano e dei suoi alleati nell'aggressione e nei lunghi anni dell'occupazione in Afghanistan e Iraq, per non citare quei crimini ripetuti regolarmente dai fascisti turchi contro il popolo curdo e dai sionisti di Tel Aviv contro il popolo palestinese.
L'imperialismo dell'ovest attacca quello dell'est in quelli che ritiene i suoi punti deboli, come quello che è però indiscutibile della repressione delle minoranze etniche e religiose nello Xinjiang messe in pratica dal nuovo imperatore Xi Jinping che vuole avere il pieno controllo su una regione strategica per l'espansionismo della Cina socialimperialista. Una regione ricca di terre rare, gas e petrolio e posta all'incrocio di due assi fondamentali della nuova Via della Seta cinese, quello verso la Russia, l'Asia Centrale e l'Europa e quello verso il porto di Gwadar in Pakistan e l'Oceano Indiano. Un progetto che è alla base dell'espansione economica e politica del socialimperialismo cinese e della sua corsa per scalzare l'imperialismo americano dalla leadership mondiale.
 
 

19 ottobre 2022