Sit-in all’ambasciata russa
In 400 manifestano a Roma contro la guerra di Putin, per la libertà e la pace

 
Giovedì 13 ottobre a Roma, circa 400 manifestanti si sono riuniti nei pressi dell’ambasciata russa per sostenere una piattaforma comune per la pace contro la guerra in Ucraina che prevede il cessate il fuoco, il ritiro immediato delle truppe russe dal territorio ucraino, il disarmo dalle armi atomiche, il riconoscimento della piena indipendenza e autonomia dello Stato Ucraino dalla Federazione Russa nei confini riconosciuti dalla comunità internazionale prima del 2014, il riconoscimento della libertà di parola e di obiezione di coscienza ai giovani russi.
Il presidio è stato indetto all’indomani del criminale attacco missilistico contro città e civili ordinato da Putin il 10 ottobre scorso. Vi hanno aderito il Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean), Base Italia, LiberiOltre, il Comitato Giovani per l’Ucraina, la Rete dei Piccoli Comuni Welcome, Sale della terra, RLS e Casa del Giovane.
A Castro Pretorio erano presenti svariati esponenti politici tra i quali il segretario del Pd Enrico Letta, il leader del “terzo polo” Carlo Calenda, Emma Bonino di +Europa e Pier Ferdinando Casini. Mentre il “neopacifista” Giuseppe Conte parteciperà alla manifestazione nazionale del 5 novembre.
Protagoniste indiscusse del presidio sono state le donne, ucraine, russe e bielorusse che intervenendo al microfono e unendosi in canti, hanno raccontato le loro storie condannando duramente gli orrori della guerra, come i massacri di Bucha e Izyum, le fosse comuni, le camere di tortura, i continui bombardamenti sui civili e gli stupri da parte dei soldati russi.
Numerosi i cartelloni di pace portati in strada dai manifestanti, su alcuni di essi c’era scritto “Purtler Go Home” e “Putin lascia in Pace anche la Russia”. Su altri invece vi era raffigurato il volto del leader del M5S Giuseppe Conte dalla parte dei putiniani italiani.
Secondo l’intellettuale Luigi Manconi, sociologo e presidente dell’associazione a ‘Buon diritto’, “la Russia porta avanti una politica imperialista che costituisce un pericolo per tutti” e che “il sostegno alla resistenza Ucraina è ciò che potrà consentire all’Ucraina di sedersi al tavolo delle trattative non umiliata e non cancellata dalla carta geografica”.
Alla fine si è stati tutti d’accordo nel ribadire che c’è un aggredito e un aggressore e che il responsabile della guerra in Ucraina si chiama Vladimir Putin.
Ed è esattamente quello che affermiamo noi marxisti-leninisti sin dall’inizio della guerra pur non condividendo le posizioni dei sostenitori di queste manifestazioni, soprattutto riguardo l’Unione Europea e l’invio delle armi. Occorre invece isolare l’aggressore russo sui piani politico, diplomatico, economico e commerciale e appoggiare l’eroica Resistenza del popolo Ucraino. Così come occorre che l’Italia esca una volta per sempre dalla Nato e dalla Ue.
Fuori la Russia dal Donbass!
Con l’Ucraina, libera, indipendente, sovrana e integrale fino alla vittoria!

19 ottobre 2022