Il cattolico reazionario omofobo e putiniano Fontana eletto presidente della Camera
Il marchio clerico-fascista alla nuova legislatura

 

Al disgustoso spettacolo del 13 ottobre al Senato, con l'elezione del camerata La Russa alla seconda carica dello Stato, ne è seguito un altro il giorno dopo alla Camera dove, alla quarta votazione, è stato eletto presidente Lorenzo Fontana, fedelissimo di Salvini, cattolico reazionario, omofobo, oscurantista, anticomunista, sostenitore di Putin, xenofobo, razzista e antiabortista.
Fontana è stato eletto alla terza carica dello Stato con 222 voti su 392 presenti, undici le schede nulle e 6 le bianche, ed è diventato il sedicesimo presidente della Camera e il secondo esponente della Lega a sedere sul più alto scranno di Montecitorio dopo Irene Pivetti, in carica dal 1994 al 1996 nella XII legislatura col primo governo Berlusconi.
Una scelta condivisa da tutta la maggioranza, berlusconiani compresi, anche se con 13 voti in meno rispetto ai 235 a disposizione della coalizione di “centro-destra”
a Montecitorio. Un'elezione che imprime un chiaro marchio clerico-fascista alla nuova legislatura.
A metà scrutinio, quando si era superata la quota minima dei 197 voti necessari per essere eletto, Fontana insieme a tutto lo stato maggiore della Lega si riuniva intorno al separatista fondatore della Lega Bossi in sedia a rotelle nel cortile di Montecitorio per ricevere l’investitura ufficiale del “senatur” al quale Fontana ha poi rivolto un “ringraziamento personale” nell'Aula di Montecitorio sottolineando che “senza Umberto Bssi non avrei mai iniziato la mia attività politica”.
L'opposizione parlamentare ha evitato questa volta di votare scheda bianca ma si è divisa, con il PD che ha proposto Maria Cecilia Guerra, che alla fine ha ottenuto 77 voti, i Cinquestelle che hanno votato per il loro candidato, Federico Cafiero De Raho (52 voti), mentre il Terzo polo ha sostenuto Matteo Richetti, 22 voti. L'unica opposizione che alcuni deputati hanno manifestato contro Fontana è stata l'esposizione in aula di uno striscione con su scritto “No a un presidente omofobo pro Putin”.
Nel suo discorso di insediamento il neopresidente ha invocato la rapida attuazione dell'”autonomia differenziata”, nuova edizione rivista e corretta della vecchia secessione leghista: “La ricchezza dell'Italia risiede proprio nella sua diversità e il compito delle istituzioni italiane è proprio quello di sublimare tali diversità, di valorizzarle anche attraverso le autonomie, nelle modalità previste e auspicate dalla Costituzione”. Ha esaltato la diversità per rivendicare la “autonomia differenziata” delle regioni del nord più ricche e industrializzate rispetto alle regioni più arretrate e povere del Sud e ha chiamato l'opposizione parlamentare a realizzarla insieme alla maggioranza, ben sapendo che fu il governo di “centro-sinistra” Gentiloni a firmare un patto palesemente incostituzionale col governatore PD Bonaccini oltre che con Zaia e Fontana nel febbraio del 2018, patto che prevedeva la distribuzione della spesa pubblica tra le regioni in base alla popolazione e al Pil e sottraeva alla potestà del parlamento agli accordi Stato-Regione. “Autonomia differenziata” nuova versione del federalismo, tant'è che in più occasioni Fontana si è vantato di festeggiare San Marco e non la Resistenza e il 25 Aprile.
Perciò ha aggiunto: “Mi accingo a svolgere l'alto incarico a cui mi avete chiamato avendo come punto di riferimento i princìpi della nostra Costituzione... La legge deve costituire lo strumento di garanzia del pluralismo degli interessi che le diverse forze politiche rappresentano. Maggioranza e opposizione dovranno dialogare per garantire piena collaborazione con gli altri organi costituzionali, nel rispetto dell'autonomia degli stessi e in armonia con le indicazioni che il Presidente della Repubblica ha espresso”.
Dichiarazioni che hanno ricevuto applausi scroscianti anche dagli scranni della “sinistra” borghese a conferma che la Costituzione antifascista del 1948 di fatto è stata fatta a brandelli, non esiste più ed è stata completamente spogliata perfino dei suoi tratti progressisti e libertà democratico-borghesi e trasformata in “un punto di riferimento” comune sia per la destra che per la “sinistra” del regime capitalista neofascista. Eppure gli argomenti per attaccare a fondo e smascherare un reazionario e omofobo come Fontana certo non mancano.
 
Da sempre clerico-fascista
Nato a Verona nel 1980, vicesegretario veneto della Lega e responsabile esteri dal 2016, eurodeputato dal 2009 al 2018 e ministro per la Disabilità e la Famiglia del governo Conte I e poi agli Affari Europei al posto di Savona, Fontana è stato uno degli ispiratori del patto di alleanza tra la Lega e il Front (ora Rassemblement) National di Marine Le Pen a cui si aggiungono gli auguri ai neonazisti tedeschi di Afd e gli stretti legami con “Alba Dorata”, il partito neonazista greco, dichiarato dalla corte d’appello di Atene “organizzazione criminale”, al cui congresso Fontana inviò un vergognoso video-saluto: “Con noi l'Europa tornerà ad essere faro di civiltà”.
Anticomunista sfegatato come Salvini, è estimatore e sostenitore del nuovo zar Putin di cui fino a pochi anni fa decantava così pubblicamente le lodi: “Se trent'anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”.
Da segnalare anche i suoi rapporti con Alexey Komov, braccio destro dell’oligarca russo Konstantin Malofeev, forte sostenitore di Putin. Nel 2014 fu invitato da Putin come osservatore internazionale in Crimea per il referendum di annessione e Fontana si schierò apertamente a favore dell'imperialismo russo e contro le sanzioni affermando pubblicamente: “Considerando che il sì al referendum sopraccitato ha raggiunto quota del 96,6 %, quali sono le ragioni sulla cui base l’Ue vi dimostra avversione politica?... Il popolo della Crimea sente di essere tornato alla casa madre, la Ue dovrebbe fare un passo indietro sulle sanzioni alla Russia”. E ancora oggi sul web si vedono le sue foto con felpe e magliette anti-sanzioni accompagnate da proclami del tipo: “Ho visto nel risveglio putiniano una luce anche per noi occidentali, che viviamo la grande crisi dei valori, immersi come siamo in una società dominata culturalmente dal relativismo etico”. E non crediamo che sia un caso che abbia solennemente ringraziato nel suo discorso papa Francesco perché “sta svolgendo un'azione diplomatica a favore della pace senza uguali”.
Nel curriculm di Fontana non c'è solo la Russia di Putin, egli ha più volte elogiato anche il fascista Orbán per la crescita del tasso di natalità in Ungheria, mentre ha minacciato di fare sfracelli alla sola idea di un museo sul mondo islamico a Venezia (figuriamoci fosse stata una moschea).
Da cattolico reazionario della peggior specie si è schierato sempre in prima fila contro l’aborto e le unioni civili e megafono dei vergognosi proclami xenofobi e razzisti dei leghisti contro i migranti. “Vogliamo un’Europa dove il matrimonio sia tra una mamma e un papà, dove i bambini vengano dati a una mamma e un papà, le altre schifezze non le vogliamo neanche sentir nominare”, urlava nel 2017.
In un convegno dell’associazione Pro Vita Onlus disse che i matrimoni gay e la teoria del gender da un lato e l’immigrazione di massa dall’altro “mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni” paventando il rischio della “cancellazione del nostro popolo”.
Il 7 ottobre ha celebrato l’anniversario della battaglia di Lepanto. Quel giorno la Lega Santa riportava la vittoria “contro l’avanzata ottomana. L’Europa cristiana fiera della sua identità, otteneva una straordinaria vittoria. Oggi si ricorda la Madonna del Rosario”.
Da ministro della repubblica si scagliò contro le famiglie arcobaleno: “Per la legge le famiglie arcobaleno in questo momento non esistono”. Mentre con le unioni gay e con l’immigrazione, a suo dire, “vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo” raccomandandosi di studiare i vangeli e il catechismo dove “c’è un passaggio da tener conto: 'ama il prossimo tuo', cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità”.
Dunque l'elezione di Fontana a presidente della Camera completa quella del camerata La Russa a presidente del Senato all'insegna del motto mussoliniano “Dio, Patria, Famiglia”.

19 ottobre 2022