Conclusa la marcia su Roma elettorale
Il governo neofascista Meloni ottiene la fiducia
Il regime capitalista neofascista ora ha i suoi amministratori ideali. Le opposizioni parlamentari abbaiano ma non mordono: non hanno il coraggio di sollevare la piazza. Il capofila dei putiniani Berlusconi rimane in campo. Kiev: "Ha bevuto vodka"
Scuderi: Il PMLI farà una opposizione di classe anticapitalista e antifascista, per i diritti sociali, civili, genere, immigrati, per la giustizia sociale e climatica, per il socialismo e il potere politico del proletariato

 

Esattamente un secolo dopo quella mussoliniana del 1922, Giorgia Meloni conclude la marcia su Roma elettorale e martedì 25 ottobre il suo governo neofascista ha ottenuto la fiducia alla Camera. Nominata premier il 21 la leader neofascista di Fratelli d’Italia e i suoi 24 ministri hanno giurato il giorno dopo su quella Costituzione che negli anni è stata distrutta e ridotta a brandelli. Come avevano già fatto il 13 ottobre il camerata Ignazio La Russa eletto presidente del Senato e il giorno dopo il cattolico reazionario omofobo e putiniano, fedelissimo di Salvini, Lorenzo Fontana alla Camera. Il regime capitalista neofascista ora ha i suoi amministratori ideali.
La lista dei ministri che ha letto dopo un’ora e mezzo di colloquio con un compiacente presidente della Repubblica Mattarella, che ha espresso nella velocità il concetto chiave della nascita del nuovo governo “in considerazione delle situazioni interne e internazionali che richiedono un governo nella pienezza dei suoi compiti”, l’ha scelta Meloni concedendo poco ai suoi riottosi alleati. Respinte le ambizioni di Berlusconi, né Giustizia né Mise, e quelle di Salvini, niente Interno, ma vicepremier e Infrastrutture. La “prima premier donna” è andata sul sicuro, affidandosi al suo entourage di vecchi e nuovi neofascisti che l’hanno accompagnata nella sua scalata elettorale degli ultimi anni e a ben 11 ministri su 24 reduci dai governi Berlusconi. A partire dagli Esteri con il vicepremier Antonio Tajani già portavoce del primo governo dell’allora neoduce di Arcore. Il leghista bocconiano Giorgetti all’Economia sedeva nei governi Berlusconi 2 e 3, ma anche in quelli osteggiati da Meloni, Conte 1 e Draghi. Sopravvivono i conflitti d’interesse alla Difesa con Crosetto, capo della lobby delle armi e consulente di Leonardo, ex Finmeccanica il colosso militare controllato dallo Stato, già sottosegretario alla Difesa nel 2008, al Lavoro con Calderone, presidente del Consiglio dell’Ordine dei consulenti del lavoro e al Turismo con Santanchè, proprietaria insieme ad altri del Twiga, noto stabilimento della Versilia. Elisabetta Casellati già presente nel Berlusconi 2 ha avuto le Riforme dove dovrà sdoganare definitivamente il presidenzialismo neofascista. Nordio alla Giustizia, candidato bandiera di FDI per il Quirinale, pur non indicato da Berlusconi la pensa esattamente come lui sul ritorno all’immunità parlamentare, contro le intercettazioni e per la separazione delle carriere. Gennaro Sangiuliano, ex missino e Alleanza nazionale poi in quota Lega e ultimamente FDI alla Cultura, Locatelli persecutrice dei poveri a Como alla Disabilità, il prescritto Fitto al PNRR e la sanfedista Roccella alla Famiglia, Natalità e Pari opportunità, un ministero ribattezzato nel nome del richiamo mussoliniano, e non il solo, visto che “Sovranità” “made in Italy” e “merito” compaiono accanto alle diciture tradizionali del nome dei ministeri dell’Agricoltura, Imprese e Istruzione per dare il senso della svolta neofascista.
Le opposizioni parlamentari intanto abbaiano ma non mordono. Il segretario del PD Letta si è limitato ad un: “Dopo aver ascoltato lista, nomi e denominazioni del Governo Meloni dico ancora più convintamente opposizione, opposizione, opposizione. L’unica novità è una donna premier, un fatto storico per il nostro Paese, oggettivamente da riconoscere. Ora guardiamo avanti. In Parlamento la settimana prossima esporremo le ragioni e le iniziative della nostra sempre più convinta opposizione”. Più critica la lettura della presidente dei senatori del PD Simona Malpezzi: “Un governo con sole 6 donne su 24, dove la sovranità è una parola vuota usata solo in chiave identitaria e le Pari opportunità vanno insieme alla natalità. Ecco l’esecutivo più a destra della storia repubblicana molto lontano dalle promesse annunciate”. Al PD ha fatto eco il Movimento 5 stelle del trasformista neoliberale e “neopacifista” Conte secondo il quale: “La lista dei ministri conferma alcuni segnali preoccupanti. Crosetto che passa direttamente dalla rappresentanza di interessi di industrie che operano nel settore della difesa al ministero competente, a garanzia di una sicura corsa al riarmo; FI alla guida degli Esteri dopo le gravi esternazioni di Berlusconi sulla guerra in Ucraina; segnali sparsi che preannunciano un brusco arretramento nel percorso di riconoscimento e rafforzamento dei diritti civili. Prepariamoci a un’opposizione intransigente e senza sconti, per il bene del Paese”.
Fair play capitolazionista di Italia Via. Per Calenda in sintonia con Renzi: “Auguri a Giorgia Meloni - scrive via Twitter - . Avere una presidente del Consiglio donna che si è battuta con coraggio per arrivare a Palazzo Chigi con le sue sole forze è comunque un grande cambiamento per l'Italia. Saremo all'opposizione. Ma le auguriamo di avere successo per l'Italia”. I segnali di apertura verso il governo neofascista Meloni ci sono tutti, c'è insomma quella disponibilità a correre in aiuto dell'esecutivo se dovesse cadere vittima di imboscate o di fibrillazioni interne alla maggioranza. Vedremo come e quando ciò avverrà.
PD e M5S tuttavia non hanno il coraggio di sollevare la piazza. Cosa che si augura avvenga ben presto il PMLI. Come ha dichiarato il suo Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, “Il PMLI farà un’opposizione di classe anticapitalista e antifascista, per i diritti sociali, civili, di genere, immigrati, per la giustizia sociale e climatica, per il socialismo e il potere politico del proletariato”. Auspicando la creazione ora e non chissà quando di un grande fronte unito antigovernativo, il più ampio possibile, a partire dai partiti con la bandiera rossa e la falce e martello che già si sono espressi contro questo governo, coinvolgendo in primo luogo le masse operaie più avanzate e combattive, passando dagli studenti, dal sindacalismo e associazioni, che non dia tregua al governo neofascista Meloni con l’unità d’azione e di lotta nelle piazze di tutta Italia e al tempo stesso apra una grande discussione sul futuro del nostro Paese e per dare alle masse benessere, lavoro, pace, libertà e democrazia, discutendo francamente e senza pregiudizi per risolvere la questione di fondo, che è quella di cambiare società abbattendo il capitalismo, la classe dominante borghese e il suo Stato, sostituendoli con il socialismo, il proletariato al potere e lo Stato proletario socialista. Una questione che i marxisti-leninisti italiani pongono da sempre e che ora, dati i nuovi avvenimenti nazionali e internazionali, è divenuta urgente e non più procrastinabile.
La prima preoccupazione della Meloni e del suo governo è stata quella di rassicurare l’Italia e il mondo sulla futura politica estera. L'Italia non sarà "mai l'anello debole dell'Occidente", ha scritto in una nota del 19 ottobre in risposta ai mal di corpo degli alleati e in particolare di Berlusconi. "Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara- ha rimarcato la leader di FDI - intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L'Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell'Europa e dell'Alleanza atlantica. Chi non fosse d'accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”. Ancora risuonavano infatti, nei corridoi di Montecitorio, le ennesime esternazioni di Silvio Berlusconi in un ulteriore audio registrato alla riunione del giorno prima coi parlamentari di FI, nel quale, oltre a parlare della sua amicizia con Putin, di essere “il primo dei cinque veri amici di Putin”, considerato un benefattore dell’umanità, tra regali e “lettere dolcissime”, ha attaccato Zelensky accusandolo, alla stregua di un criminale, di aver triplicato gli attacchi al Donbass e causando la richiesta di aiuto a Mosca delle due “repubbliche disperate”, attribuendo alla resistenza ucraina e agli aiuti occidentali la responsabilità del perdurare del conflitto. Pronta la reazione di Kiev espressa in italiano da Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “ Il signor Berlusconi è sotto l'effetto della vodka russa in compagnia di 'cinque amici di Putin' in Europa. Ognuno sceglie la propria strada".
Immediate anche le reazioni positive internazionali all’insediamento del governo Meloni, a partire dai leader fascisti, razzisti e xenofobi europei. Dal  premier ungherese, Viktor Orban, che posta una foto con la neo presidente del Consiglio e scrive:  "Congratulazioni Giorgia Meloni per la formazione del tuo governo.  Grande giorno per la destra europea". Non mancano le congratulazioni della leader del Rassemblement National francese Marine Le Pen: "Ovunque in Europa, i patrioti stanno salendo al potere e con loro questa Europa di nazioni che stiamo chiedendo". Geert Wilders, leader del partito nazionalista di estrema destra olandese PVV (Partito della libertà), postando una foto di Meloni e Salvini abbracciati a margine del giuramento del nuovo governo al Quirinale e scrive: "Buona fortuna". Interviene anche il Gruppo dei conservatori e dei riformisti europei e il partito della destra spagnola Vox, che con il vicepresidente  ed eurodeputato Jorge Buxadè si congratula  con la sua "amica". ''Ci congratuliamo con Giorgia Meloni che è diventata premier! - ha scritto il primo ministro della Polonia Mateusz Morawiecki -. È un giorno importante per l'Italia, l'Ue e la Nato. Sfide senza precedenti ci attendono, ecco perché abbiamo bisogno di una leadership determinata e coraggiosa che supporti valori duraturi. Oggi l'Europa e la Polonia hanno proprio un alleato così a Roma''.
Esulta anche l’imperialismo europeo. Pronti a lavorare con Giorgia Meloni, la cooperazione con lʼItalia non cambia: "Lavoriamo insieme a beneficio dellʼItalia e dellʼUe", ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Parole simili dalla presidente della Commissione europea Von der Leyen. Particolarmente significativo il messaggio inviato dal presidente USA, Joe Biden. Mi congratulo con Giorgia Meloni - ha scritto - per essere diventata il nuovo primo ministro italiano. L'Italia è un alleato vitale della Nato e un partner stretto poiché le nostre nazioni insieme affrontano sfide globali condivise. In qualità di leader del G7, non vedo l'ora di continuare a promuovere il nostro sostegno all'Ucraina, di ritenere la Russia responsabile della sua aggressione, di garantire il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici e di costruire una crescita economica sostenibile".

26 ottobre 2022