Mobilitazione nazionale indetta dalla rete Europe for Peace
Manifestazioni, cortei e sit-in per la pace in decine di città
Smascherare gli appelli “per la pace” della propaganda putiniana

A sostegno della manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 5 novembre prossimo, dal 21 al 23 ottobre si sono svolte in decine di città e piccoli centri in tutta Italia, da Torino a Palermo, da Trento a Roma, da Milano a Foggia, a Cagliari e Napoli tutta una serie di cortei, manifestazioni, presidi, convegni, fiaccolate, catene umane e flash mob organizzate a livello locale da varie associazioni laiche e cattoliche, movimenti, coordinamenti, organizzazioni sindacali, circoli, comitati, partiti, collettivi, Enti Locali e numerose istituzioni civili e religiose, nell'ambito della mobilitazione nazionale indetta dalla rete Europe for Peace per chiedere il cessate il fuoco, l'avvio di trattative di pace e l’immediata convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace da parte dell’ONU in Ucraina e in tutti gli altri conflitti armati del mondo.
Nell'appello alla mobilitazione intitolato “TACCIANO LE ARMI, NEGOZIATO SUBITO! Verso una Conferenza internazionale di pace” e sottoscritto fra gli altri da (Anpi, Arci, Cgil, Cisl, Uil, Cobas, USB, Unione degli Studenti, Fridays for Future, Emergency, Legambiente, Peacelink, Rete italiana Pace e disarmo, Attac, Centro Antiviolenza donne, Acli, Caritas, Unicef, Azione cattolica, Pax Cristi, Missionari comboniani, Legambiente, Libera, Agesci, ConfCooperative, UDI, Lgbte, Rete associazioni per la pace, Coordinamento Pace & Disarmo, Emmaus ecc...) Europe for Peace sottolinea che, dopo l’importante mobilitazione dello scorso 23 luglio (con 60 città coinvolte) e l’invio di una lettera al Segretario Generale ONU Guterres; e dopo la quarta Carovana “Stop The War Now” recentemente rientrata da Kiev; è importante continuare la mobilitazione perché: “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa ed ha già fatto decine di migliaia di vittime e si avvia a diventare un conflitto di lunga durata con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro delle popolazioni ucraine, ma anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale.
Siamo e saremo sempre dalla parte della popolazione civile, delle vittime della guerra in Ucraina e dei pacifisti russi che si battono per porre fine all’aggressione militare.
Questa guerra va fermata subito e va cercata una soluzione negoziale, ma non si vedono sinora iniziative politiche né da parte degli Stati, né da parte delle istituzioni internazionali e multilaterali che dimostrino la volontà di cercare una soluzione politica alla crisi.
Occorre invece che il nostro paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato e avviino un percorso per una conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro.
Bisogna fermare l’escalation militare. Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione. Non c’è nessuna guerra da vincere: noi invece vogliamo vincere la pace, facendo tacere le armi e portando al tavolo del negoziato i rappresentanti del governo ucraino, di quello russo, delle istituzioni internazionali.
La popolazione italiana, nonostante sia sottoposta a una massiccia propaganda, continua ad essere contraria al coinvolgimento italiano nella guerra e a chiedere che si facciano passi concreti da parte del nostro governo e dell’Unione Europea perché sia ripresa con urgenza la strada dei negoziati.
Questo sentimento maggioritario nel paese è offuscato dai media mainstream ed è non rappresentato nel Parlamento. Occorre dargli voce perché possa aiutare il Governo a cambiare politica ed imboccare una strada diversa da quella attuale.
Per questo – a otto mesi dall’inizio della guerra – promuoviamo una nuova giornata nazionale di mobilitazione per la pace con iniziative in tutto il Paese per ribadire: TACCIANO LE ARMI, NEGOZIATO SUBITO!”
Un appello “per la pace subito” che tuttavia evita la contraddizione principale che è all'origine di questa guerra, mette sullo stesso piano l'aggressore imperialista russo con l'aggredito, non rivendica l'immediato ritiro dell'invasore dai territori occupati, non condanna l'annessione unilaterale e illegale del Donbass, non invoca il pieno ripristino della libertà, della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e finisce per fare il gioco di Putin confondendo ancora di più le idee agli antimperialisti e ai pacifisti che sono fortemente impegnati nella mobilitazione ma faticano ad orientarsi sulla guerra in Ucraina e rischiano di cadere nella trappola della propaganda putiniana. Propaganda che in Italia trova molti fautori nella destra neofascista e “sovranista”, a cominciare da Berlusconi e Salvini, in settori economici preoccupati unicamente di veder ridurre i loro affari e profitti, in giornalisti e intellettuali, partiti e organizzazioni rossobrune e anche in partiti con la bandiera rossa e la falce e martello.
Nel corso delle ultime settimane si sono tenute infatti diverse manifestazioni a favore della pace in Ucraina e tante altre sono in programma nei prossimi giorni con iniziative diverse e in alcuni casi anche contrapposte tra loro.
Manifestazioni dove gli organizzatori non di rado invitano i partecipanti a non portare bandiere o simboli di partito e di esporre solo le bandiere della pace.
Di fronte a ciò viene naturale chiedersi: ma allora in che cosa consistono queste manifestazioni per la pace? quali sono i loro obiettivi? e soprattutto quale linea politica indicano per conquistare la pace?
Una delle prime manifestazioni per la pace in Ucraina si è tenuta il 13 ottobre nei pressi dell’ambasciata russa a Roma ed è stata organizzata dal Movimento europeo azione non violenta (Mean) per chiedere tra le altre cose, il cessate il fuoco immediato, il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e il riconoscimento della “piena indipendenza e autonomia” dell’Ucraina dalla Russia nei “confini riconosciuti dalla comunità internazionale prima del 2014”, quindi includendo anche i territori annessi illegittimamente dalla Russia negli ultimi anni, lo stop all’escalation nucleare, l’istituzione di “una Commissione internazionale di Verità e Riconciliazione”, il riconoscimento della libertà di parola ai dissidenti russi e la cooperazione per il disarmo.
A questa manifestazione hanno preso parte numerose associazioni e alcuni esponenti del Partito democratico e di Azione, tra cui i rispettivi boss politici Enrico Letta e Carlo Calenda. Assente invece il Movimento 5 stelle e tutto il “centro-destra”.
Il 15 ottobre in Piazza Duomo a Milano si è tenuta una manifestazione organizzata da Unione popolare del rivoluzionario da operetta Luigi De Magistris, al quale reggono il moccolo il PRC e Potere al popolo. A questa manifestazione hanno partecipato insieme ai vertici politici di Potere al popolo, Rifondazione comunista, i Giovani comunisti, militanti e attivisti di vari movimenti che hanno preso parte alla recente campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre.
Per tutta la durata della manifestazione De Magistris e i suoi alleati si sono limitati a chiedere “la pace” subito, senza se e senza ma, lo stop all’invio di armi all’Ucraina e semplicemente “un cambio di rotta della politica internazionale” in particolare per quanto riguarda la Nato e l’Unione europea. Non certo l'uscita dell'Italia dalla Nato e dalla Ue imperialista.
Sinistra Italiana invece ha aderito alla “manifestazione per la pace” che si è il 22 ottobre ad Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, organizzata da Europe for peace per chiedere che la guerra sia fermata attraverso “una soluzione negoziale”, contro l’invio di armi in Ucraina e per chiedere invece che: “il nostro paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato e avviino un percorso per una conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro”.
A inizio ottobre, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, del Partito democratico, ha lanciato l'idea di organizzare il prossimo 28 ottobre, a Napoli, una manifestazione per la pace con l’obiettivo di promuovere “un cessate il fuoco in Ucraina della durata di un mese, per consentire a istituzioni di governo e statali o singole personalità di mettere in campo una concreta iniziativa di pace... Alla manifestazione sono invitati a partecipare tutti, associazioni, istituzioni pubbliche, culturali e religiose, più si allarga la partecipazione meglio è: se ci sono altre iniziative in direzione della pace va benissimo, non c’è nessun recinto chiuso”. Per l’organizzazione e la gestione dell’evento, la Regione Campania ha stanziato 300 mila euro e ha messo a disposizione 400 pullman provocando la reazione del console ucraino a Napoli, Maksym Kovalenko, che ha scritto una lettera a De Luca in cui chiede che, durante la manifestazione, siano giustamente messe in evidenza le colpe della Russia e il ruolo di vittima dell’Ucraina. “Ogni voce a sostegno della pace è importante, ma per favore si eviti di confondere l’aggressore con la vittima dell’aggressione e scaricare la colpa del criminale alla parte che lo combatte», ha scritto Kovalenko.
Anche in questo caso il Partito democratico, di cui De Luca è un boss campano, sostiene l’iniziativa, mentre il Movimento 5 stelle e tutto il “centro-destra” hanno preso le distanze.
Altre due grandi manifestazioni contrapposte sono in programma per sabato 5 novembre. La prima è stata organizzata a Roma dalla Rete italiana pace e disarmo e fa parte della mobilitazione collettiva Europe for peace , con una serie di iniziative promosse da una rete di associazioni nazionali e locali con l'obbiettivo di “promuovere una soluzione politica del conflitto, mettendo in campo tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale, portando al tavolo del negoziato i rappresentanti dei governi di Kiev e di Mosca, assieme a tutti gli attori necessari per trovare una pace giusta”. Appello, pubblicato dal quotidiano cattolico l'Avvenire e condiviso in pieno dal “neopacifista” Giuseppe Conte, in asse con le posizioni ambiguamente “equidistanti” del Vaticano tra Putin e Zelensky, che cavalca le istanze di pace diffuse nel Paese nel quadro della sua politica demagogica di egemonizzare la sinistra del regime capitalista neofascista approfittando della crisi del PD.
Azione e Italia viva non hanno aderito e sempre il 5 novembre hanno organizzato una contro-manifestazione a Milano perché “La pace non può nascere dalla resa degli ucraini. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore” ha aggiunto Calenda citando il “discorso agli ateniesi” di Pericle e invitando alla contro-manifestazione il Partito democratico, Più Europa, il sindaco di Milano Beppe Sala e tutti quelli che sostengono a spada tratta la linea del governo e l'invio di armi all'Ucraina.
Tutte posizioni che non tengono minimamente in conto che in questo momento e in questo teatro geopolitico non è l'imperialismo dell'Ovest a soffiare sui venti di guerra, bensì l'imperialismo putiniano dell'Est, con i bombardamenti indiscriminati contro obiettivi civili e centrali nucleari, i massacri e le deportazioni della popolazione ucraina, l'annessione illegale di suoi territori, la minaccia dell'uso di armi atomiche, la mobilitazione forzata di centinaia di migliaia di giovani russi per spedirli al fronte, e così via.
Non è l'Ucraina che minaccia l'esistenza della Russia, ma esattamente il contrario. Quella dell'Ucraina è una guerra di resistenza classica, che mira soltanto a liberare il Paese da un invasore straniero e ripristinare i suoi confini legalmente e internazionalmente riconosciuti, e finché sarà tale i sinceri comunisti, anticapitalisti, antimperialisti e pacifisti hanno il dovere di stare dalla sua parte e contro il vero aggressore, indipendentemente se tale guerra di resistenza è appoggiata anche dall'imperialismo dell'Ovest per altri suoi fini. Pensiamo a come dovremmo comportarci se l'Italia fosse invasa da una potenza straniera che si annettesse unilateralmente tre o quattro regioni del nostro Paese.
Per orientarsi in modo corretto il movimento per la pace si deve liberare dall'influenza della propaganda putiniana e deve stabilire almeno due punti chiari, fermi e irrinunciabili: rivendicare il ritiro delle truppe di Putin dall'Ucraina e sostenere le ragioni dell'Ucraina, la sola che ha il diritto di decidere i tempi, i termini e gli sbocchi del negoziato di pace. Dopo il ritiro dei russi sarà il popolo ucraino a decidere liberamente del proprio destino e giudicare i suoi governanti, compreso Zelensky, ed eventualmente rovesciarli se andassero contro gli interessi del popolo. Ma fino ad allora occorre scegliere da che parte stare.
In secondo luogo bisogna respingere la tesi ricattatoria della pace a tutti i costi altrimenti Putin potrebbe usare l'arma nucleare. La pace dev'essere giusta e duratura, e perciò non può essere ottenuta sacrificando all'invasore pezzi di territorio ucraino cedendo al ricatto atomico, il che non farebbe che alimentare nuovi focolai di guerra sotto la cenere. Per questo occorre mantenere fermo il principio che qualsiasi soluzione di pace, riguardante il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe e la sistemazione del Donbass e della Crimea debba essere decisa esclusivamente da un accordo diretto tra l'Ucraina e la Russia, in mancanza del quale la pace non durerebbe. Il rifiuto di Zelensky di trattare con Putin è conseguente all'annessione unilaterale e illegale del Donbass, tuttavia non esclude una trattativa e un possibile accordo con un altro presidente della Russia. In ogni caso nessuno può e deve sostituirsi al popolo ucraino nel decidere del proprio destino, e nulla può essere deciso alle sue spalle.

26 ottobre 2022