A chi invoca la pace alle spalle dell'Ucraina fa eco Putin: “Solo la Russia, che ha creato l'Ucraina, potrebbe garantirne la sovranità”. Mentre il leghista Romeo dichiara in Senato: “Si fa fatica a sentire che decideranno gli ucraini. Certo, va rispettata la loro volontà, ma meglio dire che decide la comunità internazionale nell'interesse dell'Ucraina”
Prosegue l'offensiva ucraina a Sud
Colpite 4 navi russe in Crimea. Putin risponde bloccando l'accordo sul grano e intensificando i bombardamenti missilistici sulle città e le infrastrutture energetiche per lasciare la popolazione senza acqua e luce
Zelensky: “Non è nelle mie mani di fermare la guerra: ciò che posso fare è non perderla, combattere per difendermi, sono loro che hanno invaso la nostra terra per massacrarci... si combatte in Ucraina, non sul territorio russo. Noi siamo sempre pronti a negoziare”
 
Prosegue ormai da settimane la controffensiva ucraina che ha portato prima alla liberazione di tutta l’area intorno a Kharkiv nel nordest, poi alla conquista dell'importante snodo logistico di Lyman nella regione di Donetsk e ultimamente si sta concentrando nell'area meridionale di Kherson: i risultati militari, a favore dell'Ucraina, sono la definitiva messa in sicurezza della città di Kharkiv, l'arresto dell’avanzata russa in Donbass e la prospettiva di riconquista della regione meridionale di Kherson, un territorio annesso unilateralmente dalla Russia lo scorso 30 settembre.
La controffensiva ucraina ha sfruttato le debolezze militari dell’invasore russo. Il primo fattore di debolezza è sicuramente il numero dei soldati impiegati: la mobilitazione di 300mila coscritti russi lo scorso settembre ha confermato l’assoluta insufficienza del contingente iniziale di 190mila uomini per occupare un Paese di 44 milioni di abitanti, che ha potuto mobilitare immediatamente centinaia di migliaia di militari altamente motivati, in quanto combattono per difendere il proprio territorio, e che conoscono il territorio e godono dell'appoggio della popolazione locale.
Il secondo fattore di debolezza russa è la carenza degli equipaggiamenti: si consideri che nei primissimi giorni di conflitto la Russia ha utilizzato oltre 160 missili, ma nei mesi successivi è stata costretta a ridurli a 10 al giorno, perché le scorte di munizionamento ad alta tecnologia sono finite, quelle di armi obsolete si stanno consumando, e la capacità produttiva interna non riesce a stare al passo con le necessità militari, specie ora che si tratta di armare adeguatamente le nuove unità composte dai 300mila coscritti dello scorso settembre.
Infine, anche la logistica russa è in affanno sotto i colpi dell’offensiva ucraina, mentre quella ucraina cerca in ogni modo di contenere i danni dei missili russi grazie ad apparati antiaerei sempre più sofisticati.
Le difficoltà in cui versa l'armata neonazista russa sono evidenti soprattutto a sud, nell'area di Kherson, dove il 19 ottobre gli ucraini hanno iniziato una massiccia offensiva e contemporaneamente le autorità russe di occupazione iniziavano a organizzare il trasferimento della popolazione civile dall'area urbana della città che conta poco meno di 300mila abitanti. La città, difesa dalle cinque brigate tra le migliori dell'esercito russo che l'avevano conquistata agli inizi dello scorso marzo, si trova a nord del fiume Dnepr con il fiume alle spalle, con gli ucraini che hanno già colpito duramente numerosi ponti che collegano la città con il resto dei territori occupati, cosa che limita fortemente i rifornimenti per le truppe russe.
Le forze armate russe hanno reagito alle iniziative militari ucraine iniziando un sistematico bombardamento, a partire dal 10 ottobre, di numerose infrastrutture elettriche ucraine poste su tutto il suo territorio, che ha provocato gravissimi danni, considerati dalle autorità ucraine senza precedenti nella guerra in corso: Zelensky il 12 ottobre ha dichiarato durante una conferenza stampa che i bombardamenti avevano già danneggiato le infrastrutture elettriche di 12 regioni ucraine oltre che quelle della capitale Kiev. Ma i danni lamentati da Zelensky sono destinati ad aumentare, perché i bombardamenti russi a infrastrutture elettriche ucraine sono continuati, danneggiando almeno il 40% delle infrastrutture elettriche del Paese, con il rischio concreto per milioni di cittadini ucraini di trascorre l'inverno al freddo e al buio, come ha affermato lo stesso Zelensky il 26 ottobre, invitando la popolazione ucraina a limitare al massimo l'accensione dei dispositivi elettrici.
I bombardamenti missilistici contro le città e le centrali elettriche ucraine si sono intensificati quale rappresaglia dopo che droni navali avevano il 29 ottobre colpito e danneggiato quattro navi da guerra, tra le quali la Admiral Makarov, nave lanciatrice di missili da crociera Kalibr, nella base della flotta del Mar Nero della Federazione Russa a Sebastopoli, in Crimea.
La rappresaglia neonazista ordinata da Putin ha colpito indiscriminatamente la popolazione attraverso il bombardamento di obiettivi civili e delle installazioni elettriche e idriche in 10 regioni dell'Ucraina danneggiando 18 siti e aggravando così la situazione del Paese, già compromessa dai precedenti attacchi alle infrastrutture: nella stessa mattinata il sindaco di Kiev rendeva noto che nella capitale ucraina l'80% delle utenze erano prive di approvvigionamento idrico e che 350mila case erano senza luce. Evidentemente l'aggressore russo punta a creare un inferno per la popolazione ucraina lasciandola senza luce e senz'acqua
Il ministro russo della Difesa, Sergej Kuzugetovic Sojgu ha formalmente accusato la Gran Bretagna di avere supportato l'attacco al porto di Sebastopoli: “alla luce dell'attacco terroristico compiuto dal regime di Kiev il 29 ottobre di quest'anno con la partecipazione di specialisti britannici contro navi della Flotta del Mar Nero e navi civili impegnate a garantire la sicurezza del corridoio del grano, la parte russa sospende la partecipazione all'attuazione degli accordi sull'esportazione di prodotti agricoli dai porti ucraini ”. Aver espressamente accusato la Gran Bretagna di aver partecipato all'attacco contro la Flotta del Mar Nero serve agli invasori russi per giustificare, da una parte, la sospensione unilaterale degli accordi sul grano e, dall'altra, per continuare a sostenere che quella dell'Ucraina è una guerra per procura.
Una falsità vergognosa ripetuta da Putin il 27 novembre, due giorni prima dell'attacco a Sebastopoli, in un discorso al Forum Valdai, a Mosca: “è stato l'Occidente, con le sue mosse, a causare un'escalation in Ucraina ”. “Solo la Russia, che ha creato l'Ucraina – ha continuato il nuovo zar - potrebbe garantirne la sovranità ”. Che cos'altro deve dichiarare Putin per convincere i falsi pacifisti che la sola pace a cui punta il nuovo zar è l'annessione dei territori occupati all'impero russo mentre disconosce all'Ucraina quella dignità statale che le fu invece garantita dapprima dai bolscevichi ucraini nel 1917 per via rivoluzionaria e poi, tra gli altri, da Lenin e da Stalin per via giuridica nel momento della costituzione dell'Unione Sovietica nel 1922, della quale l'Ucraina fu uno dei quattro Stati fondatori?
La volontà dell'Ucraina, nelle parole di Putin, conta meno di zero e tuttavia costui può contare su sostenitori anche in Italia che si riempiono la bocca di pace per invocare la rinuncia da parte dell'Ucraina alla sua guerra di liberazione fino a diventare libera, indipendente, sovrana e integrale. Sostenitori come Berlusconi, con le sue dichiarazioni davanti al gruppo di neoeletti deputati di Forza Italia o come il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo che nel dichiarare la fiducia al governo Meloni ha sostenuto che “si fa fatica a sentire che decideranno gli ucraini ”, aggiungendo che “va rispettata la loro volontà ma meglio dire che decide la comunità internazionale nell’interesse dell’Ucraina ”.
Contro tutte queste posizioni che sottraggono all'Ucraina il diritto di decidere le modalità, i tempi e i contenuti della trattativa di pace si è ancora una volta espresso il presidente Zelensky in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera . “Io ho sempre voluto parlare – ha affermato il presidente ucraino a proposito della sua volontà negoziale con la Russia di Putin - ma non con la pistola puntata alla tempia ”. “Sin dall’inizio non è stato un dialogo – ha poi proseguito - ma una lunga serie di ultimatum imposti con la forza da Putin ”. È chiara la presa di posizione di Zelensky sia contro Putin sia contro chi, come Romeo in Italia, vorrebbe proprio costringere gli ucraini a venire a patti sotto la pressione di insostenibili ricatti.
Se volete il dialogo – ha proseguito il presidente ucraino evidenziando in tutta la sua crudezza l'aggressione russa - non occupate una centrale nucleare, non uccidete civili, non sparate oltre 130 missili in un solo giorno ”.
Infine Zelensky ha concluso esprimendo il concetto politicamente più importante: “non è nelle mie mani di fermare la guerra ciò che posso fare è non perderla, combattere per difendermi, sono loro che hanno invaso la nostra terra per massacrarci e lo hanno iniziato sin dal 2014 occupando la Crimea. Si combatte in Ucraina, non sul territorio russo. Se si ritireranno, allora sarà possibile iniziare a trattare e cominciare a convivere da Paesi vicini ".

2 novembre 2022