Campobasso, in piazza contro il POS 2022-2024
Il PMLI assieme a compagne/i di PCI, PCL, PC ha chiesto il ritiro di tale piano e invitato le masse popolari alla lotta


Dal corrispondente dell'Organizzazione di Campobasso del PMLI
Si è tenuto il 7 Novembre un sit-in di protesta, sotto la sede del Consiglio regionale a Campobasso, contro il POS (Piano operativo sanitario) del Molise 2022-2024 varato da poco dalla giunta di “centro-destra”.
L’iniziativa era stata promossa congiuntamente da PCI, PCL, PMLI assieme al Partito Comunista, con il quale stiamo collaborando in maniera sempre più frequente, per il 3 novembre scorso. Causa impegni istituzionali, solo il giorno prima, 2 novembre, l’ufficio stampa regionale comunicava lo slittamento della riunione della giunta al 7 Novembre, rendendo impossibile la presenza di diversi compagni per la nuova data, avendo già preso, questi lavoratori, un giorno di permesso per il 3.
L’obiettivo era quello di rendere le masse popolari protagoniste di una giornata di protesta contro le ennesime sciagurate politiche sanitarie dei potentati borghesi nostrani: il POS, difatti, prevede la chiusura del reparto di emodinamica presso l’ospedale “Veneziale” di Isernia, il ridimensionamento del punto nascite presso il plesso di Termoli (nonostante una sentenza del TAR che annullava la chiusura dello stesso reparto avanzata dall’ASREM appena l’anno scorso), ecc. Era pertanto doveroso lanciare un messaggio di condanna a tali privazioni di servizi. I presenti, ad una voce sola, hanno riferito ai non pochi giornalisti che ci hanno intervistato che, come comunisti, non resteremo in silenzio; si continuerà a monitorare lo smantellamento del SSN nel nostro territorio e prontamente a denunciarlo all’opinione pubblica.
Come abbiamo detto più volte, anche in precedenti manifestazioni, solo tramite una dura e partecipata lotta sociale si potrà ottenere qualcosa. Non si può accettare in silenzio questi veri e propri scippi di diritti sociali, conquistati a duro prezzo nei decenni passati, i poteri borghesi locali si sentiranno legittimati a proseguire con queste criminali politiche di tagli: uno sfregio, si badi bene, non tanto alla Costituzione (che pure prevede, agli artt. 117 e 120 l’obbligo dello Stato ad intervenire qualora le regioni si mostrino incapaci di offrire dei livelli sanitari assistenziali minimi, cosa a dir poco conclamata nel nostro territorio) bensì ai bisogni di una popolazione che è sparsa in oltre cento piccoli comuni, spesso montani, abitati da persone sempre più anziane e sempre più bisognose di un’adeguata assistenza sanitaria.

9 novembre 2022