Il sindaco PD di Reggio Calabria, Falcomatà, condannato anche in appello per abuso d’ufficio

Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
La Corte d’appello di Reggio Calabria, presieduta dal giudice Lucia Monica Monaco, ha condannato a un anno di reclusione per abuso d’ufficio con pena sospesa il sindaco PD Giuseppe Falcomatà. Una riduzione di soli quattro mesi rispetto alla sentenza di primo grado del 19 novembre 2021. In ottemperanza della legge Severino, Falcomatà continuerà ad essere sospeso per altri 12 mesi sia dalla carica di sindaco del comune di Reggio che della Città metropolitana.
Pena ridotta da un anno a sei mesi anche per i 7 ex assessori coinvolti nell’inchiesta: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Per loro prosegue la sospensione di 18 mesi imposta dalla Severino.
Stessa condanna per l’ex segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva, per Maria Luisa Spanò ex dirigente del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” del comune, e per l’imprenditore Paolo Zagarella.
Secondo l’accusa, Falcomatà per “sdebitarsi” avrebbe affidato senza regolare bando di concorso la gestione dell’immobile di proprietà del comune che un tempo ospitava il “Grand Hotel Miramare” all’associazione “Il sottoscala” dell’amico Zagarella dopo che quest’ultimo aveva sostenuto la sua candidatura a sindaco di Reggio nel 2014 dando in comodato d’uso gratuito un enorme locale commerciale trasformato per l’occasione in sede elettorale.
Una volta uscito dalla Corte d’appello l’imbroglione Falcomatà ha sfoggiato la solita sprezzante arroganza dichiarandosi “sereno e tranquillo come prima” e invitando la città a “resistere ancora un po’”. In realtà sperava di essere assolto per poter ritornare immediatamente a Palazzo San Giorgio, visto che non ha mai avuto il coraggio di dimettersi dalla carica di sindaco dopo lo scandalo “Miramare”.
Quel “resistere ancora un po’” nasconde la speranza che il nuovo ministro della Giustizia del governo neofascista Meloni, Carlo Nordio, mantenga la promessa di abrogare il reato di abuso d’ufficio che annullerebbe la sospensione per effetto della legge Severino. Ipotesi non del tutto remota anche perché l’attività del governo in queste ultime settimane si è concentrata sull’adozione di provvedimenti liberticidi e fascisti, comunque non prioritari.
D’altronde è stato lo stesso guardasigilli poco dopo il suo insediamento a dichiarare di voler convocare i sindaci proprio per parlare dell’abolizione dell’abuso d’ufficio. Secondo Nordio è una “riforma” necessaria perché “sblocca la macchina amministrativa ed elimina la paura dei sindaci della firma che può portare ad avvisi di garanzia”. Così non è escluso che l’imbroglione Falcomatà alla fine possa farla franca, e a prescindere dal ricorso in Cassazione, possa ritornare a fare il sindaco della città. Una vera e propria vergogna!
Da tempo noi marxisti-leninisti chiediamo con forza le dimissioni di Falcomatà che si è dimostrato pari al suo predecessore, il fascista ex sindaco di Reggio ed ex governatore regionale Giuseppe Scopelliti. Entrambi hanno devastato la città di Reggio Calabria riempiendola di rifiuti e lasciandola nel degrado più totale. Entrambi hanno creato un buco di bilancio impossibile da ripianare. Entrambi hanno peggiorato le condizioni di lavoro e di vita del proletariato e delle masse popolari reggini, ora in grave crisi per il caro vita e il caro bollette.
La dimostrazione evidente che le giunte comunali di “centro-destra” o “centro-sinistra” al servizio del regime capitalista e neofascista, sono due facce della stessa medaglia.
A differenza del PMLI che sin dalla sua fondazione sta dalla parte del socialismo e del proletariato, la classe delle operaie e degli operai che produce l’intera ricchezza del Paese, a cui spetta di diritto la conquista del potere politico.


16 novembre 2022