Catania
Vittoria dei migranti e delle Ong
Esplode la gioia degli antirazzisti. Il PMLI partecipa attivamente al corteo “Porti aperti” svoltosi a Catania
Vogliamo porti e confini aperti ai migranti

Al culmine di una drammatica odissea iniziata nelle settimane scorse al largo del Mediterraneo centrale ed esasperata dallo “sbarco selettivo dei fragili” imposto per decreto dal governo neofascista Meloni, nella serata di martedì 8 novembre sono finalmente potuti sbarcare nel porto di Catania i 249 naufraghi salvati dalle due navi Ong, Geo Barents di Medici Senza Frontiere e Humanity One di Sos Humanity) sprezzantemente definiti “carico residuale” dall'ex prefetto di Roma e attuale ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Ad accoglierli c'erano centinaia di manifestanti antifascisti e antirazzisti del presidio di protesta permanente organizzato a partire dalla mezzanotte del 5 novembre da Rete Antirazzista e Arci Catania lungo le banchine del porto per chiedere lo sbarco immediato e il soccorso sanitario e umanitario di tutti gli altri profughi sequestrati per giorni a bordo delle due navi Ong in seguito alla decisione del governo di far sbarcare solo le “persone fragili” donne e bambini e respingere in mare tutti gli altri “uomini adulti in buona salute e senza problemi medici”.
Una vittoria dei migranti, delle Ong e degli antirazzisti che si sono mobilitati per rivendicare porti sicuri e confini aperti ai migranti contro l'infame discriminazione per razza, sesso, età, Paese di provenienza e condizioni di salute attuata dal governo neofascista Meloni che vieta alle navi Ong di “sostare nelle acque territoriali italiane …oltre il termine necessario per assicurare le operazioni di soccorso ed assistenza nei confronti delle persone che versino in condizioni emergenziali ed in precarie condizioni di salute” e dispone il respingimento fuori dalle acque territoriali di tutti gli altri naufraghi dei barconi. Una discriminazione in aperta violazione delle le leggi internazionali, secondo le quali gli sbarchi devono avvenire nel primo “porto sicuro” per prossimità geografica e nel pieno rispetto dei diritti umani, e si pongono in netto contrasto con il divieto di respingimento collettivo illegale da cui potrebbe scaturire una nuova condanna dell’Italia come già successo nel febbraio 2012 quando la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato all'unanimità l'Italia per i respingimenti illegali verso la Libia avvenuti nel 2009 in violazione dell'articolo 3 della Convenzione di Ginevra inerente i trattamenti degradanti e la tortura.
In segno di solidarietà con i migranti il 13 novembre si è svolto per le vie di Catania un corteo antirazzista a cui ha partecipato attivamente il PMLI (si veda l'articolo a parte).
L'odissea dei 1.080 naufraghi salvati nel Mediterraneo centrale da quattro navi Ong, la Geo Barents, la Humanity One, la Rise Above e la Ocean Viking, era cominciata alla fine di ottobre.
La nave della Ong francese Sos Mediterranée Ocean Viking che dal 27 ottobre aveva inviato richieste di assistenza a ripetizione a Italia, Grecia, Spagna e Francia per trovare un porto sicuro ai suoi 234 naufraghi soccorsi nel Mediterraneo centrale riceveva l'opposizione del governo italiano e ripetute minacce di essere respinta oltre le acque territoriali, cosicché si vedeva costretta a fare rotta verso il porto di Tolone in Francia, il cui governo nel frattempo si era reso disponibile ad accogliere i 234 naufraghi, e a completare la sua missione di salvataggio l'11 novembre avvenuta al culmine di un duro braccio di ferro tra il governo italiano e quello francese con un vergognoso scambio di accuse reciproche giocato sulla pelle dei migranti.
Alla Geo Barents con a bordo altri 572 migranti il governo italiano aveva concesso il permesso di attracco nel porto di Catania la mattina del 6 novembre per permettere, in applicazione dei decreti interministeriali, solo lo sbarco delle persone ritenute “vulnerabili, donne e minori non accompagnati” e il respingimento di tutti gli altri 214 “maschi adulti” considerati “carico residuale in buona salute” e perciò costretti a rimanere a bordo in attesa di essere respinti oltre le acque territoriali italiane.
Nelle stesse ore e per le stesse ragioni erano stati fatti scendere anche 179 migranti “vulnerabili” su un totale di 114 profughi attraccati a Catania il 5 novembre a bordo della Humanity One. Ai restanti 35 è stato invece intimato il divieto di sbarco con l'intento anche qui di respingerli oltre le acque territoriali italiane.
Si tratta di una discriminazione di chiaro stampo xenofobo e razzista che ha suscitato l'indignazione e la mobilitazione delle masse popolari e studentesche catanesi riunite in presidio permanente e in assemblea nelle scuole che per due giorni hanno rivendicato e ottenuto l'immediato sbarco di tutti i migranti senza eccezioni in virtù delle leggi internazionali, e in particolare della Convenzione di Amburgo del 1979, secondo cui gli sbarchi devono avvenire nel “porto sicuro” più vicino al luogo del salvataggio e nel pieno rispetto dei diritti umani.
In un comunicato stampa diffuso il 7 novembre dal Tavolo Asilo e Immigrazione, a cui aderiscono decine di associazioni, fra cui, Rete Antirazzista, Amnesty International, ARCI, Caritas, CGIL, ACAT Italia, ACLI, Legambiente, Magistratura Democratica, Emergency, Save the Children Italia, fra l'altro si denuncia che: “Il Decreto del Ministero dell’Interno con il quale si pretende di riservare lo sbarco alle sole persone 'che versino in condizioni emergenziali' e di respingere le altre fuori dalle acque territoriali, si pone decisamente in contrasto con il divieto di respingimento collettivo... In questo momento le navi in attesa di fronte al porto di Catania, alle quali è stata imposta una illegittima selezione dei naufraghi, con decine di persone bloccate a bordo, devono raggiungere velocemente la terraferma, per poter beneficiare di cure mediche e protezione. L’eventualità che queste navi facciano sbarcare solo una parte delle persone a bordo, riportando le altre fuori dalle acque territoriali italiane, come richiesto dal nostro Governo, pone seri rischi di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale... Il silenzio di Malta e le mosse politiche dell’Italia per ritardare lo sbarco dei sopravvissuti costituiscono episodi inaccettabili dal punto di vista umanitario e legale”. E si chiede al governo italiano “di consentire lo sbarco immediato di tutte le persone attualmente a bordo delle navi Ong e il ritiro dei Decreti Interministeriali in ottemperanza del divieto di respingimenti collettivi”.
Mentre Magistratura Democratica lanciava un appello in cui denuncia che: “I decreti sono manifestamente illegittimi in quanto violano numerose norme del diritto internazionale ed interno” e perciò “devono essere ritirati”, il team legale che segue Sos Humanity impugnatva il decreto interministeriale di Piantedosi davanti al Tar e presentava un ricorso al tribunale civile di Catania per chiedere la registrazione delle domande d’asilo che i migranti hanno presentato ai comandanti delle rispettive navi.
Da sottolineare anche il coraggio del comandante tedesco della Humanity One, Joachim Ebeling, e del capomissione della Geo Barents, Juan Matías Gil, che si sono rifiutati di eseguire gli ordini impartiti dal governo e dalle autorità italiane di riportare il “carico residuo” di migranti fuori dai confini italiani in acque internazionali.
“Come capitano – ha specificato Ebeling - sono obbligato dalla legge a garantire la sicurezza di tutte le persone a bordo. Costringere i naufraghi a tornare in mare sarebbe pericoloso. Non vedo nessuna possibilità di navigare legalmente e in maniera sicura”. Mentre Matias Gil ha aggiunto “Se arriverà anche a noi un decreto che intima di lasciare il porto, il capitano si rifiuterà di eseguirlo. Nel rispetto del diritto internazionale del mare”.

16 novembre 2022