Lo denuncia il rapporto Gimbe
Diminuiscono gli investimenti nella sanità pubblica

Lo scorso 11 ottobre, presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica, è stato presentato il quinto rapporto della Fondazione Gimbe (ente privato che si occupa di formazione e informazione scientifica in ambito sanitario) sullo stato del servizio sanitario nazionale. Il documento – un dettagliato studio di 62 pagine diviso in sei capitoli – ha posto sotto la lente di ingrandimento lo stato di salute del servizio sanitario nazionale, le priorità politiche, il finanziamento pubblico, i livelli essenziali di assistenza, il regionalismo differenziato e il piano di rilancio dopo la fine dell'emergenza legata alla pandemia.
Il terzo capitolo è interamente dedicato al finanziamento pubblico, ossia agli investimenti, prendendo dapprima in esame i pesantissimi tagli operati dal governo e dalle regioni nel decennio trascorso, tra il 2010 e il 2019.
La crisi di sostenibilità del SSN [servizio sanitario nazionale, n.d.r.] - si legge nel rapporto - coincide con un prolungato periodo di grave crisi economica durante il quale la curva del FSN [fabbisogno sanitario nazionale, n.d.r.] si è progressivamente appiattita in conseguenza di scelte politiche che nel decennio 2010-2019 hanno determinato un imponente definanziamento del SSN”. “Secondo le analisi GIMBE39 – prosegue il documento - alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre € 37 miliardi, di cui circa € 25 miliardi nel periodo 2010-2015, in conseguenza di 'tagli' previsti da varie manovre finanziarie e oltre € 12 miliardi nel periodo 2015-2019, in conseguenza del 'definanziamento' che, per obiettivi di finanza pubblica, ha assegnato al SSN meno risorse rispetto ai livelli programmati ”. “Di conseguenza – conclude il rapporto per ciò che riguarda la disamina del periodo in esame - nel decennio 2010-2019 il FSN è aumentato di soli € 8,2 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,15%: in altre parole nel decennio 2010-2019 l’incremento del FSN non ha nemmeno mantenuto il potere di acquisto ”.
Il rapporto, quindi, prende in esame il triennio 2020-2022, ossia il periodo dominato dall'emergenza della pandemia di Covid-19, in modo particolare sono presi in considerazioni i decreti destinati all'emergenza e le tre leggi annuali di bilancio. Dall'analisi di tali fonti normative la Fondazione Gimbe rileva, nel triennio, un incremento complessivo del fabbisogno sanitario nazionale di € 11,2 miliardi: è vero però che tale incremento degli investimenti nella sanità pubblica è stato dettato dalle circostanze contingenti e straordinarie della pandemia, per cui è escluso che l'aumento dei finanziamenti negli ultimi tre anni possa proseguire dopo la cessazione dell'emergenza pandemica.
L'ultima parte del terzo capitolo del rapporto è infatti dedicato alle prospettive degli investimenti pubblici nel servizio sanitario nazionale, e si prendono in considerazione gli anni 2023 e 2024 - per i quali il la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022, pubblicato dal governo lo scorso 29 settembre, ha formulato previsioni – che vedranno, rispetto agli ultimi tre anni, una drastica inversione di tendenza: infatti la spesa sanitaria italiana nel 2023 sarà, secondo tale documento di previsione, di 131 miliardi e 724 milioni e nel 2024 sarà di 128 miliardi e 708 milioni, contro i 133 miliardi e 998 milioni del 2022. Solo per il 2025 il governo prevede di spendere per la sanità pubblica 129 miliardi e 428 milioni, con una leggerissima inversione di tendenza rispetto ai consistenti cali dei due anni precedenti.
I dati – conclude la Fondazione Gimbe alla fine del capitolo del rapporto dedicato agli investimenti nella sanità pubblica - confermano ancora una volta che la politica non intende sostenere un consistente rilancio del finanziamento pubblico della sanità ”.


30 novembre 2022