Colpiti ospedali, mercati, silos, rifugi, caverne, depositi di munizioni, campi di addestramento. Almeno 31 morti
Il dittatore fascista Erdogan bombarda le basi del PKK in Siria e in Iraq
Operazione lanciata col beneplacito di Usa e Russia

 
Il 20 novembre a mezzanotte, gli aerei da guerra turchi hanno iniziato a bombardare ospedali, scuole e altri obiettivi civili dentro e intorno a Kobane, compreso il villaggio di Beluniye a Shahba, a sud-ovest di Kobane, che ora è popolato da sfollati curdi di Afrin, così come il villaggio di Teqil Beqil vicino a Qerecox a Derik, nella parte orientale della regione autonoma della Siria settentrionale e orientale. Aerei da guerra turchi hanno preso di mira anche il deposito di grano nella regione di Dahir al-Arab vicino a Zirgan e le aree dei monti Qendil e dei monti Asos nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale). Così il comunicato del Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan (KNK) denunciava il 20 novembre la nuova ondata di bombardamenti decisi dal dittatore fascista turco Erdogan sulle basi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e delle Unità di protezione del popolo siriano (YPG) nel nord di Siria e Iraq. O meglio su una serie di bersagli che oltre a depositi di munizioni e campi di addestramento comprende soprattutto obiettivi civili a partire da ospedali, mercati, silos e rifugi con un bilancio di almeno 30 civili morti oltre a diversi militari compresi quelli siriani.
Il ministero della guerra di Ankara si è richiamato al diritto della Turchia all'autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite per lanciare l'ennesima aggressione militare ai territori curdi chiamata "Claw-Sword" che ha preso di mira aree "utilizzate come base dai terroristi per i loro attacchi al nostro Paese". Le opposizioni curde del PKK e delle YPG accusate di aver organizzato l'attentato terroristico a Istanbul del 13 novembre avevano smentito ogni loro coinvolgimento e denunciato la strumentalità di una accusa costruita come pretesto per scatenare la rappresaglia contro la popolazione curda.
Una rappresaglia che puntualmente scattava nella notte del 19 novembre con attacchi aerei nel Kurdistan siriano (Rojava) e nel Kurdistan iracheno (Bashur) allo scopo, dichiarava il regime di Ankara di prevenire gli attacchi, rendere sicuro il confine meridionale e "distruggere il terrorismo alla sua fonte".
Aerei da guerra e droni turchi hanno bersagliato soprattutto infrastrutture civili per colpire e terrorizzare la popolazione e indurla a abbandonare le zone a ridosso della fascia di territorio lungo il confine tra la Siria e la Turchia già occupata dai militari di Ankara e poter così allargare il controllo su una parte ulteriore di territorio siriano. Per alcuni giorni gli attacchi turchi hanno colpito le città di Kobane, dove hanno distrutto un ospedale, Darbasiyah, Gire Spi, Manbij e Qamishlo la "capitale" del Rojava.
La stessa criminale tattica era applicata dal fascista Erdogan nei limitrofi territori dell'Iraq contro la città irachena di Sinjar, nelle montagne settentrionali del vicino paese dove ha le proprie basi il PKK. L'Osservatorio siriano per i diritti umani, una organizzazione dell'opposizione al regime di Damasco con sede in Gran Bretagna, ha riferito che gli attacchi hanno colpito anche postazioni dell'esercito siriano nelle province di Aleppo, Raqqa e Hasaka.
Le regioni curde del nord della Siria e della limitrofa zona irachena di Sinjar sono da tempo nel mirino dell'espansionismo imperialista turco che già ha messo più di un piede nella regione curda del nord dell'Iraq, governata dai curdi filoimperialisti occidentali di Barzani. Il fascista Erdogan calpesta i diritti del popolo curdo e la sovranità irachena e siriana, violati senza pagare pegno e gioca indisturbato su più tavoli imperialisti puntando dritto all'obiettivo neo-ottomano di rimettere insieme sotto il controllo di Ankara una parte della vecchia "Grande Turchia". Intanto ha reso la Turchia, che è pur sempre il secondo esercito dell'alleanza imperialista dei paesi occidentali, la Nato, meno dipendente dagli Usa e pur senza rompere i vecchi legami mentre ne ha costruiti di nuovi con il fronte imperialista rivale guidato da Putin per spartirsi la Siria e colpire in Iraq senza provocare attriti determinanti con l'altra potenza egemonica locale alleata di Mosca, l'Iran.
Finora i suoi tentativi di mangiarsi quantomeno una parte del nord della Siria, oltre alla provincia curda di Afrin occupata illegalmente nel 2018, sono stati frenati sia dall'intervento dell'imperialismo americano che aveva ingaggiato le Forze democratiche siriane per sconfiggere lo Stato islamico e finito il compito le ha mollate, sia dall'imperialismo russo che è intervenuto direttamente in Siria per difendere il fantoccio Assad e le sue strategiche basi militari situate nel paese del Mediterraneo orientale. Ciò non ferma però la politica neo-ottomana del fascista Erdogan che comunque riesce a portare a casa se non il via libera almeno una tacita complicità nei crimini contro il popolo curdo e la violazione della sovranità dei paesi vicini.
Impossibile che i criminali e reiterati bombardamenti sui territori curdi in Siria e Iraq, parti dei quali sono sotto il controllo russo e statunitense, siano avvenuti senza il beneplacito di Usa e Russia; secondo l’Amministrazione autonoma del Rojava, Erdogan al recente vertice del G20 a Bali ha avuto il via libera sia da Mosca che da Washington. Putin e Biden si scontrano in Europa dopo che il nuovo zar del Cremlino ha invaso l'Ucraina mentre vanno a braccetto nel coprire l'aggressione e l'occupazione turca ai territori curdi e chiudono entrambi gli occhi verso l'azione criminale del sodale Erdogan perché per l'imperialismo americano più dei diritti del popolo curdo tiene a mantenere la Turchia al proprio fianco e tenere compatta la Nato, la Russia per indebolire il fronte imperialista avversario e mantenersi un alleato nella regione mediorientale e in particolare nella spartizione e controllo della Siria.
Dopo alcuni giorni di bombardamenti su Siria e Iraq il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha sostenuto che "comprendiamo e rispettiamo le preoccupazione della Turchia rispetto alla propria sicurezza. Allo stesso tempo, invitiamo tutte le parti a evitare passi che possono condurre a una destabilizzazione della situazione", e a "un'escalation nell'intero medioriente". Non molto dissimile dal giudizio espresso dalla Casa bianca che in una nota del Dipartimento di Stato ha "sollecitato una de-escalation in Siria per proteggere le vite dei civili e il comune obiettivo di sconfiggere l’Isis". Anche la Ue non si sottrae al vergognoso fronte comune imperialista contro i diritti del popolo curdo. L'Ue imperialista ha scelto di stare col regime fascista di Ankara, nominato nel 2016 “guardiano” dei confini europei contro i migranti, un ruolo riconosciutogli anche dal governo neofascista Meloni nel bilaterale con Erdogan al G20 di Bali.

30 novembre 2022