Ferrigno, candidato per Schifani in carcere per mafia

 
Renato Schifani – storico esponente di Forza Italia e uomo di fiducia di Silvio Berlusconi in Sicilia - è stato proclamato lo scorso 13 ottobre presidente della Regione Sicilia, avendo vinto le elezioni del 25 settembre capeggiando una coalizione di “centro-destra”: continuano tuttavia a far rumore le discutibili candidature di politici che si sono presentati a quelle elezioni, come quella di Salvatore Ferrigno che – già deputato alla Camera di Forza Italia tra il 2006 e il 2008 – si era presentato a sostegno di Schifani con la lista Popolari e Autonomisti.
Ferrigno era stato arrestato il 23 settembre scorso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo - due giorni prima dell'apertura dei seggi siciliani - con l’accusa di voto di scambio politico mafioso. Per i magistrati inquirenti Ferrigno aveva intrecciato stretti rapporti, al fine di farsi eleggere deputato all'assemblea regionale siciliana, con il boss Giuseppe Lo Duca, già condannato per mafia e legato alla famiglia di Carini. A fare da intermediaria tra il politico e il boss, secondo la ricostruzione dei magistrati, fu Piera Maria Loiacono, anche lei arrestata e definita dal Giudice per le indagini preliminari di Palermo “figura perfettamente trasversale tra il mondo della politica e della mafia”.
Dalle intercettazioni emerge che la Loiacono – che svolge attività politica dove risiede, a Campofelice di Fitalia nella Città metropolitana di Palermo, ed era da tempo in stretto contatto con Ferrigno - incontrò il boss il 1° settembre 2022 nel suo ufficio, dove gli investigatori avevano precedentemente piazzato le cimici, e gli propose di raccogliere sul territorio voti a favore dello stesso Ferrigno, con il quale si era precedentemente accordato.
Lo Duca garantì al candidato non meno di duecento voti in ciascuno dei quattro comuni di Carini, Torretta, Cinisi e Terrasini, per un totale di ottocento voti, in cambio di ventimila euro, denaro che poi il boss avrebbe diviso con ciascun rappresentante della mafia di ogni paese.
Così Piera Maria Loiacono organizzò un incontro tra Ferrigno e Lo Duca, che si svolse il giorno successivo in un bar di Carini, dove i due – peraltro intercettati dalla Direzione distrettuale antimafia – si accordarono sulla cifra, tanto che l'11 settembre Ferrigno, come risulta da un colloquio telefonico con la Loiacono, aveva già versato al boss cinquemila euro, impegnandosi a versare il resto quanto prima: nello stesso colloquio telefonico, intercettato, Ferrigno dice alla Loiacono: “appena ci vediamo ti spiego di alcuni progetti che ci possono cambiare completamente, di soldi grossi, di progetti della comunità europea, di fondi comuni”.
Le affermazioni del candidato indicano chiaramente quale sarebbe stato il suo programma elettorale, una volta eletto: per usare le parole del Giudice per le indagini preliminari nell'ordinanza di convalida dell'arresto, egli avrebbe agito disinvoltamente al fine di “piegare la funzione pubblica una volta rivestita”.

30 novembre 2022