400mila euro di stipendi non pagati e fatture false chieste ai lavoratori
Inchiesta sulle coop di moglie e suocera del deputato Soumahoro
Le strutture in cui vivono i dipendenti sono prive di luce e acqua

Un terremoto politico-giudiziario investe il sindacalista e deputato Aboubakar Soumahoro, eletto nel "proporzionale" in Emilia-Romagna, iscritto al gruppo Verdi-Sinistra Italiana che contiene al suo interno i deputati di Europa Verde (ufficialmente Europa Verde-Verdi) di Angelo Bonelli e di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, alleati del PD alle ultime politiche.
Soumahoro, classe 1980, ex leader dei braccianti agricoli, sindacalista, arrivato dalla Costa D'Avorio in Italia nel 1999, è al centro di uno scandalo per effetto di attività riguardanti la moglie, Liliane Murekatete, la sorella della moglie, Marie Thérèse Mukamitsindo, che è anche indagata e il fratello e il fratellastro della moglie Richard Mutangana e Michel Rukundo.
Tutto ruota intorno a due cooperative, la Karibu e Consorzio Aid, al centro di denunce da parte di sindacalisti, braccianti, alcuni minorenni immigrati, lavoratori dipendenti delle cooperative stesse, la Caritas di Foggia che hanno portato la GdF, i Carabinieri e la Procura di Latina ad indagare per reati quali malversazione, ovvero la distrazione di fondi pubblici e di sovvenzioni, maltrattamento di minori, mancato versamento di stipendi ai lavoratori, truffa, occultamento di dati contabili e vari reati fiscali. In sostanza le due cooperative riconducibili ai familiari di Soumahoro, gestivano lo sfruttamento della manodopera dei migranti, spesso non pagati e costretti a vivere in condizioni disumane.
Lo scandalo ha inizio con circostanziate denunce da parte di alcuni sindacalisti che si sono attivati in seguito alle proteste di alcuni braccianti nell'Agro Pontino, zona dove le cooperative suddette (evidentemente con la complicità di vari politicanti borghesi) hanno ottenuto, con e senza gara, un enorme numero di appalti nell'ambito dei progetti Sprar e dai Cas, si parla di ben 62 milioni di euro di fondi pubblici spalmati in circa dieci anni intascati dalle cooperative, le quali, nonostante questa montagna di denaro spesso e volentieri non hanno pagato i lavoratori per mesi e nemmeno le tasse. "È veramente grave che una società che riceve appalti da enti pubblici abbia un'esposizione così elevata", afferma Gianfranco Cartisano, sindacalista della Uiltucs che tra i primi ha denunciato il caso dei lavoratori non retribuiti dai parenti di Soumahoro e che ha poi rilanciato le gravissime denunce che alcuni minorenni hanno presentato proprio allo stesso sindacato, secondo i quali i responsabili delle cooperative: "Non ci davano da mangiare e abitavamo in case senza acqua e senza luce".
Tutto questo poi si collega allo sfoggio della ricchezza dei parenti del deputato, a partire dalla moglie, che ha sempre sfoggiato sui social media abiti e accessori super griffati e costosissimi acquistati con i soldi non versati ai dipendenti e al fisco, mentre Richard Mutangana, fratello della moglie, si presentava come direttore dei progetti della Karibu mentre riceveva in Ruanda (dove ha altre attività) bonifici al vaglio della Guardia di Finanza di Latina.
Scorrendo le varie voci del bilancio si scopre che la Karibu solo per il 2021 ha ricevuto contributi a fondo perduto per ben 227 mila euro per l'emergenza Covid.
Come ha usato questi soldi? Certo non sono stati spesi per pagare i dipendenti.
Considerando poi trattenute sulle buste paga dei dipendenti, contributi Inps e tasse per l'impresa, secondo gli inquirenti non è stato versato nel tempo al fisco italiano almeno 1 milione e mezzo di euro.
Per Soumahoro e famiglia guai anche in provincia di Foggia, qui è la Caritas di San Severo, una zona dove il neo-deputato ha condotto in passato alcune delle sue più vistose battaglie per i diritti dei braccianti, che segnala problemi con i finanziamenti per comprare i giocattoli: troppi i soldi ricevuti per i pochi bambini presenti e ai quali sono stati fatti dei doni.
Vi sono poi le testimonianze, come quella di Angela C. di 44 anni, gli ultimi 8 dei quali impiegati a lavorare come operatrice sociale nella cooperativa Karibu, che in un'intervista a "La Stampa" ha dichiarato di non ricevere lo stipendio da ben 22 mesi: "...inoltre mi spetta anche il pagamento di tre tredicesime, quella del 2020 più le altre del 2021 e del 2022".
Come lei vi sarebbero almeno l'85% dei dipendenti italiani della cooperativa: "in 26 ci siamo rivolti al segretario del sindacato Uiltucs Gianfranco Cartisano per ottenere giustizia. Ora mi sono licenziata per giusta causa"… "per il 2021 sono stata anche obbligata a pagare il Cud. Nonostante non avessi ricevuto un euro dalla Karibu, sono stata costretta a pagare le tasse nella dichiarazione dei redditi. Una follia. E non è l'unica amarezza che provo".
Al momento è di almeno 400 mila euro l'importo complessivo dei salari e dei contributi non versati. L'Usb chiede poi conto fin dal gennaio scorso a Soumahoro (ribattezzato sui social "Sommaoro"), di dove siano finiti alcuni dei fondi destinati alla "Lega dei Braccianti", associazione fondata dal deputato nel 2020, dopo la fuoriuscita dall'Usb, alla quale è stato iscritto dal 2007.
Negli stessi giorni in cui diede vita alla "Lega Braccianti" nel foggiano, a Borgo Mezzanone, Soumahoro ha aperto anche la prima “Casa dei diritti e della dignità Giuseppe Di Vittorio”, aspirando già da allora, anche grazie alla visibilità acquisita sui media, alla carriera politica. Secondo l'Usb ad oggi mancherebbero all'appello almeno 200mila euro ricevuti in sovvenzioni e donazioni, a fronte di poche spese e alcune pure mal rendicondate nell'ambito della sua associazione.
Vi è poi la questione del bando “Re-polis”, vinto in Regione Lazio per l’inclusione sociale dei migranti afghani, pari a 189.551 euro.
Gli inquirenti non riescono a capire come abbiano fatto le cooperative ad accumulare tre anni di mensilità non versate ai dipendenti, nonostante la gigantesca mole di appalti vinti. I finanzieri sospettano che parte delle liquidità siano finite sui conti correnti, anche esteri, dei componenti della famiglia, in particolare quelli di Michel Rukundo, altro fratello della moglie, che dalla cooperativa ha guadagnato negli anni tra i 4.400 euro lordi (quando era a capo del cda) e i 1.400 euro lordi (da consigliere), che risulta appunto gestire un resort-ristorante in Ruanda.
Fra l'alto la Karibu ha ottenuto (per forza di cose quest'anno e PRIMA delle elezioni) 259mila euro "per la capillare accoglienza dei rifugiati ucraini e per l'inclusione socio-lavorativa" e il Consorzio Aid 298mila euro per i "bisogni degli ucraini per il sostegno socio-lavorativo".
Sul "Corriere della Sera" Youssef Kadmiri, 42 anni, ingegnere nato a Marrakesh ha raccontato di essere testimone e vittima dello sfruttamento. Dice di essere stato pagato “due volte in due anni”. Meno di quanto pattuito: “Un totale di 6mila euro“.
Come altri suoi colleghi, alcuni dei quali ricevevano “bonifici dal Ruanda” senza alcun contratto: “Ero operatore sociale, traducevo ai ragazzi che venivano dalla Libia, dall’Albania, dal Bangladesh, dal Marocco. Ma poi facevo anche manutenzione. La guardia la notte. L’orario non era giusto. Tante volte ho chiesto il contratto, sempre scuse. E lo stipendio di 1000-1200 euro non arrivava. Dicevano “mi dispiace”. Ma io dovevo pagare l’affitto. Dopo 6 mesi ho avuto 3.000 euro. Poi niente per un anno e mezzo. Poi solo altri 3.000“. Anche Yuseff accusa Soumahoro circa le terribili condizioni dei minori che erano nella sua struttura, venivano tenuti in una “situazione grave: gli davano poco da mangiare e non gli davano il “poket money”“ ovvero la diaria per le spese personali e ribadisce: “Soumahoro lo sa. Era lì, portava la spesa. Era la sua famiglia. Lui era a conoscenza di quello che accadeva lì dentro"
Queste alcune delle accuse dal lato finanziario, retributivo e fiscale delle vicende, contenute nella prima inchiesta della Procura di Latina.
Vi è poi una seconda inchiesta parallela, sempre a Latina, su cui lavorano i Carabinieri, che riguarda invece le condizioni dei minori ospitati nelle case famiglia legate alle cooperative dove, secondo i testimoni “si vive in condizioni non dignitose” tra la scarsità di cibo e l'energia elettrica assente.
Intervistato da "Il Fatto Quotidiano", lo scrittore maliano e professore di Geopolitica, Soumaila Diawara, ha affermato che “tra il 2017 e il 2018 lavoravo come mediatore tra Frosinone e Latina e avevo toccato le problematiche delle strutture gestite da Karibo. Ne parlai con Soumahoro nel 2018, lui assicurò che si sarebbe interessato, che avrebbe cercato di capire cosa stava accadendo. Però poi non l’ho più sentito. Solo dopo seppi che si era fidanzato con Liliane”. La qual cosa dimostra che il deputato sapeva da anni delle terribili condizioni di vita indotte anche dalle ruberie della moglie e dei suoi fratelli e del loro infame business.
Aldilà delle inchieste riguardanti i familiari, Soumahoro è poi accusato della sua condotta politica e sindacale spregiudicata e volta a creare consenso personale. Un sindacalista della Cgil lo accusa di aver "monopolizzato" il ghetto foggiano di San Severo e un ex socio della Lega Braccianti lo accusa addirittura di "pagare i braccianti per farli posare nei selfie con lui, gli dava 50 euro dicendogli di non andare a lavorare, ma di aspettare lui per fare le foto", per costruire la sua immagine pubblica di paladino degli ultimi.
Insomma una terribile storia di schiavismo, ruberie, sfruttamento della manodopera, uno spaccato del terribile business legato all'immigrazione, con tutti i reati connessi legati anche all'evasione fiscale, che la dicono lunga sulla mancanza di controlli, sulle condizioni dei migranti e sulla corruzione delle istituzioni nazionali e locali del regime capitalista e neofascista, che rendono tutto questo possibile.
Cosa particolarmente odiosa in questo caso è data dal fatto che Soumahoro si è servito proprio dell'immagine ben costruita di "paladino degli oppressi" (con tanto di arrivo alla Camera con gli stivali infangati i primi giorni dopo l'elezione) non solo per arricchire la sua famiglia, rispetto alla quale è davvero difficile credere che non sapesse nulla delle ruberie e dei denari incassati, ma anche per fare carriera politica, non escludendo addirittura in futuro di dare vita a un nuovo partito.
"La mia famiglia gestisce centri di accoglienza per migranti da una ventina d'anni (!) da molto prima che conoscessi mia moglie, nel 2018". Soumahoro riconosce quindi che questa informazione, gravissima, doveva essere resa pubblica ben prima della sua candidatura, informazione della quale erano a conoscenza anche Bonelli e Fratoianni.
Sommerso dallo scandalo, si è autosospeso dal gruppo Verdi-Sinistra (non è membro di nessuna delle due formazioni politiche) forse spinto anche dall'evidente imbarazzo della coppia Bonelli-Fratoianni, in grave difficoltà per la vicenda, che prima si sono trincerati dietro il garantismo verso i suoi familiari (in particolare è la suocera ad essere indagata al momento) e dichiarando di non avere alcuna forma di pentimento nell'averlo candidato e fatto eleggere alla Camera" anche perché non indagato"(!), salvo poi, per bocca di Bonelli affermare a Radio Popolare che : "(sono) turbato, amareggiato, profondamente ferito dal punto di vista umano, più che politico... le risposte di Soumahoro non sono sufficienti", mentre monta la protesta dentro Sinistra Italiana: una decina di dirigenti infatti hanno scritto una lettera chiedendo a "chi ha scelto di candidarlo, di assumere su di sé per intero la responsabilità politica di ciò che era prevedibile che accadesse ed è accaduto".
Destinatario è lo stesso Nicola Fratoianni, accusato di essere "perfettamente a conoscenza", e "da molto tempo prima della candidatura", delle vicende che riguardano Soumahoro.
Elena Fattori, spiega bene la ragioni dei dirigenti di Si contro Fratoianni in un'intervista al Corriere del 27 novembre: "Chiediamo che ci si interroghi sul futuro. Di come vengono scelte le candidature dopo il caso di Aboubakar Soumahoro"… "Si è scelto un personaggio senza andare a vedere cosa realmente proponesse al di là di tutte le sue comparsate mediatiche". "Bisogna riflettere su come vengono scelte le candidature: di quelle storie si sapeva tutto". - Si sapeva tutto? Che cosa? Chi sapeva? - chiede l'autrice dell'intervista, Alessandra Arachi, "La dirigenza di Sinistra italiana sapeva, li avevo avvisati io"… Ne parlò anche con Nicola Fratoianni? - incalza la Arachi - "Sì certo". - E lui? - "Non ha pensato che fosse un fatto rilevante. D’altronde Soumahoro aveva un grande peso mediatico. Era appena comparso su una copertina di un settimanale come futuro leader della sinistra. Purtroppo nessuno è voluto entrare nel merito delle sue proposte"...
Aboubakar Soumahoro si è autosospeso, voi che avete firmato il documento vorreste anche che fosse espulso?
"E a cosa serve ora? È già in Parlamento. E poi sarebbe ipocrita: lo hanno cercato per la candidatura sapendo chi era".
L'opportunista Fratoianni sapeva ma ha fatto finta di nulla e anzi evidentemente nel candidare questo personaggio ha creduto di potersi avvantaggiare in termini elettorali dell'immagine pubblica nel frattempo costruita dall'ivoriano e magari raccattare qualche voto nell"'indotto" dell'infame business legato ai migranti, questa è la verità. Politicamente quindi Bonelli e Fratoianni sono responsabili quanto lo stesso Soumahoro tanto dell'elezione di quest'ultimo alla Camera, quanto dell'averlo oggettivamente coperto, legittimato (e dotato di stipendio e immunità parlamentare) in quanto perfettamente a conoscenza del marciume che lo circondava e lo circonda, altro che "accuse infamanti", la loro è una condotta politica abominevole, antisindacale, criminosa, affarista, razzista e neofascista. D'altra parte... chi si somiglia si piglia!
Ricordiamo che tra gli sponsor di Soumahoro, sostenuto sul piano elettorale in chiave antiastensionista, per riportare nel porcile delle istituzioni borghesi in camicia nera anche gli elettori di sinistra in buona fede che da sempre lottano per i diritti dei migranti e contro il caporalato, fra i tanti vi è anche l'allora direttore de L'Espresso Marco Damilano, tant'è vero che Soumahoro è stato opinionista con la rubrica "Prima gli esseri umani" su L'Espresso e ha poi avuto un suo blog personale sul sito dell'Huffington Post, nel quale si occupava appunto dei temi connessi con le condizioni dei lavoratori stranieri in Italia.
Per noi marxisti-leninisti occorre fare chiarezza fino in fondo sulla vicenda, sarebbe bene che Soumahoro, Bonelli e Fratoianni si dimettessero quanto prima da deputati poiché le loro responsabilità politiche sono palesi ed evidenti.
Ci auguriamo che vengano chiarite al più presto le responsabilità sul piano giudiziario e risarcite le vittime. Troppi e giganteschi gli interessi, gli attori (e purtroppo le vittime) in gioco in quella vera e propria industria multimilionaria legata al business dei migranti. (Tornano in mente le agghiaccianti dichiarazioni intercettate del fascista Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati, ai tempi di Mafia Capitale: "Gli immigrati rendono più del traffico di droga")

30 novembre 2022