L'isola sotto il fango
Tragedia annunciata a Ischia
8 morti, 4 dispersi, decine di abitazioni distrutte, centinaia di sfollati
I soldi per il terremoto del 2017 spesi per condonare gli abusi degli speculatori edilizi

All'alba del 26 novembre una vasta frana staccatasi dalla sommità del monte Epomeo ad un'altezza di circa 780 metri ha devastato il comune di Casamicciola, poco più di 7mila abitanti a Nord dell’isola di Ischia, in Campania, seminando morte e distruzioni fino a mare.
Il bilancio, non ancora definitivo, è già pesantissimo: 8 morti, tra cui l'intera famiglia di Maurizio Scotto di Minico sepolta sotto una colata di fango e detriti insieme alla moglie Giovanna e al loro piccolo GiovanGiuseppe di appena 22 giorni.
Stessa sorte è toccata alla famiglia del giovane tassista Gianluca Monti travolta in casa dalla frana che ha sfondato le pareti e non ha lasciato scampo alla moglie Valentina Castagna e ai loro tre figli: Michele, Francesco e Maria Teresa, di 15, 11 e 6 anni.
Le altre due vittime sono Eleonora Sirabella, 31 anni, e Nikolinka Gancheva Blangova, di nazionalità bulgara, 58enne, sposata con un ischitano.
Un bilancio che purtroppo è destinato ad aggravarsi nelle prossime ore perché mancano all'appello ancora 4 dispersi, tra i quali il compagno di Eleonora Sirabella, Salvatore Impagliazzo, e Gianluca Monti, che i soccorritori ormai disperano di trovare ancora in vita.
Tra i 4 feriti ricoverati uno versa in gravi condizioni al Caldarelli di Napoli. Gli sfollati sono oltre 230 mentre una trentina di case e edifici sono stati spazzati via e sepolti sotto una montagna di massi, fango e detriti.
La frana, avvenuta intorno alle 5 di sabato mattina è stata causata da un forte nubifragio che si è abbattuto sull'Isola a partire dal giorno prima. Secondo le stime del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), tra la mezzanotte e le 6 del mattino del 26 novembre sono caduti a Casamicciola 126 millimetri di pioggia, il valore più alto da quando vent'anni fa furono installati sull'Isola i primi pluviomentri.
Una situazione meteorologica sicuramente eccezionale che è strettamente legata alla crisi climatica globale causata dallo sfruttamento capitalistico intensivo delle risorse naturali, dal saccheggio delle materie prime, dall'inquinamento e devastazione di intere aree geografiche in nome del massimo profitto.
I 126 millimetri di pioggia caduti in poche ore hanno inferto solo il colpo di grazia a un territorio di origine vulcanica, già morfologicamente fragile, caratterizzato da una precaria conformazione idrogeologica e devastato da decenni di abusivismo e speculazione edilizia da parte di immobiliaristi e multinazionali del turismo che grazie alla complicità delle istituzioni parlamentari borghesi a livello locale, regionale e nazionale hanno cementificato ininterrottamente gran parte delle aree panoramiche dell'Isola, costruito e poi condonato ville, alberghi e ristoranti extralusso edificati in zone protette dal vincoli ambientali, paesaggistici, idrogeologici, militari ed archeologici, in prossimità di scarpate, zone sismiche e franose e perfino sugli scogli.
Per non parlare dei fabbricati abusivi destinati a caserme militari o le autorizzazioni per tagliare centinaia di ettari di bosco per la costruzione di una caserma per la Guardia Forestale come accadde una dozzina di anni fa nel Bosco della Maddalena a Casamicciola.
Ecco quali sono le vere calamità che da decenni seminano morte e distruzione ad Ischia, nelle Marche (12 morti e un disperso), sulla Marmolada (11 morti) di pochi mesi fa, per non parlare della tragedia di Sarno e Quindici nel maggio 1998 e dei tanti altri morti e distruzioni verificatisi in tutto il territorio nazionale nel corso degli anni.
“Negli ultimi 15 anni (dal 2007 al 2021) le persone che hanno perso la vita a causa di tali eventi sono complessivamente 336, di cui 188 per le inondazioni e 148 per le frane”, accusa il dossier Polaris del Cnr. E non passa anno senza che l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dimentichi d’aggiornare il censimento delle frane italiane, oltre 620.000 pari a due terzi di quelle rilevate in tutta Europa.
Le piogge di questi giorni perciò sono solo un pretesto dietro cui si cerca di nascondere e giustificare i veri e unici responsabili di questa ennesima tragedia annunciata che colpisce l'Isola dopo il terremoto del 2017 in cui persero la vita due persone e l'alluvione del 2009 in cui morì una ragazzina di 15 anni.
Sindaci, assessori, presidenti di provincia e di regione e governi di ogni colore politico non solo non hanno mai mosso un dito per la salvaguardia del territorio, la messa in sicurezza degli abitanti e delle zone ad altissimo rischio sismico e idrogeologico, ma hanno favorito e poi condonato ogni sorta di abusivismo edilizio e sfruttamento del suolo e del territorio. Una condotta criminale specie se si pensa che dal 1900 a oggi sono almeno una dozzina gli eventi catastrofici verificatisi in gran parte proprio nel territorio del comune di Casamicciola.
I 46 chilometri quadrati che delimitano l'isola sono divisi in sei comuni, con sei sindaci, sei consigli comunali, sei giunte, sei diversi piani regolatori ma “curiosamente” senza nessun piano regolatore generale di programmazione e sviluppo del territorio. Un'Isola che, grazie proprio alla complicità di questo marcio sistema politico con alla testa i sindaci, a cui è demandato il potere di apporre i sigilli su un abuso edilizio e ordinarne l'abbattimento, è stata invece trasformata in un'unica zona franca per i ricchi proprietari di ville e seconde e terze case che vengono edificate a tempo di record proprio per evitare i sigilli e impedirne così le demolizioni una volta ultimate.
Una gestione mafiosa del territorio confermato dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei comuni di Casamicciola, nel giugno scorso, e Lacco Ameno nell'ottobre 2019, coi rispettivi sindaci che usano il pugno di ferro solo contro il cosiddetto “abusivismo per necessità” di chi versa in condizioni di povertà e non ha i mezzi per pagarsi l'affitto di una casa dignitosa, mentre le mega speculazioni dei grandi gruppi immobiliari vengono favoriti.
Come è successo ad esempio coi criminali condoni concessi dal governo Craxi nel 1985, quelli berlusconiani del 1994 e del 2003 fino al Conte 1, sostenuto anche dalla Lega del fascioleghista Salvini, attuale ministro delle Infrastrutture, ma all'epoca ministro degli Interni e vicepremier che ora invoca di "mettere in sicurezza il paese da Nord a Sud" facendo finta di non ricordare che appena 4 anni insieme a Conte ha approvato il decreto sul ponte di Genova in cui fu inserita alla chetichella all'articolo 25 una norma intitolata “definizione delle procedure di condono” per soddisfare le oltre 28mila richieste ufficiali di sanatoria edilizia accumulate negli anni negli uffici dei sei comuni ischitani con tanto di contributi statali collegati alla ricostruzione post sisma del 2017.
Lo stesso dicasi per l'attuale ministro degli Esteri Antonio Tajani, già ministro nei governi Berlusconi durante le stagioni dei condoni e che solo ora si ricorda che "Serve un intervento per tutelare il tessuto idrogeologico del nostro Paese. Sono troppe le tragedie".
Di fronte a tutto ciò il “cordoglio per le vittime” e la “vicinanza alle popolazioni colpite” espresse dal capo dello Stato Mattarella e a ruota da tutti i boss politici che negli anni hanno avuto responsabilità di governo e non hanno fatto niente per evitare l'ennesima catastrofe annunciata, sono le classiche lacrime di coccodrillo buone solo a lavarsi la coscienza e scrollarsi di dosso ogni responsabilità della loro condotta criminale.
Anche il governo neofascista Meloni convocato in seduta straordinaria domenica mattina per fare il punto sulla situazione, ha dichiarato lo stato di emergenza, si è limitato a stanziare 2 milioni di euro “per gestire l'emergenza e realizzare i necessari interventi di riparazione e ricostruzione” e si è guardato molto bene dal definire un piano di emergenza nazionale per mettere in sicurezza tutto il territorio italiano che al 95% è classificato ad altissimo rischio sismico e idrogeologico.
E così, ogni volta che la natura presenta il conto, il governante di turno chiede “rispetto per i morti” ma dimentica sempre il rispetto per i vivi che hanno diritto di vivere in case e territori sicuri e non morire soffocati sotto colate di fango o schiacciati dai muri delle proprie abitazioni che si sbriciolano alla prima scossa di terremoto.
All’entrata in vigore del condono del 2003 voluto dal governo Berlusconi il numero delle demolizioni eseguite sull’isola a partire dal 1988 risultavano essere solo 22 su 2.922 ordinate dalla magistratura con sentenza esecutiva. Appena lo 0,75% del totale.
E i condoni si sa alimentano sempre di più la speculazione, il clientelismo elettorale, il disordine urbanistico e legittimano la devastazione del territorio. Mentre il diritto alla casa va garantito a tutti a partire dalle famiglie indigenti e quindi nell'impossibilità di affrontare canoni di fitto esosi e disumani.
I dati di Legambiente elaborati dopo il sisma del 21 agosto 2017 nell’Isola, che oggi conta 62.630 abitanti, stimano che “sono 28 mila le pratiche di richiesta di condono 'ufficiali' a Ischia. Nei soli Comuni di Casamicciola e Lacco Ameno, che contano circa 13 mila abitanti, le pratiche di condono presentate sono oltre 6 mila, una ogni due abitanti”. Senza dimenticare “quanto siano stati spropositati i danni rispetto all’intensità del sisma di magnitudo 4.0, anche per via dei materiali scadenti usati negli edifici”.
Eppure, come conferma lo stesso presidente di Legambiente Stefano Ciafani, l'Italia ha già pronto un Piano di adattamento climatico redatto dagli scienziati dell'Ispra in cui vengono indicate tutte le emergenze, le zone climatiche a rischio di frane e inondazione e gli interventi da effettuare per metterle in sicurezza. Ma dopo 5 anni e 4 governi, il Piano aspetta ancora di essere approvato perché, come sostiene il geologo Mario Tozzi “ci si preoccupa del profitto, della stagione turistica e non della cura del territorio... in passato anche con precedenti governi sono stati recuperati sei o sette miliardi per il dissesto idrogeologico ma poi, tranne che per due opere, i denari non sono stati spesi. Allora di cosa parliamo? Manca una cultura del territorio, ci vuole una conoscenza maggiore. Tutte cose che a Ischia, sanno bene ma si dimenticano. La manutenzione non va fatta a primavera o in autunno ma sempre, tutto l’anno. La burocrazia? C'entra, soprattutto quando sappiamo che per abbattere un edificio abusivo e pericoloso ci vogliono anche otto anni. Ma non dimentichiamo che queste cose sono in capo ai sindaci”.
“Noi – come si legge nel Documento dell'Organizzazione di Ischia del PMLI del 3 febbraio 2010 titolato “I condoni alimentano speculazione e clientelismo elettorale e legittimano la devastazione del territorio”- siamo contro l'abusivismo edilizio che di norma va abbattuto, siamo contrari ai condoni che legittimano e incoraggiano questa pratica illegale di devastazione del territorio e dell'ambiente. Tuttavia, per le prime case costruite da famiglie bisognose devono essere trovate dalle istituzioni preposte, sulla base di un'analisi specifica, soluzioni chiare e alternative: o, facendo un'eccezione, si condona, oppure si offre loro una casa popolare sostitutiva.”

30 novembre 2022