Inaccettabile decisione
Per la Commissione europea il nucleare e il gas fossile sono fonti energetiche verdi
L'Italia non si è opposta. Blitz di protesta degli ambientalisti nella sede del ministero della transizione ecologica

Tanto tuonò che piovve, e infatti dopo l'annunciato inserimento di gennaio del gas e dell'energia nucleare nella “tassonomia” europea come energie “verdi” eco-compatibili, nei primi giorni di febbraio attraverso l'atto delegato della Commissione, esso è divenuto realtà. In base a questo aggiornamento, nucleare e gas e le attività ad essi connesse, potranno essere ben foraggiate dalle risorse pubbliche stanziate per la transizione ecologica che dovrebbe opporsi al riscaldamento climatico.
Già in dicembre le due massime cariche della Commissione Europea avevano tracciato una netta direzione sul tema, giustificando l'approccio a gas e nucleare indispensabile per affiancare alle rinnovabili, fonti definite “stabili” nel percorso di transizione.
 

Parigi guida il “greenwashing europeo”
Quel semestre di presidenza francese dell'UE si apriva proprio con questa ufficialità che rilancia quindi l'atomo e punta decisamente sul gas, sul quale si amplieranno anche i margini di emissione poiché la nuova tassonomia ammette come favorevoli alla transizione le centrali che emettono fino a 270 grammi per KWh, quasi triplicando la soglia iniziale che i tecnici avevano ipotizzato a 100.
È vero, sulla carta ci sarebbe tempo per tentare di bloccare istituzionalmente questa scelta che deve passare al doppio vaglio di Parlamento e Consiglio, ma gli schieramenti in ballo fanno sì che questa ipotesi sia sostanzialmente una fantasticheria irrealizzabile, dal momento in cui servirebbe il no di circa i tre quarti dei governi dei Paesi dell'UE, numeri che non ci sono.
Nella pratica, per quanto riguarda i Paesi già schierati, la Francia dove il 72% dell’elettricità oggi è di origine nucleare, guida il blocco pro-atomo che aggrega una dozzina di stati dei quali molti dell’est, mentre sul fronte opposto si trovano l’Austria (che ha confermato che denuncerà la Commissione alla Corte di Giustizia poiché il provvedimento contraddirebbe la legge del 2020 sui Greenbonds che esclude investimenti nel gas e nel nucleare), il Lussemburgo che definisce la misura “una provocazione”, la Spagna, il Portogallo e la Danimarca.
Opportunistica è invece la posizione della Germania poiché, se da un lato il ministro dell’economia e del clima, Robert Habeck, ha definito la decisione di Bruxelles “un errore” ed è già impegnato nella chiusura delle centrali nucleari, dall'altro il Governo dell'ex cancelliera Merkel ha voluto fortemente il North Stream 2, il nuovo gasdotto per importare gas russo senza passare dall’Ucraina. E infatti è del tutto evidente che, nonostante la Commissione abbia parlato di “compromesso basato sulla scienza, pragmatico e responsabile”, le due principali potenze europee si sono scambiate reciprocamente un favore; un sì al gas di Parigi in cambio del via libera al nucleare di Berlino. Tutti contenti, tranne il Pianeta.
 

La frammentazione Italiana
Insomma, per i più scaltri che avevano visto il germe dell'inganno e dell'opportunismo al servizio dei potentati multinazionali fossili già dalla tanto decantata COP21 di Parigi che, nonostante i già numerosi allarmi sul riscaldamento globale, segnò nei fatti il passo più significativo verso l'immobilismo, questa notizia non desta stupore. Sicuramente però è un passaggio fondamentale perché mette nero su bianco le peggiori “aspettative” per il mondo scientifico ed ambientalista che vede tradita ogni dichiarazione di “svolta green” nel modo di produrre per far fronte alla minaccia incombente della distruzione della Terra e dell’umanità che la abita.
In Italia, Paese nel quale il No all'atomo ha già vinto 2 referendum, il nucleare ed il metano sono più volte state pubblicizzate come soluzioni dall'allora ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che evidentemente le gradisce, e che Draghi stesso non ha mai commentato né smentito.
Ad oggi solo i 5 Stelle, PD, Sinistra Italiana ed Europa Verde, hanno espresso contrarietà all'inclusione di nucleare e gas nella tassonomia “green”, eppure anche in questo caso le contraddizioni sono evidenti: rimane un fatto che Cingolani è stato proposto proprio dai 5 Stelle con una investitura diretta di Grillo che ne chiese un ministero specifico; allo stesso tempo il pentastellato Luigi Di Maio, abile inciuciatore doppiogiochista, è uno dei principali interlocutori della diplomazia italiana nel gestire la partita della tassonomia in sede europea.
Anche nel PD le contraddizioni sono marcate poiché se oggi Letta precisa che il no al ritorno al nucleare è secco ed il gas “non è il futuro, è solo da considerare in logica di pura transizione verso le vere energie rinnovabili”, nessuno si può dimenticare i gasdotti TAP ed Eastmed-Poseidon fortemente voluti da Renzi per soddisfare le sue lobby energetiche di riferimento, e per i quali il nostro Paese ha pagato un prezzo altissimo in termini economici ed ambientali. Inoltre tali impianti, con i relativi accordi commerciali, condizioneranno per anni il ricorso massiccio al gas diluendone i tempi di superamento.
A favore del nucleare ci sono ovviamente la Lega, col suo caporione Salvini che fu il primo ad applaudire alle dichiarazioni di Cingolani e rafforzò quel falso paradigma che voleva attribuiti proprio alle rinnovabili gli enormi rincari delle bollette energetiche del 2021, Fratelli d'Italia che ha espresso più volte il sostegno alla Francia nella sua corsa al nucleare, Forza Italia, Azione! di Calenda ed Italia Viva. Salvini, per inciso, vorrebbe promuovere anche un ulteriore referendum in merito che annulli i 2 No precedenti, incensando questa scellerata proposta di volere popolare, senza tener conto però che nel nostro Paese questo strumento serve solo per abrogare norme.
Sullo sfondo di una partita che interessa molto alla Francia non va dimenticato il Trattato del Quirinale, firmato da Draghi e dal presidente francese Macron, che non nomina le centrali atomiche ma ribadisce la necessità che i due paesi rafforzino la collaborazione sui temi energetici.
 

Legambiente, Wwf e Greenpeace
In una nota congiunta, Legambiente, WWF e Greenpeace hanno scritto: “Invece di continuare ad alimentare un dibattito sterile sul nucleare, una tecnologia di produzione di energia superata dalla storia, surclassata da tecnologie più mature e competitive che usano fonti rinnovabili, sarebbe auspicabile che il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e tutto il governo italiano si facessero portavoce, (...) di una posizione chiara e avanzata che non ceda alle lobby del gas fossile e del nucleare”.
Nello stesso documento le associazioni criticavano l'operato del governo Draghi allora in carica accusandolo di “timidezza” dimostrata nel non aver fatto nulla per decuplicare la potenza annua installata di rinnovabili come da nuovo Pniec, e sul taglio dei sussidi alle fonti fossili che neanche la legge di bilancio appena approvata ha praticato.
Indirettamente anche l'UE è accusata – ed in tutta evidenza – di contraddire un provvedimento quadro che noi ritenevamo già labile ed insufficiente.
Legambiente, Greenpeace e Wwf ricordano anche che da mesi è in corso in Italia un dibattito surreale sui rincari in bolletta paradossalmente addebitati alla transizione ecologica, ma la cui vera causa è da ricercare nella eccessiva dipendenza del nostro Paese dall’uso del gas e nei ritardi nell’esecuzione delle linee guida del Green Deal.
Sul fronte dei costi in bolletta inoltre la nuova tassonomia sarebbe un vero suicidio poiché nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre quelli delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi: “Oggi – concludono le associazioni ambientaliste - secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020 produrre 1 kilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 3,7 centesimi di dollaro, con l’eolico 4, con nuovi impianti nucleari 16,3”.
 

Il gas ed il nucleare non sono tecnologie “verdi”. Puntare tutto sulle vere rinnovabili
In estrema sintesi, a nostro avviso la decisione di finanziare con soldi pubblici gas e nucleare è assurda ed inaccettabile, e si inserisce in un quadro nel quale i governi dei Paesi industrializzati – e quindi inquinatori – non hanno ancora cessato neppure di finanziare l'estrazione e l'utilizzo delle fossili propriamente dette. Con questa sciagurata riclassificazione per le rinnovabili quali eolico, solare ed idrico non resteranno che le briciole e la pur lenta “transizione” avrà una ulteriore e forse irreversibile battuta d'arresto.
Non c'è nessuna ragione infatti per giustificare questa scelta, tranne naturalmente la volontà di favorire ulteriormente le multinazionali dell'energia che di botto vederebbero decuplicati i propri profitti; è certo invece che, se questa riclassificazione verrà definitivamente compiuta come pare, essa non permetterà di realizzare né l’obiettivo del 55% di fonti effettivamente rinnovabili al 2030, né contenere nel 2050 l’aumento della temperatura di 1,5% ed in più tornerà ancor più pressante il problema delle scorie radioattive e del suo stoccaggio poichè il documento europeo permette si di costruire centrali nucleari fino al 2045, ma alla condizione che ci sia un piano preciso di smaltimento delle scorie nel territorio nazionale di costruzione. Scorie e rifiuti pericolosi che ben sappiamo quanto siano cari alle mafie.
Ci auguriamo che contro il nucleare ed il gas, e contro l'inserimento degli stessi fra le fonti “verdi”, l'associazionismo ambientalista e sindacale che vi si oppone abbia la forza di mobilitarsi chiamando a raccolta quella vasta rete associativa sensibile alle tematiche ambientali ed energetiche; auspichiamo anche che questa battaglia sia presa a cuore anche dai giovani del Fridays for Futures e dalle studentesse e dagli studenti in lotta, a partire da quelli della Lupa che hanno inserito la questione ambientale fra le proprie rivendicazioni, poiché la questione è importante e conferma il “Bla Bla Bla” dei politicanti borghesi denunciato da Greta Thunberg alla COP 26 di Glasgow.
Come già scritto nell'articolo “No al nucleare verde” pubblicato su Il Bolscevico del 10 novembre 2021, per noi l'energia nucleare rappresenta una opportunità solo per coloro che la gestirebbero e ne trarrebbero grandi utili anche dalla sola costruzione miliardaria delle centrali, mentre sarebbe un'eredità mortale per le future generazioni.
L'unico percorso effettivamente progressista ed ecologico, non può prescindere dallo stop immediato dei finanziamenti alle fonti fossili, gas compreso, destinando ingenti risorse alla realizzazione di piccoli impianti di produzione di energie rinnovabili effettivamente pulite come l'idrico, il solare e l'eolico, a gestione completamente pubblica al servizio dei territori e delle comunità locali.
Sono necessari infatti impianti a impatto ambientale ridotto, tendente in prospettiva allo zero, che non producono ceneri, né ulteriori scorie radioattive da gestire, e che non portano in sé i rischi enormi dalle conseguenze devastanti e irreparabili che la storia ci insegna essere propri di questa tecnologia costosa e superata.

7 dicembre 2022