Vertice Ue-Balcani a Tirana
L'imperialismo europeo lavora per sottrarre i Balcani occidentali all'influenza dell'imperialismo russo e del socialimperialismo cinese

 
È stato un vertice in cui è emerso un messaggio molto chiaro di unità, dichiarava la presidente della Commissione europea von der Leyen alla conferenza stampa congiunta con il presidente Charles Michel e il primo ministro albanese Edi Rama nella conferenza stampa congiunta a Tirana al termine del Vertice UE-Balcani occidentali del 6 dicembre. Una unità di vendute tra i 27 paesi della Ue e i 6 dei Balcani occidentali, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia e Kosovo, al momento in fila per entrare nell'alleanza dell'imperialismo europeo su come affrontare insieme la crisi energetica, far proseguire il progetto di
integrazione economica e il tema del contenimento dei migranti. L'incontro definito storico dal presidente Michel perché per la prima volta si svolge nella regione dei Balcani occidentali, a Tirana, vede anzitutto la potenza imperialista europea impegnata a mettere intanto nel piatto della cooperazione coi sei paesi un pacchetto di miliardi per sottrarre i Balcani occidentali all'influenza dell'imperialismo russo e del socialimperialismo cinese; a recidere o indebolire legami di lunga data come quelli tra Serbia e Russia, a sostituire la propria influenza e finanziamenti a quelli cinesi costruiti quale diramazione della nuova Via della Seta approdata da tempo al Pireo, in Grecia.
La dichiarazione di Tirana, emessa al termine del vertice, parte in ogni caso dalla considerazione politica che l'escalation della "guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina mette a rischio la pace e la sicurezza europee e mondiali" e richiede anzitutto la necessità di costruire un "partenariato strategico tra l'UE e la regione dei Balcani occidentali", in attesa di una piena integrazione dei sei paesi nella Ue. E se quella politica e economica ha ancora tante tappe da superare i leader imperiaisti europei esortano intanto i partner dei Balcani occidentali "a compiere progressi rapidi e sostenuti verso il pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell'UE e ad agire di conseguenza".
L'UE comunque rimane il partner più stretto, il maggiore investitore nonché il principale partner commerciale e donatore della regione, ricordano i 27 che invitano l'altra parte a trovare soluzioni per risolvere le controversie bilaterali e regionali "radicate nel passato", la più importante e critica resta quella tra Serbia e Kosovo. E intanto varano un nuovo pacchetto di sostegno per l'energia, del valore di 1 miliardo di euro in sovvenzioni, che può movimentare fino a 2,5 miliardi di euro di investimenti, senza contare la possibilità offerta di effettuare acquisti comuni di gas, GNL e idrogeno che collettivamente potranno essere spuntati a prezzi migliori.
L'UE mette nel piatto un piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali
del valore di quasi 30 miliardi di euro, senza contare il contributo pari a 560 milioni di euro per i prossimi sette anni a favore del settore agricolo e i vantaggi per la regione che deriveranno dalla iniziative di carattere commerciale che sono già state concordate nel contesto dell'Accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA).
Per la UE imperialista le sfide alla sua sicurezza non vengono solo dalla guerra di aggressione della Russia all'Ucraina ma anche dalla "migrazione irregolare" che sarebbe cresciuta "significativamente" dall'inizio del 2022 sulla rotta migratoria dei Balcani occidentali. Per attuare la sua politica dei muri per arginare i flussi migratorila UE aggiunge altri 170 milioni di euro ai già cospicui contributi previsti negli accordi di assistenza bilaterale e regionale e elogia i partner per i successi conseguiti contro profughi e migranti disperati. Che anche se riescono a arrivare fino alla frontiera italiana sono criminalmente e illegalmente respinti in Slovenia in base alle direttive del governo neofascista Meloni.
L'aggressione di Putin all'Ucraina ha avuto quale effetto collaterale quello di mettere in difficoltà la Serbia, stretta tra il mantenimento del legame tra Mosca e Belgrado e la possibilità di chiudere la procedura della oramai decennale pratica dell'ingresso nella Ue col rischio di restare ancora parcheggiata sullo zerbino e sorpassata da Ucraina e Moldavia. Ha anche creato diverse difficoltà agli affari dell'alleato strategico, la Cina socialimperialista di Xi nei Balcani occidentali, ad esclusione del Kosovo, dato che l'indipendenza proclamata da Pristina nel 2008 non riconosciuta da Pechino oltre che da Mosca.
Con l’obiettivo di penetrare nell’Europa centrale e occidentale, i finanziamenti cinesi si sono concentrati su snodi infrastrutturali nevralgici della regione partendo dalla gestione del porto greco del Pireo comprata nel 2016. Grazie agli oltre 130 progetti regionali avviati nel quadro della nuova Via della Seta, Pechino ha cofinanziato tra le altre la costruzione di due tratti d’autostrada in Macedonia del Nord, la Miladinovci-Stip e la Kicevo-Ohrid che potrebbe proseguire verso Tirana; ha finanziato l’autostrada che collega il porto montenegrino di Bar e la città serba di Boljare, l’ammodernamento della tratta ferroviaria Belgrado-Budapest e la costruzione dell’autostrada Banja Luka-Prijedor in Bosnia, nella Republika Srpska. In Bosnia-Erzegovina la banca China Development Bank ha messo i 350 milioni di euro necessari all'azienda Dongfang Electric Corp per costruire la centrale a carbone di Stanari.
La maggior parte degli investimenti del socialimeprialismo cinese sarebbero destinati alla Serbia ma gli affari di Pechino sono andati avanti anche con paesi già membri della concorrente UE imperialista, dall'Ungheria di Orban alla Croazia dove i 525 milioni di euro per la costruzione del ponte di Peljesac, inaugurato a fine lugliuo scorso, stanziati a fondo perduto dell’Unione europea sono finiti alla China Bridge and Road Corporation, l'ente cinese che ha costruito una serie di strade e ponti lungo la nuova Via delle Seta.
L'acuirsi della crisi data in via di composizione tra Belgrado e Pristina ha aggiunto recentemente altri ostacoli all'obiettivo dell'imperialismo europeo di allargare e consolidare le sue presenza e controllo nei Balcani occidentali e al momento, oltre a sbandierare un successo del vertice di Tirana ancora tutto da verificare può fare un passo avanti con l'accettazione della candidatura della Bosnia al Consiglio europeo ordinario di dicembre.

14 dicembre 2022