L'associazione dei magistrati si rivolta contro la controriforma di Nordio

 
Lo scorso 7 dicembre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha illustrato alla Commissione giustizia della Camera le linee programmatiche del suo dicastero e le riforme che egli intende promuovere sulla giustizia.
Il guardasigilli in quella sede ha annunciato una “profonda revisione ” della disciplina delle intercettazioni che, a suo dire, sarebbero diventate “strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica ” attraverso la loro diffusione “selezionata e pilotata ”. Il ministro non si è limitato ad annunciare una riforma giuridica, ma ha anche minacciato di inviare ispettori nelle Procure in caso di fuga di notizie riservate, accusando così implicitamente i magistrati del Pubblico ministero di organizzare tali fatti illeciti.
Altro punto che egli intende modificare è quello dell’obbligatorietà dell’azione penale, un cardine del sistema processuale penale italiano, che si tradurrebbe, sempre a suo dire, “in un intollerabile arbitrio ” in quanto il magistrato addetto all'ufficio del Pubblico ministero “può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno ”.
Il guardasigilli ha anche caldeggiato la separazione delle carriere, allineandosi in questo con uno dei capisaldi del 'Piano di rinascita democratica ' della P2 di Gelli: “non ha senso – ha affermato Carlo Nordio - che il pm appartenga al medesimo ordine del giudice perché svolge un ruolo diverso ”.
Infine, ha affermato che si impegnerà per l'abolizione dei reati di abuso d’ufficio e di traffico di influenze.
L'Associazione nazionale magistrati, per bocca del suo presidente Giuseppe Santalucia, ha tempestivamente risposto al guardasigilli con parole di netta presa di distanza dalla ventilata controriforma. “Ho trovato – ha affermato Santalucia nel sito dell'associazione - le parole del ministro dure e ingenerose ”. “Come lo rompi il patto tra corruttore e corrotto? - ha poi proseguito il magistrato - Lì nessuno parla e l'intercettazione è l'unico strumento che possa cercare d'introdursi in quel vincolo d'omertà ”. Se è chiara la bocciatura nei confronti dello stravolgimento che Nordio vuole operare in tema di intercettazione, Giuseppe Santalucia si è addirittura indignato per la minaccia di ispezioni ventilata da Nordio. “C'è stata una riforma nel 2017-2018 – ha affermato Santalucia - il cui obiettivo era proprio di evitare la diffusione indebita delle intercettazioni ”. “Perché – ha aggiunto il presidente dell'Anm richiamando Nordio alle sue responsabilità politiche - il ministro, prima di mettere qualcuno sul banco degli imputati, non va a vedere se la legge ha prodotto effetti positivi o no? ”.
Santalucia ha poi espressamente bocciato senza mezzi termini le proposte di Nordio in tema di non obbligatorietà dell'azione penale e di separazione delle carriere della magistratura, e lo ha fatto richiamandosi ai principi costituzionali. “L'architettura costituzionale del potere giudiziario – ha affermato il presidente dell'Anm - non andrebbe toccata ”. “La nostra Carta costituzionale – ha proseguito - è ancora molto vitale, più che cambiarla basterebbe metterla in pratica ”. “L'obbligatorietà dell'azione penale e l'unità delle carriere – secondo il presidente dell'Anm - sono i due pilastri di questa architettura ”. “L'azione discrezionale, invece – ha concluso Santalucia - aprirebbe al controllo politico. Così come il pm separato dalla giurisdizione diventa controllabile ”.
La netta bocciatura dell'Associazione nazionale magistrati sull'obbligatorietà dell'azione penale e sull'unitarietà delle carriere deve essere condivisa da tutte le forze democratiche, perché entrambi gli elementi costituiscono il cuore del sistema processuale penale così come è previsto dalla Costituzione. L'obbligatorietà dell'azione penale evita che l'ufficio del Pubblico ministero possa discrezionalmente scegliere quali reati perseguire o meno, a quali reati dare la preferenza o meno, perché in questo caso la funzione del magistrato si ridurrebbe ad un arbitrio inaccettabile. Tale principio porrebbe non il Pubblico ministero al servizio della legge bensì l'attuazione della legge all'arbitrio del Pubblico ministero, un fatto inaccettabile che produrrebbe effetti devastanti. La separazione delle carriere, poi, sposterebbe inevitabilmente i magistrati del Pubblico ministero verso mere funzioni di polizia facendo scivolare pericolosamente tali magistrati sotto il controllo del governo e facendo perdere alla Procura quel connotato squisitamente giurisdizionale che comunque ha sempre conservato.
Non è un caso che Licio Gelli era un acceso sostenitore della separazione delle carriere, e tale separazione era uno degli elementi del suo criminale e golpista 'piano di rinascita democratica' con cui intendeva restaurare il fascismo sotto mentite spoglie.
E non è nemmeno un caso che i neofascisti che ora governano l'Italia vogliano provare a ridurre i magistrati al rango di burattini da manovrare e manipolare dall'alto, come aveva effettivamente fatto il fascismo mussoliniano.

14 dicembre 2022