A Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Torino
Migliaia di giovani in piazza contro il decreto fascista rave
“Oggi è toccato ai rave ma domani toccherà a chi occupa le scuole, le università, le fabbriche, le case... a chi lotta”

 
Sabato 17 dicembre migliaia di manifestanti, perlopiù giovani e giovanissimi, hanno manifestato in diverse città italiane contro il decreto fascista "anti rave party" varato dal governo Meloni.
Decreto che ha la finalità di vietare e perseguire a discrezione tutti i raduni, le manifestazioni, le assemblee, le occupazioni, i picchetti di lavoratori con più di 50 partecipanti, del quale la stessa Meloni si è dichiarata "fiera" in quanto con esso vuol dimostrare a quella minoranza di italiani che l'hanno votata che “le regole si rispettano”: gli stessi italiani a cui ha promesso, all'insegna del motto “non disturbare chi vuole fare”, l'allargamento della flat tax, l'aumento del tetto all'uso del contante e un altro condono per premiare chi, come gli evasori e i no vax, le regole non le ha rispettate e continua a non rispettarle. Per i lavoratori, gli studenti, le donne, i migranti, gli emarginati sociali e tutti gli sfruttati e gli oppressi che osano invece rivendicare i loro diritti, a cominciare dal diritto di sciopero e di manifestazione, questo provvedimento fascista è un inquietante avvertimento della politica di “ordine”, repressiva e poliziesca che li aspetta.
Dopo gli scioperi proclamati anche contro l'infame decreto tenuti il 2 dicembre dai sindacati di base, e quello di CGIL e UIL dal 12 al 16 dicembre, sono scesi in piazza gli antifascisti, le associazioni, le organizzazioni studentesche, i centri sociali e migliaia di partecipanti a Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Bologna e Palermo, con tanto di dirette sui social condivise da centinaia di migliaia di utenti.
I colorati e combattivi cortei hanno protestato contro la conversione in legge del decreto, approvata dal Senato con 92 voti a favore il 15 dicembre.
Il testo approvato a Palazzo Madama e che dovrà essere approvato dalla Camera il 27 e il 28 dicembre, introduce, fra l'altro, l'articolo 633-bis nel Codice penale e prevede la reclusione da tre a sei anni e la multa da euro 1.000 a 10.000 per "chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento". Il provvedimento legifera anche sulla disciplina del cosiddetto ergastolo ostativo.
Agghiaccianti le dichiarazioni di voto favorevoli alla conversione in legge del decreto, in particolare il senatore Berrino di FdI ha vergognosamente affermato: “Vi siete chiesti come mai nei rave esistono macchinari sonori da 200 mila euro e non si paga nulla per entrare? Vi siete chiesti come ragazzi e ragazze possano sopravvivere qualche giorno in una bolla in cui tutto è possibile? Voi che spesso ci avete attaccati come coloro che favoriscono l’evasione, vi siete chiesti come mai nei rave non c’è un Pos?... la volontà di Fratelli d’Italia era ed è non permettere che in Italia esistano zone franche dove la legalità è sospesa...Vogliamo anche respingere con forza un modello di gioventù assolutamente sbagliato. Per tutti gli scorsi 10 anni non è stato fatto nulla in questo senso, e per i giovani in generale, ma il nostro governo è diverso, noi ci impegneremo a costruire una Nazione dove nessuno si senta ai margini e nel segno della legalità daremo ai nostri ragazzi luoghi di aggregazione sani”.
I combattivi manifestanti però non si sono lasciati intimidire dalla volontà del governo e della maggioranza di tirare dritto sulla vicenda e restringere quindi ulteriormente i già risicatissimi spazi di democrazia borghesi ancora vigenti.
“Siamo in piazza per rivendicare il diritto alla musica, alla socialità, alla sperimentazione fuori dalle logiche di mercato” ha ribadito la rete "Smash Repression" che ha organizzato la manifestazione a Napoli.
A Roma oltre cinquecento giovani si sono dati appuntamento nei giardini tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla e hanno dato vita ad una festa illegale: “Contro un provvedimento liberticida rispondiamo con un’azione di ripresa dello spazio in modo libero, autogestito e autoprodotto”, recita il flyer digitale che ha convocato l’iniziativa “senza chiedere il permesso”.
Il volantino insisteva anche su come il decreto legge incomba su tante altre attività: “Oggi è toccato ai rave ma domani toccherà a chi occupa le scuole, le università, le fabbriche, le case, a chi sceglie di scendere in strada, a chi decide di lottare e a chi non ha altra scelta”.
In un manifesto dell'iniziativa si legge: "In Italia, il governo fascista di Giorgia Meloni prevede per gli organizzatori di free party con più di 50 persone, tra i 3 e i 6 anni di carcere oltre a una pesante multa".
Le "forze dell’ordine" hanno minacciosamente circondato il raduno con sette camionette e decine di agenti in tenuta anti-sommossa che hanno ostacolato l’accesso e ripreso i manifestanti, a scopo intimidatorio, probabilmente le immagini serviranno poi a far partire qualche denuncia. Proprio davanti alle telecamere una decina di ragazzi ha srotolato uno striscione nero con slogan in solidarietà al detenuto anarchico Alfredo Cospito e con la scritta: “No al 41 bis, no all’ergastolo ostativo”. Altri striscioni ancora contro il carcere, dove il governo vorrebbe mandare chi organizza e partecipa ai rave, sono stati appesi tra gli alberi.
Anche nelle altre città imponenti e combattivi i cortei che hanno rilanciato parole d'ordine contro le guerre imperialiste, contro le politiche razziste sull'immigrazione, per il lavoro e la sicurezza sul lavoro, contro il femminicidio e in sostegno alla lotta del popolo iraniano contro la brutale politica misogina e antifemminile del governo iraniano, per la scuola pubblica e contro il "merito". Cantata "Bella Ciao" e "Fischia il vento".
Al discorso dei rave party e alla politica giovanile in generale si riconnette naturalmente il tema della lotta al proibizionismo neofascista e clericale, rilanciato dal governo.
Il 16 dicembre 18 associazioni: Forum Droghe, Antigone, CNCA, A Buon Diritto, LILA, ITARDD, Comunità di San Benedetto al Porto, Parsec, CAT, Associazione Luca Coscioni, la Società della Ragione, ITANPUD, Isola di Arran, Il Gabbiano, CGIL, LegacoopSociali, ARCI, Meglio Legale, hanno chiesto in piazza a Roma e attraverso un comunicato "alle deputate e deputati, al di là delle logiche di schieramento, un impegno straordinario per evitare la conversione in legge delle norme anti-rave contenute nel decreto 162/22".. "Con la conversione in legge carceri sovraffollate, stigma sociale e maggiori costi per la collettività, fermare il decreto anti-rave".."i free party rappresentano degli eventi musicali con una grande partecipazione di giovani, che si caratterizzano per la dimensione creativa e di libertà dagli schemi e dalle convenzioni in particolare dai vincoli del mercato del divertimento. Il messaggio che si vuol far passare è, invece, di punire chi partecipa a tali eventi e, soprattutto, chi fa uso di sostanze"... "l’esperienza, ormai consolidata da oltre vent’anni dalle nostre reti e a livello europeo, dimostra che l’implementazione dei servizi di Riduzione del Danno e Limitazione dei Rischi a livello nazionale, prevista dai Lea (i livelli essenziali assistenziali del ministero della Salute), rappresenta la strategia più efficace per gestire e rendere sicuri sul piano della salute, dei possibili rischi, della gestione di eventuali situazioni critiche, i contesti nei quali si svolgono gli eventi"..."il rischio che il provvedimento rappresenti un primo passo per un ulteriore peggioramento della attuale normativa penale sulle droghe" potrebbe provocare da un lato "nuovi disastri per gli effetti sul sovraffollamento delle carceri", già per un terzo piene per reati legati alle droghe e dall'altro "sul rafforzamento degli stigmi e pregiudizi nei confronti delle persone che usano droghe con la naturale conseguenza di ricacciare sempre più nel sommerso i diversi contesti del consumo di sostanze illegali, rendendo ancora più difficile garantire la tutela della salute pubblica, incrementando i costi umani ed economici per la collettività".
Uno dei cortei più numerosi si è tenuto a Bologna dove hanno sfilato in diecimila attraversando lentamente le vie della città, con numerose interruzioni e soste. Tra i vari carri, inoltre, era presente anche quello del “Lab 57”, una sorta di sportello in movimento dedicato alla cosiddetta “riduzione del danno” (da sostanze stupefacenti). “Penso che sia una situazione di festa libera come se ne vedono ormai poche – dice un ragazzo mentre si muove al ritmo di musica techno – Stiamo animando le vie di Bologna facendo vedere che abbiamo diritto a ballare, fare festa, anche se questo governo ce lo vuole impedire in tutti i modi”.
A Firenze migliaia in Piazza Santa Maria Novella per il "funerale" dei free party e contro il governo Meloni.
A Napoli in 5mila in piazza, hanno sfilato a suon di musica da Piazza Dante al Lungomare, una festa andata avanti per ore sotto l'occhio delle "forze dell'ordine" e gli sguardi incuriositi dei turisti. "Il governo attacca tutte le esperienze autogestite e informali con l'unico obiettivo di favorire l'industria della socialità di consumo", ha dichiarato con un megafono un partecipante.
Proteste anche fuori dall'Italia: il movimento tekno italiano è molto legato a quello francese e manifestazioni si sono infatti tenute in molte città francesi, da Grenoble a Marsiglia fino a Tolosa e Parigi .
Che la straordinaria giornata di lotta sia stata un enorme successo nel quadro della crescita qualitativa e quantitativa dell'opposizione di piazza al governo neofascista Meloni lo ammette anche il fogliaccio fascista "Il Secolo d'Italia", colmo di rabbia per l'esplosione della collera popolare antifascista nelle piazze, che sputa veleno sui manifestanti: "Un flop annunciato. Scarsissima la partecipazione alle proteste metropolitane contro il decreto sui rave party del Viminale. Tanto tuonò che non piovve." (Ma quanto gli rode? Ahaahahah) Piove invece, eccome se piove, governo nero (e ladro)!
La verità è che i fascisti vecchi e nuovi dopo il compimento della marcia su Roma elettorale della Meloni non si aspettavano così tanta conflittualità sociale a pochi mesi dalle elezioni politiche, spalmata su tutto il territorio nazionale e non, a dimostrazione del fatto che la forza nelle piazze e nel Paese c'è eccome per buttare giù da sinistra l'infame governo neofascista Meloni, grazie ad un grande e combattivo fronte unito antifascista, come auspicato dal PMLI fin dal suo insediamento e come indicato nell'esemplare Documento del CC del Partito contro il governo: “In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo.
Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia.”

21 dicembre 2022