A Reggio Calabria
Le mani della ‘ndrangheta sugli appalti. 4 arresti e 10 indagati, tra questi anche un carabiniere

Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Il 15 dicembre i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria hanno posto agli arresti domiciliari 4 soggetti accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e turbata libertà degli incanti con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Contestualmente sono state sequestrate 11 imprese attive nel settore edile per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
Nell’inchiesta denominata “Revolvo” sono indagate altre 10 persone tra cui sei funzionari del comune di Reggio Calabria.
Tra gli arrestati oltre ai tre imprenditori, i fratelli Francesco, Giovanni e Filippo Gironda, che in base alle dichiarazioni rilasciate dal “collaboratore di giustizia” Tito Stefano Liuzzo, graviterebbero nell’orbita della cosca di ‘ndrangheta Serraino-Rosmini, figura anche il nome di un carabiniere. Si tratta del 43enne napoletano Antonio Mazzone oggi in servizio a Vibo Valentia ma all’epoca dei fatti contestati in forza all’Arma “Modena” di Reggio Calabria. L’appuntato è accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta per essersi messo a disposizione della mafiosa Serena Assuma, ex moglie del “pentito” Liuzzo, fornendo apparecchiature tecniche al fine di garantirle “la piena libertà di movimento e la bonifica del territorio da possibili microspie”. Inoltre avrebbe permesso alla stessa di disattendere i domiciliari a cui era sottoposta omettendo di denunciarne la sistematica violazione.
Secondo le indagini condotte dal Gico e coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, la cordata di imprenditori edili collusi con la ‘ndrangheta, sarebbe riuscita ad aggiudicarsi quand’era in carica una precedente amministrazione cittadina, diversi appalti pubblici dando vita ad “un consolidato sistema illegale” basato su ripetuti favoritismi durati nel tempo in cambio di “utilità” corrisposte ai funzionari pubblici “in un consolidato rapporto di do ut des ”.
Insomma, per l’ennesima volta viene scoperchiato il criminale intreccio composto da ‘ndrangheta, imprenditoria e funzionari pubblici corrotti, con la complicità di un uomo al servizio dell’apparato repressivo dello Stato borghese.
Noi marxisti-leninisti continuiamo a ribadire con forza che la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al malaffare è parte integrante della lotta al sistema economico capitalista che le genera. Potranno essere distrutte solo seguendo la gloriosa via dell’Ottobre, con la conquista del potere politico da parte del proletariato e con l’instaurazione del socialismo.

21 dicembre 2022